E’ L' 89 DEI PAESI ARABI. PERCHÉ L'EUROPA TACE?, intervista a Bobo Craxi, da il Corriere della Sera, 30 gennaio 2011
21 febbraio 2011
«Prima la Tunisia, poi l' Egitto, quello che sta accadendo nel mondo arabo ha lo stesso effetto della caduta del Muro di Berlino».
Bobo Craxi, sottosegretario agli Affari esteri all' epoca del governo Prodi, non ha dubbi, la rivoluzione in atto aprirà una «lunga fase di instabilità mediterranea» di cui anche l' Italia pagherà le conseguenze. Il vento della rivolta soffia in molti Paesi del Nordafrica.
Secondo lei è possibile l' effetto domino?
«Quello che sta succedendo ha lo stesso effetto della caduta del Muro senza averne le stesse conseguenze, cioè è un punto di rottura di una faglia delicatissima e sensibilissima. La rivolta sociale dimostra che ci sono le prime vittime della crisi economica mondiale. Davanti a noi scorre la suggestione del cambio di regime in Paesi immobili da lungo tempo. E' una fase pericolosa per l' Occidente, per il Medio Oriente ma anche per il Sud dell' Africa perché l' Egitto rappresentava un punto di modernizzazione».
Non pensa che l' Occidente abbia sbagliato a sostenere regimi dinastici come quello tunisino e egiziano?
«Sono clamorosi alcuni svarioni di giudizio, come quello francese sulla Tunisia e quello americano sull' Egitto. Prima sostenevano Mubarak, ora è un baro che trucca le carte. La verità è che l' America ha un debito con l' Egitto di due miliardi di dollari, quindi ha un problema politico. Si è sempre interrogata sulla necessità di cambiare. Quella tunisina, poi, non era una rivolta antioccidentale anche se la loro povertà ha una nostra responsabilità».
Quale?
«Quella di ritenere quelle regioni una sorta di periferia industriale del continente. Oggi ci sono milioni di disoccupati nelle strade e l' esplosione demografica è ingovernabile. La pressione sarà sempre più alta. Adesso se la prendono con i loro regimi. Ma domani, una volta riacquistata la libertà di espressione saranno pronti ad ingaggiare un corpo a corpo con l' Occidente. E non sarà soltanto una guerra ideologica e religiosa. La Turchia l' abbiamo tenuta sull' uscio dell' Unione Europea e ora sta guardando da un' altra parte».
C' è il timore che prenda piede il radicalismo islamico. I Fratelli Musulmani in Egitto, Hezbollah in Libano.
«Il rischio che io vedo maggiormente in questo momento è una fase di turbolenza lunga. Però una cosa che non vorrei è che si applichi nel Mediterraneo una strategia centroamericana. C' è un' emancipazione e una voglia di partecipazione del popolo arabo. L' hanno dimostrato le stesse elezioni irachene, quelle afghane, il tentativo che è stato fatto anche in Libano di scegliere una via democratica. Ecco, io vedo il mondo arabo più adulto».
Che posizione dovrebbe assumere l' Unione Europea?
«L' Unione Europea dovrebbe adottare una norma di linguaggio comune e non limitarsi a prendere atto. È chiaro che la Ue in questo momento è anchilosata e non è in condizioni di promuovere alcunché se non anticipare il proprio sostegno di carattere economico a qualsiasi soluzione pacifica della crisi egiziana. Quanto all' Italia: la Tunisia è più vicina a noi di quanto non lo sia la Spagna, però in questi giorni ci occupiamo di Santa Lucia e di una ragazza marocchina. Eppure la politica estera riguarda il futuro dell' area in cui viviamo. Questa crisi in qualche modo ci investirà e non abbiamo strumenti per poter agire».