GLI ITALIANI MEGLIO DELL’ITALIA di Paolo Bagnoli del 22 aprile 2020
22 aprile 2020
I nodi della politica italiana che già erano arrivati al pettine poco dopo la costituzione del governo fermandovisi per l’arrivo della pandemia, hanno ripreso a salire con forza. Il rischio di una crisi è una luce che si intravede in fondo al tunnel. Niente di più azzeccato della definizione: una crisi al buio. Il presidente Mattarella non tiene nascosti i suoi timori anche perché, se il governo dovesse saltare, difficilmente –virus o non virus –questa volta le elezioni potrebbero essere rinviate. La Corea del Sud ha dimostrato che si può votare in piena sicurezza anche dentro una tragedia quale quella che stiamo vivendo.
L’arrivo della pandemia ha dato al secondo governo Conte il programma che non aveva; ora che si tratta di vedere come si può mettere in movimento il Paese le divergenze emergono con forza, meno che nella spartizione delle cariche dei comparti pubblici ove l’intesa è stata trovata; ma è normale: altrimenti sarebbe come stare al governo gratuitamente.
La dimostrazione più lampante del quadro della coalizione e, più in generale, delle forze politiche italiane lo ritroviamo nel recente voto del Parlamento europeo sul fondo europeo per la ricostruzione. Qualcuno ha osservato come esso dimostri l’esistenza di un doppio populismo: uno nella maggioranza e uno nell’opposizione. È successo, infatti, che una parte dei 5Stelle hanno votato contro la linea Conte; la Lega si è espressa contro l’emendamento a favore dei Coronabond e Pd e 5Stelle, a loro volta, si sono spaccati sul Mes senza condizionalità.
Chi avesse pensato che, per fronteggiare con maggiore coesione l’emergenza, fosse stato possibile ricorrere a un governo di unità nazionale, si tenga la mascherina, ma si tolga di mente l’idea. Il Paese spinto dal Covid 19 va verso il baratro della recessione e forse della depressione se si considera che sono stati calcolati ben 16 milioni di poveri –crediamo, tuttavia, che siano molti di più –e quella che, impropriamente, viene ancora definita come “classe politica” o “classe dirigente”, insegue i suoi giochi politicistici senza rendersi conto di quanto sta avvenendo in questi giorni terribili in cui, talora, appare più facile contrastare il virus che non la confusione.
Compito di chi governa, a ogni livello, nei momenti di emergenza è di impartire norme precise a seconda della situazione poiché l’incertezza porta alla violazione della norma emanata, ma ciò richiede presenzialità della politica e del sistema a se stessi. Qui non abbiamo né l’una né l’altra; soprattutto non abbiamo il sistema essendo crollato, oltre che per la note cause dell’antipolitica e di quanto ne è derivato, per il fallimento sia del modello centralistico che di quello federalistico.
Gli italiani, tuttavia, si sono dimostrati meglio dell’Italia. Basti vedere cosa stanno facendo i nostri medici; i nostri infermieri; i volontari di ogni genere e, in ogni campo, coloro che assicurano i servizi collettivi essenziali; i tanti sacerdoti caduti nella loro missione; gli alpini i quali, ancora una volta, senza tanto clamore e voglia di farsi pubblicità, si sono subito mobilitati con efficienza mettendosi al servizio della collettività colpita. E poi tanta isolata e non conosciuta solidarietà. È questa la filiera nazionale che fa l’Italia italiana; gli italiani che fanno nazione.
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