“Expo 2015: Una straordinaria occasione da non perdere”, dal Corriere della Notte del 9 aprile 2008
13 giugno 2008
I cittadini milanesi e italiani in generale hanno accolto la notizia dell’EXPO 2015 assegnata a Milano come un grande successo della nostra diplomazia. Il governo si è schierato compatto come un sol uomo. Prodi, D’Alema, Bonino e Craxi hanno lavorato sodo, hanno girato il mondo, hanno parlato, hanno aperto spazi di collaborazione con paesi poveri, hanno costruito alleanze con molti paesi africani, del Pacifico e dei Caraibi. Senza di loro e con la sola Europa avremmo perso. Fin qui tutto bene. Ma non potevano mancare i guastafeste. Interpretando un sentimento non isolato, insieme a qualche garbato intellettuale, i piedi nel piatto li ha mesi Cementano. Conoscendo bene i progetti immobiliari dell’ultimo decennio, per la verità non sempre rose e fiori e messi in campo per mano dei soliti immobiliaristi e finanzieri dalla mano lunga, Celentano ha messo la Moratti sull’avviso temendo “la gettata di cemento finale”. Adriano Celentano ha gioito “per la grande conquista fatta dall'Italia”, ma dall'altra si è adombrato “sapendo da quali mani scaturiranno gli schizzofrenici progetti”. Come dire: questi signori che stanno “riqualificando la città “ delle aree dimesse, dietro i loro belli e luccicanti grattacieli, fanno più gli interessi proprio che quelli di tutti. Costruiscono solo case per ricchi in una città che ha bisogno di case per poveri, per i non ricchi, per gli studenti e per le giovani coppie. Gli fanno eco i socialisti, che contenti e soddisfatti per la vittoria dichiarano: “Ma adesso non trasformiamo questa grande occasione in una semplice operazione immobiliare. Perché sia una grande cosa l’Expo non deve essere messa nelle mani di pochi “brasseur d’affaires” , ne dei loro super tecnici e super architetti. L’Expo per rappresentare un opportunità per lo sviluppo infrastrutturale, economico e culturale di tutta la Lombardia deve coinvolgere larghi interessi.” E ancora: “l’idea generale è forte e giusta, ma il progetto sul quale abbiamo vinto va ripensato sia sul versante territoriale e urbanistico sia su quello edilizio.” Nei giorni successivi una dichiarazione al Corriere delle Notte è stata rilasciata dal professore Roberto Biscardini del Politecnico di Milano: “E’ più facile vincere l’Expo che realizzarla bene e negli interessi di tutti. Adesso è il momento del grande progetto globale. Le cinque condizioni perché l’Expo sia un successo sono. Primo, bisogna definire una procedura perché tutte le decisioni siano trasparenti sia per quanto riguarda le spese per la realizzazione delle opere pubbliche e delle infrastrutture, sia per quanto riguarda l’attività edilizia di carattere privato. Secondo: bisogna evitare che l’Expo si trasformi in una semplice operazione immobiliare sulla quale si sono buttati in questi mesi non pochi operatori locali. Terzo: può essere invece una grande occasione di riqualificazione ambientale della città di Milano e della grande città Lombardia, attraverso un esteso sistema infrastrutturale per combattere la congestione di Milano e di tutta la regione. Solo cosi l’Expo sarà tutti i nove milioni di cittadini lombardi una grande iniziativa ecologica. Esportabile e apprezzabile dopo il 2015 in tutto il mondo. Quarto: bisogna evitare di mettere l’Expo nelle mani degli architetti dai nomi roboanti, stranieri e forestieri, quelli che progetterebbero in modo uguale un quartiere di Manatthan ed uno di Milano. Quelli che progettano grattacieli tutti uguali e che secondo loro vanno bene in ogni situazione. Quinto: l’Expo deve essere una grande occasione per tutti i lombardi, per mobilitare risorse economiche, sociali e culturali a partire dalle nostre università. Un occasione per mobilitare le intelligenze dei nostri professori e dei nostri docenti più giovani, bravi, del Politecnico, della Statale e della Bocconi. Tanto bravi che siccome noi non siamo capaci di utilizzarli devo andare all’estero per lavorare con successo.”
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