E’ NATO IL GOVERNO DI MAIO-SALVINI di Francesco Bochicchio
08 giugno 2018
E’
nato, finalmente, il Governo Di Maio-Salvini.
E’nato
contro tutto e contro tutti, ed è l’unica ipotesi ragionevole e razionale.
Sono
le due forze vincenti alle elezioni ed in mancanza di maggioranza assoluta una
coalizione è necessaria.
In
mancanza di una legge elettorale maggioritaria un ritorno alle urne non avrebbe
cambiato la situazione.
Di
fronte ad una situazione così lineare, si è tentato di mischiare le carte in
tutti i modi.
Sabino
Cassese, insigne costituzionalista, ha ammonito che i due sono non i vincenti
alle elezioni ma i meno perdenti: l’affermazione è surreale, soprattutto da parte
di un eminente costituzionalista.
In
mancanza di una legge maggioritaria ed in presenza di tre se non addirittura
quattro poli è impossibile che qualcuno conquisti da solo la maggioranza
assoluta.
Un
governo di colazione è necessario.
Allora
si è replicato che un governo di coalizione è impossibile tra due forze così
differenti ed alla fine incompatibili. Pertanto, avrebbe avuto più senso un
governo non politico o comunque un governo di coalizione di emergenza.
Ebbene, così si trascura che il voto ha
penalizzato i partiti di sistema e pertanto sono i due partiti antisistema che
devono farsi carico della governabilità trovando un punto di incontro
circoscritto. L’accordo tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista nel
periodo 1976-1979 non era certo tra forze meno disomogenee.
Il
vero nodo è che non si vuol riconoscere che le forze pro-sistema hanno perso e
quindi l’unica maggioranza è antisistema. Si vorrebbe far passare il principio
che le forze antisistema possono governare solo se rinunziano ad essere tali.
E’ un ragionamento politico che non merita commento.
Nella
realtà, è un atteggiamento di vendetta sul voto politico del 4 marzo, ed è
anche antidemocratico, in quanto mira a depotenziare il significato di tale
voto politico del 4 marzo ed a delegittimare i vincitori di tali elezioni.
La
posta in gioco nella formazione del nuovo Governo era ed è enorme: la mancata
formazione dello stesso avrebbe mostrato l’incapacità di governare degli stessi
vincitori. Incapacità di governare derivante da una vera e propria trappola
preparata dall’opinione pubblica dominante cui Mastella ha fornito incredibile
avallo con il veto su Paolo Savona Ministro dell’Economia.
Solo
una legge veramente maggioritaria -e l’unica è quella a doppio turno- può
consentire al popolo di scegliere una sola delle due forze antisistema: La
vincente non avrebbe così l’alibi della
necessità di una coalizione per giustificare eventuali inadempimenti a promesse
elettorali, come invece adesso.
L’equivoco
che la Lega si era presentata alle elezioni insieme a Berlusconi ed ai Fratelli
d’Italia nel centro-destra, con cui ha raggiunto la maggioranza relativa, è
stato presto dissipato: tra chi è sistema e chi è antisistema non vi è alcuna
possibilità di sintesi. Berlusconi poteva giocare nell’ambiguo tra i due poli solo
fino a quando il sistema aveva margini
di tollerabilità. Ora ciò non è più possibile e il populismo è l’unico forma
politica che incarna il popolo e la sua protesta.
Ma
i populismo alla lunga esaurirà la sua linfa vitale, se da mera protesta non
riesce a diventare proposta.
La
Lega, grazie a Salvini, ben più sagace di come lo si è artatamente dipinto, ha
dimostrato di saper fare ciò con la proposta di nomina di un Ministro
dell’Economia di grandissimo livello quale Savona nient’affatto estremista (e
prima con Sapelli) e con altri nomi (come
Bongiorno domani alla Giustizia), mentre Di Maio si è dimostrato
inadeguato e con uomini indicati privi di spessore (come il Presidente del
Consiglio Conte, pur degno di considerazione). Il Movimento 5Stelle si è fatto
scappare a Roma nel 2016 l’economista Minenna e la giurista Raineri.
La
Lega con il suo sovranismo ed il suo razzismo ha una forza di attrattiva sul
popolo cui contrappone nemici individuabili e ben definiti, ed è così in grado
di condizionare i 5Stelle, incerti e privi di caratterizzazione ed inevitabilmente tali da correre i rischio
di esser fagocitati dalla Lega: la loro proposta di reintroduzione del divieto
di licenziamento ingiustamente è stata depennata dal programma ed il reddito di
cittadinanza è del tutto aleatorio.
La
Lega ha le carte vincenti in mano: il suo populismo di destra ha un grande
significato di ricorso al sovranismo ed al nazionalismo ed al razzismo. Ma la
Storia dimostra che il populismo di destra
non è anticapitalistico ma si allea con il capitale finanziario. Il populismo
di destra è una forza effimera in grado di trovare una valvola di sfogo alla
rabbia popolare, alla fine tale da esaurirsi e da sopravvivere solo con
conflitti nazionali ed etnici. Da un lato non è incompatibile con il capitale
finanziario e con le attuali “elite” e dall’altro è in grado tenere sotto
scacco la protesta popolare con conflitti creati ad arte.
L’ambiguità
del populismo di destra è confermata dalla centralità della “flat tax” che
accoglie un punto fondamentale del liberismo di destra (Berlusconi) e di centro
(Renzi) ed è congeniale non alle partite IVA -il cui vantaggio fiscale è
compensato dalla diminuzione di coesione sociale dipendente dall’aumento
vertiginoso delle diseguaglianze- ma ai
super-ricchi.
I 5Stelle costituiscono l’unica fonte di speranza
di un populismo non a destra e quindi sinceramente in contrasto con il capitale finanziario.
Tale
speranza va coltivata: la sinistra antiliberista deve aiutare i 5Stelle ad
elaborare:
a) un programma economico basato sulla riforma del
sistema finanziario in termini di efficienza e rigore e tutela del risparmio e
sostegno ai settori produttivi con limitazione e controllo della speculazione,
senza nel contempo cedere a forme di assistenzialismo a favore dei consumatori,
come invece accade nella giurisprudenza dominante: gli investitori devono
essere manlevati dai rischi abnormi, ma non da quelli fisiologici;
b) una tutela effettiva del lavoro subordinato, con
reintroduzione del divieto di licenziamento ingiustificato, con qualificazione
come subordinazione di tutte le forme atipiche non assistite da autonomia
effettiva dl prestatore, e con
contrattazione globale incentrata sulla promozione di una nuova funzione rappresentativa del
sindacato;
c) rielaborazione del ruolo di Banca d’Italia,
quale garante della stabilità finanziaria interna e di una programmazione
economica pubblica che sostenga la prima;
d) accettazione dell’Europa solo a condizione di
garanzia dei punti da a) a d);
e) riforma istituzionale in grado di unire
rappresentanza popolare a livello parlamentare e garanzia da abusi della
maggioranza, rendendo così la sovranità popolare effettiva.
In
definitiva, la sinistra antiliberista è subordinata rispetto al populismo,
unico in grado di rappresentare la proposta popolare: ma solo la prima può
sorreggerlo per impedire di perdere la propria linfa vitale e di farsi
fagocitare dal letale populismo di destra, al momento invincibile in quanto in
grado di sorreggere il sistema creando false contrapposizioni dalla portata
peraltro effettivamente catastrofica.