GIU' LE MANI DA MATTEOTTI E DAI FRATELLI ROSSELLI di Nicola Del Corno dall'Avanti! della Domenica del 16 Dicembre 2012
08 febbraio 2013
Fra le tante fesserie che ci tocca leggere quotidianamente sui giornali, in questi ultimi giorni ce ne una che non può non farci sobbalzare e al tempo stesso indignare profondamente: l’appropriazione da parte di Beppe Grillo di tre grandi esponenti del socialismo democratico italiano come Giacomo Matteotti e i fratelli Rosselli, e la loro collocazione in un improbabile Pantheon a Cinque Stelle. Innanzitutto occorre ricordare al comico genovese, spesso spiritoso quanto ignorante di storia patria, che due dei sopracitati personaggi (Carlo Rosselli e Matteotti) hanno militato in quel Partito socialista, da Grillo sbeffeggiato in un’infelice battuta sanremese di qualche decennio fa. Se tutti i socialisti sono ladri – come asseriva il genovese – allora anche Carlo Rosselli e Matteotti lo sono stati, e quindi perché nominarli fra i propri eroi? Insomma un po’ di coerenza non farebbe male … Ma soprattutto a chi conosce la traiettoria esistenziale dei Rosselli e di Matteotti non sfugge come costoro siano stati sempre lontani, nella prassi e nella teoria, dalla metodologia antipolitica di Grillo. Convinti assertori del metodo liberale e democratico costoro non avrebbero potuto di certo apprezzare lo stile dittatoriale con cui Grillo tiene in pugno il suo movimento. Il socialismo proposto da Matteotti e da Rosselli fu appunto veramente liberale e democratico; ossia un socialismo che non doveva avere paura del dissenso, della libertà, dell’individuo, che non cercava alcuna scorciatoia verso unanimismi incompatibili con i nostri ideali. La pratica dell’espulsione, della gogna, del richiedere un prono asservimento alle direttive dei propri capi non ha mai fatto parte dell’operare politico dei Rosselli e di Matteotti. Il diritto all’eresia, che per i socialisti è sempre stato un valore, risulta invece pratica sconosciuta nelle caserme grilline. Discriminante non di poco conto, e che andrebbe bene valutata anche quando si formano i propri Pantheon. La storia della politica del XX secolo è piena zeppa di populisti che per far breccia nell’opinione pubblica hanno usato le facili armi della demagogia, dato che la pars destruens risulta sempre di facile definizione (basta qualche slogan ad effetto), mentre quella programmaticamente ricostruttiva necessita di idee, competenze, pragmaticità. Insomma, non tutti sono in grado di “Rifare l’Italia”, per riprendere Turati. Se Grillo ha bisogno di qualche nome per il suo demagogico Pantheon, ce ne sono tanti da suggerirgli; i primi che mi vengono in mente sono Poujade, Giannini, Peron… Però lasci stare Matteotti e i Rosselli, quelli appartengono a noi; costoro assieme a tanti altri socialisti – Turati, Kuliscioff, Colorni, Nenni, Brodolini, Fortuna solo per citarne qualcuno – hanno contribuito concretamente al progresso democratico e sociale del nostro Paese; un progresso – Grillo non lo dimentichi mai – di cui hanno potuto godere tutte le italiane e gli italiani. E i socialisti fanno bene a ricordarlo con orgoglio.
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