FLAVIO CASSINARI

30 agosto 2009

FLAVIO CASSINARI

Flavio Cassinari, ce lo ricordiamo giovane socialista negli anni ' 80, poi si dedicò agli studi e alla filosofia. Purtroppo ci ha lasciato a causa di un incidente di montagna nei primi giorni di agosto. Riportiamo il ricordo pronunciato nelle Chiesa della Collegiata di Domodossola, il giorno 10 agosto 2009 da una sua collega la professoressa Silvana Borutti
Flavio Cassinari ha cominciato a collaborare con me, con l’insegnamento di Filosofia teoretica dell’Università di Pavia, a metà degli anni Novanta; nel 2002 è diventato ricercatore di Filosofia teoretica e ha avuto l’insegnamento di Ermeneutica filosofica. Da allora in poi è diventato un punto di riferimento essenziale nella piccola comunità di studiosi, di docenti e di studenti del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Pavia. Da Pavia, siamo venuti in molti a salutarlo nella Chiesa della Collegiata di Domodossola: il prorettore alla didattica Gianni Francioni, molti amici e colleghi del Dipartimento di Filosofia, e molti allievi. Molti amici e colleghi, tra cui la Preside della Facoltà di Lettere Elisa Romano hanno mandato il loro saluto da Pavia; e da tutta Italia (da Venezia, da Torino, da Roma, da Palermo) sono arrivati messaggi di partecipazione e di cordoglio. Flavio amava la filosofia. La filosofia teoretica, la filosofia che specula e interpreta, era per lui non una professione, ma una forma di vita. La filosofia dava cioè forma al suo rapporto con se stesso, al suo rapporto col mondo, al suo rapporto con gli altri, con noi tutti. Diventando docente all’Università di Pavia, aveva raggiunto il traguardo e il sogno della sua vita: il sogno di dedicarsi a tempo pieno alla filosofia. Studiare, scrivere, fare lezione, discutere con i colleghi e gli allievi gli dava una felicità che voleva comunicare agli altri, cosa che gli riusciva molto bene: ho sempre pensato che la sua felicità fosse – come dire? – quasi contagiosa. Mi contagiava quando mi diceva, vedendomi un po’ stanca e demotivata: ma ti rendi conto che facciamo il mestiere più bello del mondo? E contagiava i suoi allievi, che trascinava non soltanto in discussioni, ma anche in ricerche difficili e complesse, forse qualche volta più grandi di loro. Ma devo riconoscere che le tesi teoretiche più belle degli ultimi anni sono state presentate da allievi di Flavio. Flavio teneva in gran conto gli ideali. Per questo coltivava anche una passione per la politica, la politica intesa in senso alto, come pensiero e cura della polis. Durante una mia recente esperienza amministrativa al Comune di Pavia, era stato per me un grande sostegno, aiutandomi a capire il senso del fare in una comunità. Nel nostro ultimo colloquio, mi aveva confidato che stava per rientrare attivamente nella vita politica. Flavio era solare, sincero, buono, scherzoso, generoso di sé fino al sacrificio (cosa per la quale mi trovavo a volte a sgridarlo); e anche quando lottava per avere ragione o per ottenere qualcosa, lo faceva con ostinazione e insieme con dolcezza, con convinzione e insieme con una grande autoironia. Ma la sua caratteristica che mi colpiva di più era il vero e proprio accanimento con cui incalzava se stesso e tutti coloro che amava perché dessero il meglio di sé. Ora questo pungolo potremo cercarlo solo nei suoi libri (“le mie opere”, li chiamava scherzosamente). Ma forse non è poco. Torneremo a leggerli, quando il dolore di oggi sarà diventato un’ombra più leggera e più sopportabile.

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