ESAME DI STATO “BUONA SCUOLA” E STORIA DIMENTICATA di Giuseppe Nigro
12 febbraio 2017
E’ comparso sul Domenicale de “Il Sole 24 Ore” di oggi, 12 febbraio 2017 il “memorandum” dal titolo, La storia dimenticata e la lezione di vita del grande Natalino, con il quale il direttore Roberto Napoletano risponde ad una lettera di un insegnante che denuncia come sia stata eliminata “la disciplina della Storia dai test finali che misurano le competenze in uscita degli studenti della scuola di primo e di secondo grado a partire dal 2018”.
Che cosa sfugge al direttore
Napoletano, probabilmente fuorviato dalla lettera ricevuta? Che ad
essere eliminata non è la disciplina storica, ma quella che con gergo
scolastico, fino ad oggi, è stata denominata “terza prova”.
La “terza prova” – pur essendo un modo
un po’ arbitrario e poco oggettivo di accertare le competenze degli
studenti sulle materie non oggetto della “prima e seconda prova”, per
via della stesura fino ad oggi affidata alle singole scuole – ha in
qualche modo costretto gli studenti a studiare tutte le discipline fino
all’ultima settimana di scuola.
La cancellazione della “terza prova”,
voluta dal governo Renzi con le misure che conosciamo sotto il nome di
“buona scuola”, presentata come una necessaria semplificazione per
eliminare un inutile appesantimento della prova finale, rende un pessimo
servizio al paese. Bollate le proteste degli insegnanti come
corporative, nel silenzio della società civile, delle forze economiche,
il messaggio che si lancia alle nuove generazioni è quello che le
competenze si formano soltanto con la cosiddetta “alternanza
scuola/lavoro”.
Se aggiungiamo che con l’esame di stato
del 2018, sarà eliminata pure la commissione esterna, con la scusa che
bisogna valutare il curriculum e non le prove, si arriva a conclusioni
miserevoli. Altro che “gusto profondo di vivere il presente senza mai
perdere la voglia di conoscere il passato per costruire il futuro”, come
dice il direttore del maggior quotidiano economico italiano nel suo
corsivo. Quel “gusto profondo di vivere il presente” sarà appannaggio di
pochi privilegiati, del passato ci sarà scarsa memoria e la costruzione
del futuro sarà fortemente inficiata, perchè con generazioni prive
delle competenze adeguate a competere nel tempo presente c’è solo
regressione, nella migliore delle ipotesi stagnazione. Che è poi quello
cui stiamo assistendo!
Il tema dell’istruzione nel nostro paese
dovrebbe diventare centrale nel dibattito pubblico se si vuole guardare
al futuro del paese con aspettative positive. Non si può dire che il
governo Gentiloni, sotto questo profilo abbia scelto ministri di alto
profilo, in grado di comprendere quale sia la reale posta in gioco per
l’Italia.