ELEZIONI FRANCESI, QUALCHE RAPIDA RIFLESSIONE di Alberto Benzoni
13 maggio 2017
Vi hanno raccontato che il nemico- il populismo- era alle porte e che l'Europa era in pericolo.
Non
è vero. La Le Pen non aveva alcuna possibilità di vincere. E avrebbe
perso con tutti. E non aveva alcuna possibilità di vincere non perchè
era populista ma perchè era una populista di destra; leggi una puzzava
di fascismo; un dato che in paesi come Italia, Francia, Spagna, Germania
che il fascismo hanno ben conosciuto determina una automatica reazione
di rigetto. Minore nell'elettorato di destra ( dove la Le Pen ha pescato
i suoi nuovi consensi) ma sempre più forte quanto più ci si spostava a
sinistra, tanto da interessare in buona misura anche l'elettorato di
Mèlenchon.
Vi hanno raccontato che ha vinto l'Europa contro i sovranisti, nazionalisti ecc ecc.
Non
è vero. O meglio è vero solo in parte Ha certamente vinto l'Europa come
spazio dell'"internazionalismo delle persone", di libertà e di
opportunità; ma, altrettanto sicuramente non ha vinto quella delle
istituzioni e delle regole; tant'è che il suo giovane alfiere, Macron ha
raccoltoal primo turno, meno del 25%; gli altri tre quarti essendo
appannaggio di candidati tutti variamente e fortemente critici
dell'Europa così com'è e impegnati a cambiarla.
Vi hanno raccontato che a sconfiggere politicamente la Le Pen è stato Macron.
Non
è vero. Macron ha vinto le elezioni; ma era per il Fn l'antagonista
ideale. . A sconfiggere politicamente e culturalmente la Le Pen e ,
credo, in modo definitivo, è stato, invece, Mèlenchon. Leggi il
populismo di sinistra. Qui i dati elettorali parlano chiaro; a partire
dal fatto, sfuggito ai commentatori, che il Fn non solo non ha sfondato
rispetto ai livelli raggiunti alle regionali dell'anno scorso ma è
tornato indietro; ed è tornato indietro perchè France insoumise ha
bloccato, penso definitivamente, specie nei grandi centri urbani ( dove,
eccetto che nel caso di Parigi, Mèlenchon arriva quasi sempre o primo o
secondo), il tentativo della destra populista di annettersi non solo la
difesa identitaria e sicuritaria e la sindrome da abbandono ma anche la
protesta sociale e di classe.Da questo momento dovrebbe essere chiaro a
tutti che il populismo di destra, almeno nell'area della vecchia Europa
ante 1989, rimarrà sempre rinchiuso nel tradizionale recinto
dell'identitarismo xenofobo, sicuritario e identitario: quanto basta per
essere una forza di disturbo e di condizionamento delle scelte dei
governi, ma lontano dall'essere alternativa sistemica.
Vi hanno
raccontato che ciò che accadeva in Francia non era che la prima
importante manifestazione di un fenomeno destinato a diventare generale:
fine dei partiti, fine del discrimine destra-sinistra; nuova linea
divisoria destinata a contrapporre la moderintà, alla conservazione,
l'Europa ai nazionalismi, la razionalità economica e quindi anche
politica alle pulsioni demagogiche dei populismi. In un confronto che, a
differenza di quello tradizionale tra destra e sinistra, non è tra
diverse posizioni ambedue legittime e legittimate, ma vede una
contrapposizione di principio tra sistema e antisistema e tra forze
abilitate a governare e forze,condannate dal fattore P ( leggi
populismo) ad una sterile opposizione.
Vero ? Falso ? Diciamo che si
tratta, più che di una previsione, di un auspicio. E diciamo fondato
sulla convinzione che i socialisti, intesi come socialisti di governo,
svilupperanno sino alle sue logiche conseguenze la linea varata negli
anni novanta; sino ad acconciarsi al ruolo di azionista di minoranza
all'interno del sistema attuale.
Questo, sostanzialmente perchè non
sarebbero in grado di fare altro: senza prospettive il ritorno sulle
posizioni prestabilite dello stato nazionale, dell'economia mista e
delle pratiche keynesiane; svalutato il valore del "brand"specie tra
quanti- e sono sempre più numerosi- non conoscono il conflitto di classe
e le relative istituzioni ma piuttosto l'abbandono da parte del potere;
occupato lo spazio politico dal sempre più agguerrito populismo di
sinistra.
Osservazioni oggettivamente fondate. Resta però da vedere
se questo insieme di ostacoli siano veramente insuperabili. Forse lo
sono per l'attuale classe politica socialista; ma non per quella che sta
nascendo un pò dappertutto in Europa e ora in Francia;magari sotto
insegne e in base ad esperienze individuali e collettive diverse dalle
nostre; e con orizzonti più ampi e meno condizionati dalla ideologia.
Riscoprire il socialismo, insomma, dopo un bagno rigeneratore di
populismo attraverso le battaglie per la democrazia, il lavoro e per un
nuovo internazionalismo..Se così fosse, se questa scommessa si rivelasse
fondata, la vittoria di Macron non sarà l'unico segnale che è venuto da
Parigi...