FELICE BESOSTRI, PRESIDENTE GRUPPO DI VOLPEDO, INTERVENTO AL CONVEGNO DI RICOSTRUZIONE DEL 16 DICEMBRE 2018

16 dicembre 2018

FELICE BESOSTRI, PRESIDENTE GRUPPO DI VOLPEDO, INTERVENTO AL CONVEGNO DI RICOSTRUZIONE DEL 16 DICEMBRE 2018

RINGRAZIO gli organizzatori per quest’opportunità di condividere con voi le mie riflessioni ad alta voce. Apprezzo questo segno di apertura ad esperienze e tradizioni diverse da quelle storicamente prevalenti nella sinistra italiana: quella  della socialdemocrazia europea di sinistra.

Mi sono candidato in LeU in posizione non eleggibile ,potevo entrare in gioco con un risultato non inferiore al 20%, non credo che qualcuno ci avesse creduto, non c’è quindi nessuna delusione personale, ma solo politica, perché si è avuta l’impressione che i candidati non eleggibili fossero anche invisibili, non dovevano oscurare, neppure nei loro insediamenti naturali, gli eleggibili, multicandidati,. Gli obiettivi di rielezione sono stati raggiunti anche se in misura inferiore alle aspettative. Non credo che abbiamo ancora digerito il deludente risultato, anzi  cerchiamo di rimuoverlo. Non è facile far uscire la sinistra, nel suo complesso, dalla sua condizione di spettatrice impotente degli eventi. Lo scollamento è tale che se la maggioranza giallo-verdenera o giallo-bruna volesse farla sparire dallo scenario politico europeo basterebbe che abolisse ogni soglia d’accesso alle prossime elezioni del 26 maggio: scenderebbero in campo da 4 a 5 forse 6 liste di sinistra in competizione tra loro, senza contare quelli che vorrebbero essere ospitati da un lista di centro-sinistra con quel che resterà di un PD senza Renzi. E’ giunta all’esame del Parlamento, in Senato, la nuova proposta di legge elettorale europea qual è la nostra opinione? La somma di tanti destini in individuali, quelli dei nostri eletti, non potrà sostituire l’assenza di un progetto collettivo. Non c’è: i risultati elettorali dimostrano che la crisi del PSE non si traduce in un generale rafforzamento della sinistra radicale, anche nei casi di relativo successo come Syriza in Grecia o Podemos in Spagna la somma elettorale delle varie formazioni, vecchie e nuove, è sempre e comunque inferiore del miglior risultato raggiunto dai partiti del PSE nei rispettivi paesi. Non solo in Germania, Spagna e nei paesi scandinavi quote di voto di sinistra sono passati al populismo nazionalista, financo xenofobo, purtroppo non è di nessuna consolazione di partecipare ad un male comune,  a meno che sia un pretesto per i gruppi dirigenti di autoassolversi. La vittoria referendaria del 4 dicembre 2016 è stata il frutto di un’iniziativa politica anche d’una parte della sinistra, non di tutta, settori sono stati ambigui pensiamo ai Pisapia o alle Boldrini. Decisivo per la vittoria è stato il M5S e il rifiuto del Governo, tuttavia si doveva prendere l’iniziativa di dare un seguito a quel risultato passare dalla difesa della Costituzione alla sua attuazione, che rappresentava un coerente programma politico nel segno della giustizia sociale e della lotta alle diseguaglianze, basta ricordare il secondo comma dell’art. 3 Costituzione. Così non è stato  anzi suoi esponenti di rilievo nel 2017 si sono resi protagonisti di un attentato rilevante e di successo alla democrazia rappresentativa e alla centralità del Parlamento.  Come già nel 2015 sull’Italikum ma allora solo alla Camera, hanno ammesso un voto di fiducia chiesto dal Governo, su una legge elettorale in  violazione dell’art. 72 c. 4 della Costituzione. Si è creato un pericoloso precedente per una maggioranza determinata e in fibrillazione permanente anche per leggi di riforma della Costituzione, che sono accomunate a quelle elettorali nell’articolo 72. Ce ne sono due previste dal contratto di Governo al Senato una drastica riduzione dei parlamentari a 400 Camera e 200 Senato e alla Camera il rafforzamento di istituti di democrazia diretta compreso il referendum propositivo, questo secondo può essere accettabile introducendo un quorum di voti favorevoli. Il primo deve essere sconfitto, in primo luogo per la motivazione “quella di contenere i costi della politica” senza preoccuparsi della rappresentanza. Attualmente il Parlamento italiano ha un rapporto di un deputato ogni 94.339 abitanti (censimento 2011) rispetto ai 113.626  del BUNDESTAG tedesco  o ai 116.464 dell’ Assemblée nationale francese. Con la riforma avremmo un rapporto di un deputato ogni 148. 584 abitanti: il più alto in Europa. Una tale drastica riduzione in assenza di una legge organica di attuazione dell’art. 49 Cost. significa un controllo sui parlamentari dei gruppi dirigenti in violazione dell’art. 67 Cost. un modo per eliminare di fatto il  divieto di mandato imperativo, fondamento irrinunciabile della moderna  democrazia, col pretesto dei voltagabbana, e per introdurre soglie di accesso   implicite. Una Camera con parametri tedeschi o francesi sarebbe una riduzione accettabile e che se accompagnata da una riduzione dell’indennità del 35% il risparmio sarebbe maggiore del progetto governativo. Si deve sapere che allo stato attuale l’unica alternativa a questo governo sarebbe un governo con Salvini premier. Una nuova strategia per un’alternativa di governo costituzionale si impone e nella mia opinione deve essere una scelta di sinistra, capace di ricomporre in un’unica formazione i suoi filoni storici ideali socialista, comunista e libertario arricchiti dall’ambientalismo e dal femminismo in una sorta di Epinay italiana del XXI°secolo come consacrazione della scelta eco- socialista, da tradurre in azioni concrete di estensione della libertà per tutti, che ha il suo presupposto nell’eguaglianza dei molti, dei troppi che ne sono stati esclusi. Sono esclusi anche dal lavoro un fatto che chiama in causa anche il sindacato, che però appare essere il grande assente dal nostro dibattito.

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