E' IL PAESE AD ESSERE INCASTRATO di Emanuele Macaluso dal Riformista del 20 settembre

24 ottobre 2011

E' IL PAESE AD ESSERE  INCASTRATO di Emanuele Macaluso dal Riformista del 20 settembre

Caro Giuliano, sarei tentato di risponderti con poche parole. Ad essere “incastrato” non è Berlusconi, ma il paese di cui Berlusconi è da anni presidente del Consiglio e guida esclusiva del partito della destra. Veramente pensi che il problema sono le scuse che il Cavaliere deve agli italiani per i motivi che tu elenchi, per rendere più efficace una “controffensiva”?
Veramente tu pensi che il problema è il «complotto» mediatico giudiziario contro «un eroe popolare», come definisci Berlusconi nel tuo editoriale sul Foglio di ieri, nella guerra «tra quella parte degli italiani che lo odia e quella che lo ama?». Discutiamone. Io so bene che c’è una parte di italiani che pensa di chiudere la partita con il Cavaliere in un’aula di tribunale. Sono gli stessi che, da sinistra, si trovarono insieme alla destra e videro nel processo Andreotti “La vera storia d’Italia”. E insieme si esaltavano nel vedere concludere la storia di partiti come la Dc e il Psi, e della prima repubblica, in un’aula di tribunale (alcuni di quegli esponenti della destra oggi sono ministri berlusconiani).
Ma quella conclusione miserevole è da imputare al circolo «mediatico giudiziario» di allora, che ebbe certamente un ruolo; o anche, anzi soprattutto, al fatto che i partiti, di allora, non solo Dc e Psi, ma anche il Pci, non capirono che con il 1989, si chiudeva una fase e che occorreva un profondo rinnovamento e un ricambio di classi dirigenti nel sistema politico?
Oggi le cose sono diverse di allora, anche perché non ci sono grandi partiti con storia e vita democratica. Ci sono solo “aggregati politico-elettorali”, a destra e a sinistra. Ci sono “partiti” personali. E la crisi politica dell’”eroe popolare”, che è anche presidente del Consiglio, si traduce, non solo in una devastante crisi di governabilità, in un momento in cui occorre una guida forte e credibile, ma in una crisi del sistema politico. Quando si chiede che Berlusconi faccia “un passo indietro”, a mio avviso, si chiede non solo un governo che governi (non un ribaltone), con un largo consenso, ma l’apertura di una nuova fase che dovrebbe “ristrutturare” il sistema politico. Il Pdl reggerà come partito della destra? La Lega sarà ancora un partito federalista o un gruppuscolo secessionista? Il Pd sarà, col “nuovo” Ulivo, ancora un partito anguilla in cui il cemento che lo unisce e l’antiberlusconismo? Il centro di Casini, Fini e Rutelli reggerà a una prova politico-elettorale?
Ecco perché occorre aprire un grande dibattito politico e un discorso vero anche su una legge elettorale che possa contribuire non a fare una nuova ammucchiata, ma a rifondare i partiti e a dare ai cittadini la facoltà di scegliere i loro rappresentanti. Caro Giuliano, può darsi che io mi sbagli e, come dicono alcuni, sia troppo vecchio per leggere bene i fenomeni politico-sociali che attraversano la nostra società. Ma quando leggo il “non mollare” del Cavaliere, dei suoi sodali e anche di persone come te, vedo nero. Capisco che lo scontro politico si farà sempre più pesante. Sino a quando? Quando leggo, non solo Scalfari, ma anche altri che invocano l’intervento del Capo dello Stato, come surrogato di una impotenza politica, vedo nero, perché si mette in discussione il solo punto di riferimento costituzionale per non fare precipitare lo scontro nel caos senza un arbitro imparziale. Spero che il mio pessimismo sia smentito dai fatti. Ma, come diceva Sciascia, se la situazione è pessima è difficile non essere pessimisti.
martedì, 20 settembre 2011

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