DUE TESTIMONIANZE DALL'INDIA, 28 novembre 2008

17 dicembre 2008

DUE TESTIMONIANZE DALL'INDIA, 28 novembre 2008

Il pachiderma indiano non si fermerà. Intervista di Anna Mazzone all’ex ambasciatore a New Delhi Antonio Armellini da Il Riformista, 28 novembre 2008
Mumbai è la visione dell'India che sarà tra qualche anno. Insieme a Bangalore è un vero e proprio hub economico. Qui si incrociano i "business" del mondo, tra decine di multinazionali e un'alta concentrazione di capitali esteri. Oggi sembra una costola dell'occidente, con la sua industria del petrolio offshore e le aziende hi-tech. Colpire Mumbai significa, dunque, colpire il subcontinente indiano dritto al suo cuore economico. Il terrorismo qui non è certo una novità. Nel 2006, una serie di attentati presso le stazioni ferroviarie causò 180 morti. Ma gli ultimi tragici attacchi potrebbero lasciare una traccia più profonda del solito. Il Riformista ne ha parlato con Antonio Armellini, ex ambasciatore a New Delhi e autore del libro L'elefante ha messo le ali - L'india del XXI secolo, recentemente pubblicato dall'Università Bocconi. L'elefante riuscirà a volare nonostante le ferite del terrorismo? In realtà, il terrorismo fa parte della storia dell'India sin dalla sua indipendenza. È un fenomeno molto complesso, che nasce e si sviluppa in una società fortemente stratificata, dove le disuguaglianze sono all'ordine del gionro. Rappresenta, in un certo senso, una sorta di valvola di sicurezza, che permette alla rabbia e alla frustrazione accumulata di esplodere. Non credo che gli eventi di questi ultimi giorni, per quanto tragici, possano tagliare le ali al "pachiderma" indiano, che sogna di collocarsi tra i grandi protagonisti della storia economica del mondo. Ce la farà a spiccare il volo? Intanto ha messo le ali, vedremo se riuscirà anche a volare. Quello che dobbiamo comprendere è cosa si cela nei suoi chiaroscuri. Abbiamo un'immagine dolce, romantica dell'India, ma dobbiamo anche tenere presente che esistono molte ombre ancora da portare alla luce. Crede che ci sia la mano di al Qaeda dietro questi attacchi? Vedremo. È ancora troppo presto per lanciarsi in condanne certe. Una cosa però bisogna dirla: quello che è successo rappresenta un salto di qualità logistico. L'India è il secondo paese al mondo per numero di musulmani, ma le loro elites di intellettuali e imprenditori hanno tutte lasciato il paese per il Pakistan. Chi è restato lo ha fatto non per scelta, ma per impossibilità di muoversi. È normale che tra questi si annidi insoddisfazione e velleità irredentiste. Credo, quindi, che al Qaeda potrebbe aver fornito una rete logistica ai terroristi, ma non sono così sicuro che gli abbia anche fornito un imprinting ideologico.
L'India resterà sempre una società aperta. Intervista di Paolo Salom alla scrittrice N. Sahgal, da Il Corriere della Sera, 28 novembre 2008
«L' India è un Paese sotto choc. Ma è, e rimane, una società aperta, tollerante, multiculturale. Tutto questo disastro, questo odio non cambierà il nostro modo di vivere. Gli indiani sono purtroppo abituati ad affrontare situazioni così tragiche. La gente ha già ripreso le sue abitudini, il lavoro, la scuola. Andiamo avanti. Posso garantire che non erigeremo nessun muro per difenderci». Nayantara Sahgal, 81 anni, è nipote di Nehru (sua madre era la sorella del celebre politico) e prima cugina di Indira Gandhi. Scrittrice di fama (suo, tra gli altri, il romanzo Il giorno dell' ombra, Einaudi), ha seguito i sanguinosi assalti contro gli alberghi e la stazione di Mumbai con lo sgomento di chi sa indagare nell' animo umano. Questi attacchi, tutti questi morti, sono un segnale che qualcosa non funziona nella società indiana? «No. Questi terroristi, persone perfettamente addestrate, molto probabilmente sono arrivati dall' estero. Nessun Paese è in grado di impedire attentati di questa natura. L' India è sotto attacco. Siamo come in stato di guerra. E in questo momento ci sentiamo uniti, al di là di ogni appartenenza religiosa». Forse l' India sarà spinta a erigere un muro, a rendere le sue frontiere meno permeabili: insomma a isolarsi... «Al contrario. Sarà triste se gli stranieri smetteranno di programmare visite nel nostro Paese. L' India, per quanto sotto choc, non smetterà di credere alla propria identità multi-culturale, ricca delle esperienze e delle influenze giunte da Oriente e da Occidente. Come diceva John Donne, "nessun uomo è un' isola": non possiamo semplicemente chiuderci al mondo. Certo dovremo investire molto per aumentare la sicurezza». Poteva far di più la polizia per prevenire questa tragedia? «Credo che la polizia sia stata presa di sorpresa. Ma, di nuovo, può accadere ovunque: questa è gente senza volto, spietata, tragicamente professionale e bene armata. Il terrorismo sarà sconfitto a patto di affrontarlo tutti insieme. Non è l' India soltanto sotto attacco. E il mondo non deve lasciarci soli». Paolo Salom

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