FERMI UN MOMENTO, PER FAVORE di Paolo Zinna

10 marzo 2019

FERMI UN MOMENTO, PER FAVORE di Paolo Zinna

“Per costruire un’alternativa, la sinistra deve ripartire dalle fondamenta, sapendo che spesso dovrà essere alternativa a sé stessa, a com’era prima. Ripensare molto di quel che ha detto e fatto, dimenticato di dire e di fare, non negli ultimi cinque anni, ma negli ultimi venticinque almeno. =  Avremmo bisogno di forze moderate e liberali … ma questo non è il nostro compito. Il nostro compito è ridefinire un’identità della sinistra, che si faccia carico della nuova questione sociale, con valori, idee, battaglie, uomini e donne in grado di rappresentare credibilmente un’idea di società radicalmente diversa. =  È la separazione tra inclusi ed esclusi dal patto sociale, ormai non solo per ragioni di reddito, ciò a cui dovrebbe tornare a guardare con coraggio la sinistra, perché il superamento di quella barriera, l'inclusione degli esclusi, attraverso la redistribuzione di ricchezza e di potere, è il compito di una sinistra che voglia ridare senso a se stessa. = La prospettiva va cercata in un'idea di socialismo, declinata individuando le frontiere concrete attraverso cui promuovere l'uguaglianza. Dare nuova linfa alla radice del lavoro, che è vitale per la sinistra, perché è un'irrinunciabile leva di uguaglianza e dignità, fonte di una visione politica del rapporto con il sapere, con la tecnica, con l'autonomia del sociale, a partire dal ruolo del sindacato. Ridare valore alla cosa pubblica, per combattere le divisioni e le solitudini, per redistribuire potere alle persone e restituire capacità di rappresentanza alla democrazia. Affrontare una trasformazione dei processi di produzione e delle relazioni sociali di cui non conosciamo gli esiti, con strumenti «nuovi››, per liberarsi dalla dittatura degli algoritmi e dei monopoli intellettuali, ma senza rinunciare a strumenti troppo frettolosamente archiviati come «vecchi››, dalla progressività fiscale al welfare state, che invece abbiamo usato poco e male. Reinventare leve di intervento pubblico nell'economia, per creare spazi di mercato laddove regna il monopolio, per orientare e indirizzare l'innovazione, all'insegna della sostenibilità dello sviluppo e della creazione di lavoro buono. Riconquistare spazi di sovranità e democrazia economica, riaffermare l’interesse nazionale, un concetto a cui ridare dignità, sia all'interno, per arginare le nuove spinte secessioniste, sia all'esterno, in chiave di apertura al mondo e contro il modo razzistico e dannoso con cui è richiamato dai cosiddetti sovranisti. Ricostruire le istituzioni, sempre più fragili, a partire dallo Stato, rilanciando gli investimenti e portando una nuova generazione nei ranghi della macchina pubblica, per promuovere un nuovo modello di sviluppo e riaffermare lo Stato di diritto. Da qui, concorrere a rifondare l'Europa, come luogo ideale dove perseguire maggiori spazi di libertà e uguaglianza, di solidarietà tra i lavoratori di tutti i paesi, ponendo regole e vincoli a un capitalismo che cerca in ogni modo di sbarazzarsene, e non come la realtà disgregata che appare oggi, in cui si lasciano dilagare gli egoismi nazionali, si nega ogni solidarietà interna e si riproducono le storture competitive della globalizzazione, nascondendo spesso una doppia morale, quella che applica le regole ai più deboli e le interpreta per i più forti. =  Il nostro compito è costruire il nuovo, abbandonare formule usate e stanchi riti. Le forme organizzate della sinistra attuale non sono in grado di assolverlo. Le formazioni a sinistra del Partito Democratico sono polverizzate. E, con ogni evidenza, non basteranno le primarie del PD a determinare il cambiamento radicale di cui avremmo bisogno.
Possono tuttavia marcare una discontinuità con l'ultima stagione, premessa necessaria per riprendere un discorso, non nella sinistra, ma nella società italiana che l'ha rigettato nel modo più radicale.”
Interessante, vero? Quasi la sintesi di un programma politico concreto e socialista. Ma chi scrive queste cose, un esponente della diaspora a sinistra, un giovane blogger di poca visibilità? No, le scrive nel suo libro “la Sinistra e la scintilla” uno dei più autorevoli intellettuali del PD di oggi, Giuseppe Provenzano, vicedirettore dello Svimez, punto di riferimento di molti compagni della sinistra interna. Perciò, compagni del Rosselli, mi permetto di invitarvi ad un momento di cautela. Ovvio che con le primarie non è finito il congresso, anzi, abbiamo solo sgomberato le macerie più evidenti. Ovvio che la persona di Zingaretti e la segreteria Zingaretti, di per sé sole, non hanno trasformato il PD in un partito di sinistra socialista. Lo sappiamo bene, dall’interno, e sappiamo bene che il confronto politico sarà ancora lungo, difficile ed aperto a tutti gli esiti, anche completamente negativi.
Però mai, in tutta la storia del PD e dell’Ulivo, dal 1992 in avanti, ci sono state condizioni meno avverse alla nascita di una forza socialista dalla precisa identità. Vi segnalo un dato decisivo: il consenso a Zingaretti nell’ambito vasto dei “primaristi” è stato enormemente superiore a quello ottenuto entro il partito. Dobbiamo fare una riflessione sul chi, sul come e sul perché - ma già ora è certo che la nuova segreteria ne ha ricevuto un impulso forte, che la rende meno dipendente da troppi opportunistici sostenitori. Allora, mi pare sbagliato dare per ineluttabile un esito e già deciso un confronto che è invece tutto da svolgere. Vi chiedo invece di osservare con mente aperta l’evolversi delle cose, valutando non i risultati in assoluto, ma la direzione del cambiamento, e sostenendo con la vostra simpatia, per quanto possibile, gli sforzi di chi cerca di ricostruire una grande forza di sinistra.

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