DOCUMENTO DONNE DELLO SDI PRESENTATO ALL’ASSEMBLEA CONGRESSUALE REGIONALE DELLA LOMBARDIA
13 aprile 2007
Il congresso straordinario dello SDI - che ha l’ambizione di rilanciare sulla questione socialista italiana, riaffermando contestualmente il primato politico e sociale della socialdemocrazia europea -deve darsi come obbiettivo l’aggiornamento dei propri programmi per adeguarli in modo rapido e flessibile ai continui cambiamenti sociali e per operare efficacemente nell’ammodernamento del paese. In questo contesto, deve necessariamente prendere ad esempio altri paesi dell’U.E. e gli altri partiti fratelli che hanno saputo, negli ultimi 30 anni, agire efficacemente sia sull’adeguamento dei sistemi socio economici (Economia, demografia, sviluppo, equità…..) dei vari paesi, e contemporaneamente dare risposte ai nuovi bisogni, materiali ed immateriali, espressi dalle singole persone. In Italia la concorrenza globale da un lato, l’ubriacatura liberista unita alla speculazione sull’euro dall’altro, ha provocato uno spostamento di ricchezza dai due terzi ad un terzo della popolazione ponendo vicino alla soglia di povertà nuove categorie di persone. Tra i nuovi poveri sono annoverati i giovani e gli adulti occupati (sottopagati o a reddito fisso), gli anziani ( le pensioni sono bloccate da 14 anni ), i malati che pagano la tassa sulla malattia, chi ha figli ( allevare un figlio fino all’università costa circa 2 miliardi di vecchie lire), gli ultraquarantenni espulsi dal mercato del lavoro ecc.. E le donne sono trasversali a tutte le categorie sociali. Non a caso l’Unione Europea ha ha dichiarato il 2007 “Anno Europeo delle Pari Opportunità per tutti”, e con la “Carta europea per la parità tra uomo e donna nella vita locale” e la “Roadmap per la parità tra donne e uomini 2006-2010” della Commissione delle Comunità Europee ha indicato un percorso per la Nuova Europa Sociale che si faccia carico delle discriminazioni e delle discriminazioni multiple. Sapendo che le discriminazioni si combattono in tutti i settori dell’amministrazione, e che ogni scelta politico-amministrativa ha ricadute diverse su uomini e donne. Gli obiettivi da porre ad un’azione politica dello SDI sono: Migliorare la qualità del lavoro femminile Anche nella ricca Lombardia, in cui i dati non disaggregati danno l’occupazione femminile vicino a quelli indicati dalla strategia di Lisbona, la precarizzazione riguarda prevalentemente, la componente femminile della forza lavoro. Ciò significa minore reddito e certezza di reddito, minore indipendenza ed autonomia ed un ancor più incerto futuro previdenziale. Tutto ciò nonostante la presenza di una forza lavoro femminile più scolarizzata, più professionalizzata. Con una struttura produttiva italiana che non è in grado di ( o non vuole ) assorbire e pagare personale qualificato, la discriminazione delle donne è doppia perché esse sono considerate inaffidabili e costose in quanto potenzialmente in grado di essere madri. Le ultraquarantenni perdenti posto, nonostante l’età che le mette parzialmente al riparo da eventi riproduttivi, sono ricollocabili, ancor più difficilmente dei maschi, se non in mansioni di basso – bassissimo livello. A parità di lavoro, i salari al femminile sono mediamente più bassi del 16/20%, con gravi conseguenze anche pensionistiche. Occorrono pertanto proposte e modifiche legislative per azioni a favore: 1) dell’incremento e della stabilizzazione del lavoro femminile, approfittando delle norme inserite in finanziaria: - -per il riconoscimento anche economico e di carriera della professionalità; - per l’estensione a tutte le tipologie di lavoro di forme di tutela per la maternità (soprattutto per la maternità a rischio); - per l’introduzione di forme di sostegno al reddito, nei periodi di non lavoro, e all’accesso al credito. 2) Dell’imprenditorialità e libera professione femminile, poiché forti motivazioni ed adeguata preparazione non sono sempre sufficienti a superare alcuni ostacoli che si frappongono all'espletamento dell'attività delle imprenditrici. Le criticità più diffuse sono il reperimento del capitale, l’accesso al credito, l’acquisizione dei clienti, la mancanza di servizi efficaci . 3) Una efficace azione per la parità salariale senza costringere a guardare con interesse il “test di Londra”. Equilibrio tra professione-lavoro e vita Per prima cosa, é necessario superare l’ottica riduttiva del concetto di conciliazione legata alle esigenze del soggetto femminile. La conciliazione, in ottica europea, è un elemento di innovazione del sistema produttivo e del tessuto sociale attraverso un sistema integrato di politiche organizzative d’impresa, di politiche formative, di politiche sociali (welfare) e di politiche del territorio rispondenti ai reali bisogni di donne e uomini: Per aumentare la partecipazione femminile al mercato del lavoro diventano elementi fondamentali: - la “centralità del tempo” e la flessibilità della sua organizzazione; - le politiche di conciliazione tra lavoro e vita familiare per donne e uomini, come politiche di sistema, che contemplino interventi per le famiglie; - le politiche di coordinamento dei tempi della città, ponendosi come obiettivo che lo sviluppo economico e sociale sia in armonia con il benessere delle persone (donne e uomini) e delle famiglie; - il superamento del modello italiano di “welfare mediterraneo” ( cioè il welfare scaricato sulle famiglie e perciò sulle donne ) per quello nordico in favore delle donne e delle famiglie con: 1. l’incremento di strutture per l’infanzia ( non solo di custodia ma di educazione) più economiche e flessibili conformemente agli obiettivi di Barcellona che prevedono entro il 2010 la copertura del 30% del fabbisogno da 0 a tre anni e di almeno il 90% di quello da 3 anni alla scuola dell’obbligo; 2. l’incremento di servizi che rispondano alle esigenze della popolazione anziana e delle persone non autosufficienti; 3. l’erogazione, in ottica di gender mainstreaming, di assegni per accedere a servizi di conciliazione nella prospettiva del ciclo di vita; 4. il potenziamento di reti di vicinato e di prossimità Promuovere la pari partecipazione delle donne e degli uomini al processo decisionale Coerentemente coi principi enunciati nella mozione congressuale, lo SDI si impegna a: - Sostenere o presentare progetti di modifica delle leggi elettorali nei quali siano pienamente recepiti, con misure adeguate, i principi di: 1. equilibrio tra rappresentanza e stabilità, 2. democrazia paritaria, promuovendo le pari opportunità tra uomini e donne nell’accesso alle liste elettorali (e non solo), 3. gender mainstreaming e la clausola antidiscriminatoria. - Attivarsi affinché gli articoli 117 e 51 della Costituzione trovino accoglimento attraverso provvedimenti legislativi che favoriscano l’accesso alle donne ai pubblici uffici e alle cariche elettive in piena parità, sul modello di altre leggi europee. - Promuovere la generalizzazione della stesura dei bilanci pubblici secondo l’ottica di genere. - Applicare al proprio interno i principi di democrazia paritaria. Pari opportunità e legalità Attivarsi perché il vergognoso fenomeno della violenza sulle donne e sui bambini sia sradicato nel tempo non tanto con nuove leggi quanto piuttosto con l’applicazione delle nome esistenti e la certezza della pena, senza attendere di arrivare alla tragedia nella tragedia per intervenire. Inserire nelle nuove norme per la cittadinanza, l’obbligo per chi la richiede o comunque l’ha ottenuta di rispettare rigorosamente non solo la Costituzione Italiana, ma anche il Diritto di Famiglia, separando la dimensione dell’etica laica pubblica dalla dimensione della libertà religiosa che è privata.
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