FUGA DA PALAZZO MARINO di Luigi Corbani del 210 giugno 2022
21 giugno 2022
Quali doti politiche abbia Sala,
credo che lo sappiano solo gli agiografi del “Corriere della Sera” e
di “Repubblica”. Ora, la norma del secondo mandato (per cui il
Sindaco non può più ripresentarsi) è una sciagura, poiché di fatto il sindaco
non ha più alcuno stimolo a fare bene per conquistarsi la fiducia degli
elettori. Tanto più che non abbonda il senso delle istituzioni, anzi, sembra
che non siano loro a dover servire le istituzioni, ma piuttosto che sono loro a
fare un favore alle istituzioni con la sola loro presenza.
Infatti il Sindaco Sala è allergico al
Consiglio Comunale, da ottobre a maggio si è presentato solo al 17% delle
sedute ed ha partecipato solo al 4% delle votazioni: una chiara manifestazione
di disinteresse, anzi per il suo cesarismo è una perdita di tempo.
Atteggiamento che non è stigmatizzato ed anzi è condiviso dai giornali, ai
quali interessano solo le interviste e le dichiarazioni del Sindaco, ovviamente
fuori dal Consiglio Comunale, tanto non ha contestatori, né dentro né fuori
Palazzo Marino, né dalla maggioranza né dalla minoranza.
Vi ricordate la manfrina, tediosa e
seccante, sul “mi candido, non mi candido”? Siamo andati avanti per mesi con
questa litania: a tutti faceva venire in mente che stava cercando qualche altra
soluzione, poiché il ruolo di sindaco gli andava stretto, non gli dava
soddisfazione, le sue capacità potevano essere utilizzate in altri ruoli,
maggiori e forse anche ben più remunerativi.
E mentre imperversava il covid, e il
Comune non faceva niente per i cittadini milanesi, ci accompagnava le
giornate casalinghe con trasmissioni quotidiane del suo pensiero fino alla
sublime apparizione in fianco alla Madonnina alla quale chiedeva di
aiutarci. Almeno nella storia di Milano, quando si chiedeva alla Madonna di
intercedere per noi, si prometteva di costruire qualcosa a ricordo imperituro
del Suo aiuto: da qui il Tempio civico di San Sebastiano. Adesso nulla, di
nulla. Però ci son rimaste indelebili le immagini delle sue calze
arcobaleno dalla poltrona di “House of Cards” .
E siccome l’uomo ha saldi e meditati
principi politici (o parliamo di valori o di ideali, mah?!), ecco che in
piena pandemia ci regala il suo pensiero politico “per il nuovo socialismo
dell’epoca planetaria”, un libro dal titolo esemplare “Società: per azioni”.
Marx. Engels, Lenin, Turati, Labriola, Gramsci Kautsky, Bernstein, Lassalle,
Proudhon spariscono di fronte a tale vastità di pensiero. Ma chi l’ha
consigliato di esibirsi nel socialismo planetario? Forse i due mega
consiglieri a carico del bilancio comunale che si è portato dietro dalla’Expo,
Marco Pogliani e Roberto Arditti, uno si dice appartenente alla Opus Dei e
l’altro ex direttore del Tempo, un giornale notoriamente sostenitore
degli ideali del socialismo.
Ma dopo una visione socialista
planetaria, in men che non si dica, è approdato a un non ben definito “verde
europeo”, l’ambientalismo verde tedesco, sembra. Ma forse non sapeva che in
quel momento i “verdi tedeschi” stavano facendo a Berlino un referendum (che
hanno vinto insieme alla sinistra marxista) per l’esproprio degli appartamenti
sfitti da parte del Comune, onde abbassare i prezzi ed evitare che la gente si
trasferisse fuori città. Praticamente i verdi tedeschi avevano capito dove
voleva arrivare la politica residenziale di Sala e lo hanno anticipato. O forse
no?
Forse Sala non sa cosa siano i verdi
“europei” ma intanto si porta in Giunta una verde che approva lo scempio
proposto della speculazione edilizia di San Siro, i premi volumetrici alle
immobiliari, l’inscatolamento dell’acqua del Sindaco e via dicendo, in cambio
del posto di assessore gentilmente concesso dal Sindaco.
Che il sindaco Sala stia cercando una
soluzione, che al più presto lo liberi dal Comune, è anche confermato
dalla “excusatio non petita, accusatio manifesta” del suo agiografo del
Corriere che, con mitica deferenza, ci spiega che comunque rimarrà fino alla
fine del mandato, che anzi sarà nel 2027. (Ve lo vedete Sala che sta in Comune per
altri cinque anni?)
Ma suvvia, è evidente che fra la Regione e
le politiche del 2023, Sala cerca una compagnia che lo aiuti ad uscire da
Palazzo Marino. Adesso siamo “alla cosa politica nuova”, (forse è già
invecchiata in queste ore). Una “cosa” al centro, che sta diventando
una pollaio con tanti galli e poche galline. Qualche settimana fa era
apparsa la notizia del trio Signorile, Ronchi, Sala. Adesso viene lanciata una
“cosa” che sembra lo slogan di una birra (Ceres
c’è, non è solo una birra.): “L’Italia c’è, libera e verde”, con tanto di
sito Internet. Peccato che non si capisca chi l’abbia fatto e chi abbia
costituito questa “cosa” che intanto lancia la settimana di lavoro corta di 4
giorni. In un articolo leggo che ha già un coordinatore, Piercamillo
Falasca, già nella direzione nazionale di Più Europa, e ora
consigliere del Ministro Carfagna. Che maleducati, non hanno neanche aspettato
Sala.
E Calenda annuncia un sua convention
a Milano con la Bonino per far decollare il centro e non credo che voglia
aprire alla compagnia “governista” di Di Maio. E tutto questo agitarsi
avviene con la presenza sullo sfondo del rottamatore rottamato, che
aspetta
Dalle prime avvisaglie sembra,
quella di Sala, più che una casa, una “cosa” per trovare collocazione ad
alcuni, che rimangono senza “partito” d’origine, compresi quelli dei 5S che non
possono ripresentarsi per il terzo mandato e hanno bisogno di trovare uno
strumento per sistemarsi nei posti di potere che hanno occupato dopo il
2018. E forse per Sala è l’occasione di e un ruolo nazionale che finora nessuno
gli riconosceva, anche, diciamo così, per le sue uscite strampalate e fuori
luogo. Ma adesso Sala pensa che con Di Maio allargherà il “mercato elettorale di questo soggetto, “popolare,
liberaldemocratico, ambientalista e sociale” per dirla con gli aggettivi
usati da Sala” come scrive Giovanna Casadio su Repubblica (18 giugno). E ci dite poco,? E badate che
dalla sera alla mattina “Di Maio
potrebbe essere la marcia in più per far decollare il progetto di Sala il quale punta anche (anche! ndr) alla eredità migliore del fu Movimento di Grillo (
con il quale peraltro il sindaco di Milano coltiva da tempo buoni rapporti
personali) .
“Ai
cosiddetti centristi Sala ricorda “A me non piace l’idea di un posizionamento
di centro (lo dice
anche Falasca. ndr) penso debba
esserci una formazione sociale, liberal democratica, popolare e ambientalista.
Uno spazio progressista esiste, lo sappiamo tutti che c’è, ma sembra così
difficile metterlo assieme”. Mi viene in mente che il capo dei
progressisti, per il Pd, era Conte, ma forse non sono aggiornato.
Un uomo dalle idee chiare, Sala, e con un
autostima infinita, da politico di grande esperienza, che vuole “aprire porte e finestre della politica” e
che per questo ha criticato Letta “per il
”campo largo” che è senza attrezzature e si rischia di non coltivare
nulla. Una coalizione è più dei singoli partiti. Dovrebbe servire a eliminare
le asperità interne e conquistare così anche la fiducia delle persone che si
stanno sentendo lontane dalla politica”
Da tutte queste parole, capisco solo
che vogliono un contenitore per candidarsi alle prossime elezioni del 2023.
E siccome non c’è un limite alla
piaggeria, il Corriere descrive il “grande
federatore”: “Tutti gli riconoscono
la grande rete di relazioni messa in piedi negli anni a partire da Expo. Una
rete che si arricchisce di giorno in giorno e mette insieme tanti mondi
differenti. Sala continua a tessere la sua tela, ma come Penelope lo fa e lo
farà da casa sua, che in questo caso non è Roma, ma Palazzo Marino, la sede del
Comune di Milano. E lo farà fino al
Sono proprio ingenuo pensavo che il
Sindaco a Palazzo Marino si occupasse di Milano; delle case
popolari, della sicurezza, della movida, dei trasporti, della
sanità, dei servizi, ecc. Macchè, sta in Comune per fare il
“federatore”.
Sala (sempre sul Corriere) “non crede al fai da te, non pensa a un polo
autonomo, ma a una formula che aiuti il centrosinistra contro populisti e
sovranisti, alleandosi almeno nei collegi uninominali”. Ma guarda!
Che grande progetto strategico! Ma chi l’avrebbe mai detto?
Ma (sempre il Corriere) “Beppe Sala sa che il più duro da convincere è
proprio il Pd, perché non capisce il senso dell’operazione, la vede come una
sfida e non come un’occasione per allargare l’area del consenso.”
Oh perbacco, il PD è duro! Anche questa
non me l’aspettavo da un PD che, senza fiatare, lo ha sempre sostenuto. Non ci
si può credere: invece di essere grati, sono infastiditi; la piccineria
del PD viene sempre fuori, non capisce che Sala gli sta facendo un favore.
Ma al personaggio non passa
per la testa che nessun sindaco (anche con una caratura politica ben
maggiore e con importanti e straordinari risultati alle spalle, come Aniasi o
Tognoli) ha mai avuto un ruolo politico nazionale importante, una volta smessa
la carica. Il più importante ruolo politico nazionale è quello di fare bene il
Sindaco di Milano. Ma se uno ha altre smisurate ambizioni, si accomodi,
perché durante il tempo che rimane a Milano trascura la città e fa solo danni.
E sarebbe anche ora che il PD si renda
conto che con i magri risultati del Comune di Milano, con l’atteggiamento
cesarista di Sala, rischia di compromettere i risultati elettorali per la
Regione, per le politiche e per le prossime elezioni comunali. E comunque al
più presto deve trovare una figura da candidare a Sindaco che non sia stata
nella gestione del Comune dal 2011.
E sarebbe cosa buona e giusta che il PD
incominci a porsi tre obiettivi: aprire una lunga (e diffusa nel
territorio) stagione di confronti con tutte le forze culturali,
ideali, sociali, professionali e politiche sul futuro di Milano e dell’area
metropolitana per definire un programma che raddrizzi le storture di questi
anni di “liberismo privatistico immobiliare”; fare in Parlamento la legge per
la elezione diretta del Sindaco Metropolitano e del Consiglio Metropolitano;
prospettare la candidatura di una donna alla guida della città più femminile di
Italia.
E Sala lasci perdere, si trovi una
collocazione mangeriale in fretta, perché la politica è un esercizio molto
difficile che non si impara, e non basta essere un manager o un
imprenditore per essere un buon sindaco. Anzi per mia conoscenza, i
migliori sindaci di Milano sono stati dei “politici”, che hanno dedicato la
loro passione, le loro idee a questa città.
E se ci sono cose che nel “mercato
politico italiano” – come dicono adesso con una infelice ed erronea
espressione, mutuata dall’economicismo imperante in questi tristi anni –
mancano, sono partiti, formazioni politiche, non personali né personalistiche,
ma frutto di confronto, di discussione e di condivisione profonda e
radicata di ideali, valori, politiche, programmi e progetti, in cui
le dialettiche interne sono sostanziate da posizioni politiche e
visioni della società e del mondo.
Mancano in definitiva
formazioni che si rifacciano, nel loro agire quotidiano, alle forze
europee, liberali, popolari e socialiste. E, personalmente, avverto sempre più
come un grave problema di questo Paese, la mancanza di una forza socialista,
democratica, liberale, europea ed europeista, autonomista e non nazionalista,
socialmente impegnata per superare le crescenti disuguaglianze in Europa e nel
mondo.
E francamente, non se ne può più di
personalismi e di comportamenti, atteggiamenti o azioni che abbiano di
mira prevalentemente l’interesse personale, anche quando ciò sia in contrasto
con interessi più generali.
In questi anni la creazione di partiti
personali e personalistici, di liste basate sulla persona – più che sulle
idee e sui programmi – con la ricerca di una “democrazia plebiscitaria” attorno
alla persona, ha fatto tanti danni ed è ora di curare questa malattia,
prima che sia troppo tardi.
“La colpa, caro Bruto, non sta nelle
nostre stelle, ma in noi stessi” “Buona notte, e buona fortuna”