DOPO LA RESA di Alberto Benzoni
17 settembre 2017
“Io avevo in animo di presentare un disegno di legge che favorisse l’integrazione degli immigrati. Ma, rendendomi conto che questo provvedimento urta la tua sensibilità … “ (parliamo della sensibilità del centro-destra; le altre contano poco- nel caso del M5S o nulla- nel caso della sinistra di opposizione).
Qui non siamo alla realpolitik. Siamo alla resa incondizionata e prima ancora di avere iniziato a combattere. E, nello specifico, alla rinuncia a perseguire- e su di un tema decisivo nella campagna elettorale- una linea diversa da quella di Salvini. Tolta la strategia di integrazione rimangono infatti l’”aiutiamoli a casa loro”e il blocco degli accessi basato su intese con le varie fazioni libiche o dell’Africa sub sahariana sulla cui attuazione è meglio stendere un velo pietoso.
Una resa rivelatrice della vera natura del Pd. Non un partito della sinistra moderata, da combattere o da redimere. Ma nemmeno un partito democristiano. Piuttosto, un grande agglomerato di potere, sostanzialmente eterodiretto: che si tratti di papi esterni ( giù giù da Prodi sino a Leoluca Orlando), di riferimenti istituzionali ( magistratura, Europa), interessi privati o sondaggi di opinione. Renzi aveva tentato di spezzare il cerchio inglobando il centro-destra sotto la sua guida nel partito della nazione; ma per finire inglobato in una specie di governo di responsabilità nazionale in cui lo stesso centro-destra avrà un ruolo preponderante.
Ora, una delle condizioni per la riuscita dell’equazione è la scomparsa della sinistra; a partire dalla dimostrazione della sua irrilevanza politica. Una linea perseguita (a prescindere dalla disastrosa esperienza di “Italia bene comune”) con stili diversi da quasi dieci anni a questa parte.
In questa prospettiva, Pisapia è stato ampiamente usato come fattore di divisione e di confusione (ruolo in cui è riuscito al di là delle più rosee aspettative…); mentre è stato completamente ignorato anzi boicottato nella sua proposta politica. Proposta- che si trattasse di aperture politiche o di leggi elettorali o di elezioni siciliane- non ha mai visto la minima apertura da parte del Pd renziano. A questi il “soccorso rosso”o il possibile soccorso rosso non interessa minimamente; interessa e come che questi potenziali soccorritori scompaiono dalla scena, meglio per l’esibizione pubblica della loro inconsistenza.
Abbiamo compreso la lezione ? Dagli ultimi eventi sembra proprio di no. Un risibile incontro tra MDP e “campo progressista”con la altrettanto risibile offerta- non si sa da parte di chi ma sicuramente a sua insaputa- a Pisapia di un ruolo di leader non si sa bene di chi e di che cosa. Astiose polemiche personali. Fughe estremistiche che sono in realtà dei segnali di resa (chi chiede qui ed oggi di discutere di come uscire dall’Europa o dall’euro ammette con ciò stesso di non essere in grado di cambiarla). Polemiche sul ruolo di questo o di quello nella catastrofe di questi venticinque anni in cui siamo stati sconfitti tutti e in cui nessuno, ma proprio nessuno ha l’autorità per scagliare la prima pietra. Ma, soprattutto, totale incomprensione della natura della posta in gioco.
Qui non si tratta di avere una sinistra al servizio delle nostre diverse esigenze ideologiche, con altrettante liste a nostra disposizione e altrettanti leader. E nemmeno di ergersi, come Farinata a denuncia delle nequizie dell’ordoliberismo.
Il nostro problema è più semplice ma anche più drammatico. Non servono avanguardie ad illuminare la nostra marcia verso il socialismo. Serve combattere a nome e insieme alla gente che ha votato no il 4 dicembre tutte le possibili battaglie a difesa del lavoro, della democrazia e della sovranità nazionale, oggi tutti sotto scacco; rispettando, come ci siamo impegnati a fare, il senso del voto di 20 milioni di italiani. Un impegno aperto a tutti, senza pregiudiziali o esami del sangue; un impegno in cui non ci sono leader o leaderini, né autopromozioni; vincerà, sarà più utile chi dimostrerà di tessere più tela.
Per questo, giratela come vi pare, serve un “socialismo largo”; leggi una lista che sia la più ampia e unitaria possibile anche perché nata con il concorso di tutti.
L’alternativa, che lo si voglia o no è di essere coinvolti nella sconfitta del Pd: tante liste, pochi consensi, il rischio fatale di irrilevanza.
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