E SE IL PENDOLO GIRASSE DALL'ALTRA PARTE? PER UNA DISCUSSIONE SUL NOSTRO RUOLO. di Gianni De Michelis, da Mondoperaio on-line - blog, giugno 2009
15 luglio 2009
Anche se il Partito Socialista ha compiuto la scelta, che non ho condiviso, di affrontare le elezioni europee rinunciando al patrimonio della propria identità confondendosi con ambiti disomogenei, sento che, per i socialisti riformisti, si apre una stagione che potrebbe contenere importanti occasioni, a condizione che si tenga comunque aperta la discussione sul nostro ruolo.
La nuova serie di Mondoperaio e il suo sito on line forse aiutano in questa direzione.
Cerco di spiegarmi in poche parole. Malgrado tutto, la crisi in atto, quella che abbiamo individuato con caratteri di sistema, finirà per riprodurre anche in Italia un insopprimibile bisogno di politica. E aggiungo di più, finirà per riprodurre attorno alle ragioni della crisi la dialettica abituale tra conservatori e progressisti. Tra chi scommette sul cambiamento necessario e chi resiste al cambiamento. Può sembrare paradossale, ma io penso che in questa dinamica non è escluso che alla fine prevalga la soluzione progressista. Solo per indicare fattori di spinta verso questa soluzione ricordo la sconfitta planetaria del modello liberista selvaggio e la ripresa dappertutto del tema del ruolo della Stato nella ricerca di soluzioni economiche.
Ora è facile constatare che le forze che si dichiarano “di sinistra” si presentano a questa stagione di “ritorno del pendolo” in condizioni davvero esauste. Stanno in questo stato perché hanno dimostrato di non sapere fare il proprio mestiere. Hanno subito, sono state sempre in difesa. E così facendo si sono comportate da forze conservatrici. Ma, attenzione, da un lato in Italia hanno difeso l’indifendibile del loro vecchio patrimonio e dall’altro lato hanno fatto di peggio : hanno accettato le regole del gioco imposte dai conservatori dichiarati pensando, appunto, che il pendolo andasse inesorabilmente verso destra dappertutto. Ed eccole senza argomenti in questa fase in cui – apriamo su questo una discussione – il pendolo per più ragioni potrebbe tornare dall’altra parte.
Chi darà la spinta generale non è ancora così chiaro chi sia. Sarà Obama o saranno i cinesi? Penso che i cinesi per esempio siano più avanti di quel che si pensa verso assetti politici generali che qui chiameremmo “socialdemocratici”. Comunque è certo che lo spazio delle possibilità sarà generato prima di tutto sullo scenario globale. In Italia tuttavia la situazione è quasi da manuale. La Chiesa detta regole come forse non lo ha mai fatto, senza che il governo dica un parola. Il signore più ricco d’Italia è diventato anche il padrone dell’Italia. La politica si è resa evanescente come un paese che ha condizioni competitive non può consentire.
Siccome sappiamo di che parliamo e con quali classi dirigenti può essere sostenuto il cambiamento, penso che la nostra trincea oggi sia quella di assicurare una continuità di pensiero e di capacità elaborativa proprio perché il passaggio attuale non è scontato. Certamente sono allarmato per la sparizione di luoghi e modi che consentano di tener viva l’attenzione interpretativa su processi che io giudico reversibili. I mass media raccontano fantascienza ossequiosa anziché aprire spazi di discussione tra chi ha strumenti di analisi. I partiti sono spariti (in questa logica). I leader non si preoccupano di indirizzare dibattito e riflessioni. L’apparenza è drammatica. Ma la storia ci aiuta a dire che la politica seria può tornare di moda.
Dunque la mia proposta è di tenere seriamente aperti i luoghi di analisi possibili per prepararsi alle conseguenze che la crisi può generare sullo scenario ora asfittico della politica italiana.