ELEZIONI: IL CENTRODESTRA VINCE CON IN TESTA IL NORD, 25 giugno 2009, da Agenzia Fuoritutto
21 luglio 2009
Chi ha vinto le elezioni amministrative del 6 giugno, con i conseguenti ballottaggi del 21 e 22? Nonostante tutti i sofismi interpretativi delle parti interessate, cioè i due schieramenti che si sono fronteggiati ( su questo piano l'Italia si presenta ormai come effettivamente "bipolare) appare indubitabile che l'avanzata del centrodestra sia stata molto marcata, sia intermini di province conquistate, sia in termini di sindacature acquisite. Altrettanto marcata è risultata la sconfitta del centrosinistra, sia pure non nei termini catastrofici che qualcuno aveva preannunciato. Il successo del centrodestra è stato certamente più vistoso al Nord. Perché è stato la conseguenza di un'avanzata della Lega, e di un più stretto rapporto con il PDL. Il centrosinistra invece nell'Italia settentrionale è riuscito a difendere qualche situazione pregressa, come a Padova ed a Rovigo, mentre ha perso sue roccaforti come Cremona, e soprattutto le Province di Milano e di Venezia, salvando invece la provincia di Torino. Tutto ciò induce ad una considerazione complessiva: la nascita del PD non ha affatto migliorato la situazione del centrosinistra al Nord. Il suo triangolo di resistenza, Torino - Milano e Venezia, ha perso pezzi importanti (nonostante l’onorevole difesa di Penati ) segnando pertanto non un miglioramento, bensì un arretramento della presenza del partito di Franceschini oltre la linea del Po. Migliore la performance del PD al di sotto del grande fiume caro ad Umberto Bossi, in quell'Italia del Centro dove le regioni rosse hanno subito qualche ulteriore smagliatura (come a Prato ed alla provincia di Ascoli Piceno) ma sostanzialmente costituiscono ancora lo zoccolo duro. In questo quadrante l'asse PDL - Lega non è così forte come nell'Italia Settentrionale, comincia ad appalesarsi una maggiore flessibilità nelle alleanze elettorali, per la posizione del partito di Casini, che si pone in bilico tra i due contendenti. Vale a dire che laddove il bipolarismo è meno forte, il gioco delle alleanze offre più spazi di manovra alla parte più debole tra i duellanti. E questo stato di fatto appare più rilevante nelle regioni meridionali, laddove, infatti, l'alleanza dell'UDC favorisce di volta in volta il PD o il PDL, quando uno di essi riesce a stringerla con i seguaci locali dell'ex Presidente della Camera. Così è avvenuto a Bari, dove il cosiddetto asse D'Alema - Casini ha trionfato. Non in altre situazioni (come a Milano) dove non è andato in porto. Nel Mezzogiorno inoltre - Campania esclusa - è apparsa una più consistente presenza di elettori della sinistra, sia pure divisa tra Vendola e Ferrero, che nei ballottaggi si sono riversate ovviamente sui candidati più contigui, quelli del Partito democratico. Anche questo dato - non rilevante in se medesimo - serve a confermare che il bipolarismo favorisce un centrodestra, che dopo la nascita del PDL, ed il più stretto rapporto tra questo partito e la Lega, risulta molto più coeso che non il più frantumato e scollegato schieramento di opposizione. Nel quale è difficile trovare un comune denominatore in sede elettore tra i centristi dello "scudo crociato", i dipietristi dell'IDV, la sinistra radicale ed il Partito Democratico. Che, peraltro, non essendo né carne né pesce, rende difficile la scelta del contorno. Solo con i ballottaggi, ma non sempre, avviene il “Miracolo di San Nicola” (il Patrono di Bari) che ha spinto perfino Adriana Poli Bortone, ex Ministro ed ex Sindaco di Lecce di Alleanza Nazionale, a sostenere la candidatura di Emiliano nella città dove si indaga sugli “utilizzatori finali” delle giovani arruolate per le notti “brave” di potenti personaggi della politica nostrana.
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