FRANÇOIS HOLLANDE, ELOGIO DELLA MEDIOCRITÀ di Alberto Benzoni dall'Avanti della Domenica del 13 maggio 2012
21 giugno 2012
Ma l’avete visto quell’Hollande? Dopo tutto anche l’occhio vuole la sua parte. Ecco uno bassino, con gli occhiali, la pancetta e la calvizie incipiente. E poi, il suo stile espositivo, ve lo raccomando. Non vi rimane impresso niente. Le consuete parole di sinistra. Niente che ecciti o possa fornire qualche bel titolo di giornale. Niente insulti variopinti, rutti, diti medi o gesti dell’ombrello. E niente slogan incisivi e magari anche nuovi.
Se andiamo poi a vedere il suo curriculum, vi cascano le braccia. Non proviene, pensate, dalla società civile. Né, come si usa qui da noi, è sceso in politica, in qualità di portatore di quelle ricette salvifiche di cui abbiamo tutti tanto bisogno. E nemmeno è diventato famoso perché scoperto dalla Tv come personaggio di spicco in questo o quel dibattito; o perché magistrato d’assalto; o perché opinionista scomodo.
Ma c’è di peggio (perché, si sa, al peggio non c’è mai fine); c’è che il nostro non solo, cosa già grave, è un politico ‘puro’, ma è anche uomo di partito e, peggio ancora, è stato, per oltre dieci anni segretario di un partito.
E lascio a voi l’immaginare la scena. Dieci, undici lunghissimi anni a presiedere riunioni inutili, a scrivere documenti che nessuno leggerà, a comporre i continui dissensi tra persone e gruppi perennemente litigiosi, a dosarne le candidature nei diversi collegi (lì le liste sono fatte dai partiti ma, cosa incredibile, la cosa non sembra indignare nessuno), a cercare di gestire congressi, sede di discussioni del tutto irrilevanti senza che nessuno ti dica grazie.
Magari ve ne siete dimenticati, ma il partito in discussione è il partito socialista francese. La sintesi del vecchio che più vecchio non si può. Una congrega che si ostina a parlare di socialismo quando tutti sanno (come dice giustamente Veltroni) che si tratta di una roba del tutto superata e il cui attaccamento a un mondo condannato alla totale scomparsa giunge, udite udite, sino alla rivendicazione del ruolo dello Stato e della validità del modello sociale francese. Né c’è da aggiungere nulla in quanto a “rapporto con la società civile” perché stiamo proprio a zero.
E si potrebbe continuare, sicuri di interpretare il vostro pensiero. E, invece, ci fermiamo qui perché ci viene un dubbio, anzi perché ne vengono tanti.
E ci domandiamo come mai quest’“uomo di apparato” ha vinto largamente una primaria aperta a tutti. E, ancora, come mai questo “rappresentante del vecchio” ha affrontato con successo il simbolo del “nuovo che avanza” e del “superamento dei vecchi schemi”, Nicolas Sarkozy. E, già che ci siamo, ci chiediamo come mai quasi tutti i candidati abbiano esposto programmi e sviluppato argomenti, ignorando bellamente, se non contestando apertamente, la presenza ammonitrice dell’Europa e le reazioni dei mercati e come mai questi non abbiano reagito.
“Un ulteriore esempio dell’anomalia francese”; potrebbe essere la prima risposta, ma ne vengono in mente anche altre. Primo, che ad essere anomali siamo noi italiani. Secondo, che siamo anomali tutti e due, salvo che i francesi se lo possono permettere e noi no. Terzo che tutti possono esserlo perché anomala è la situazione che viviamo. Quarto…
Ma fermiamoci tutti qui. Per evitare di continuare a farci del male da soli.