DOCUMENTO DI INIZIATIVA SOCIALISTA 28 FEBBRAIO 2015
01 settembre 2015

Documento di Iniziativa socialista 28 febbraio 2015
RISCOPRIRE IL SOCIALISMO E PRATICARLO
L’Italia in Europa
Viviamo in una situazione di crisi non solo economica e politica, ma anche morale, che investe soprattutto la sinistra e i suoi programmi ispirati al progresso e all’eguaglianza sociale. Ciò non significa il”superamento del socialismo”, ma semmai il contrario per dare una risposta alternativa alla destra e alle politiche conservatrici. Infatti, è soltanto ovvio che la crisi economica, l’impoverimento dei ceti meno abbienti e dei lavoratori, il precariato, la riduzione dei livelli di welfare, anche se colpisce direttamente la vita tutti al di là delle appartenenze politiche e anche di quelle sociali, perché soltanto una piccola minoranza è al riparo dalla crisi, sembra non mettere in discussione la destra e i conservatori, che possono nascondersi dietro la proclamata crisi del welfare-state per scaricare le colpe sui progressisti. Il loro obiettivo in fondo è semplicemente “un ritorno alla normalità” con una sanità a pagamento, l’istruzione privatizzata, la povertà tra i lavoratori salariati, insomma tutto ciò che va sotto il nome di “austerità”. L’”austerità” non è più una soluzione d’emergenza, ma un modello di sviluppo proposto come inesorabile e inevitabile, dove si riducono le opportunità per la maggioranza, si riducono gli investimenti e lo sviluppo, si prevede una società statica e avara.
Proprio per questo crediamo necessaria una risposta più ambiziosa di quella che esprime attualmente la sinistra sia in Italia come in Europa, che riprenda temi e programmi storici del socialismo democratico, e non rinunci a riforme profonde e radicali dell’economia e della società.
Alla crisi del socialismo europeo e alla crisi dell’Europa non sembra esserci all’orizzonte una risposta univoca dei socialisti europei, pur avendo tutti chiaro che un’alternativa all’austerità finanziaria e all’attuale politica economica europea richieda un Europa diversa, democratica, non tecnocratica, senza mai cedere al populismo antieuropeista.
In Italia, come si dice, “c’è solo Renzi” e questa egemonia si nutre della crisi sistemica della seconda repubblica, della crisi del berlusconismo e dell’ormai antica scomparsa di una significativa forza politica socialista, soprattutto della scomparsa di un autentica cultura socialista nella sinistra. Per le ragioni che abbiamo appena esposto, l’obiettivo di ricostruire e riscoprire la necessità del socialismo italiano spetta in primo luogo ai socialisti e a tutti coloro che si riconoscono in questo progetto. L’obiettivo non è, laicamente, quello di abbattere o scomunicare Renzi, che va ormai verso una deriva nettamente centrista, ma di costruire un’alternativa per costruire il dopo, uscendo dalla “condizione infernale” di tenersi questo governo solo perché non ci sarebbero alternative.
Con ciò affermiamo semplicemente e con chiarezza che la nostra idea dei compiti e del ruolo della sinistra è diversa.
I compiti dei socialisti in Italia.
Il nostro obiettivo è la ricostruzione di un’area socialista, nei fatti oltre che nel nome, non per gestire quel che resta del vecchio PSI, ma per cambiare radicalmente il Paese, e contribuire alla nuova Europa, affrontando lo stato di crisi economica dei ceti più deboli secondo i valori di giustizia sociale e democrazia.
Per questo rivolgiamo un appello a tutti coloro che riconoscono l’obiettivo di ricostruire una area socialista nuova e condividono questi punti programmatici essenziali:
- Ricostruire lo Stato, contro la privatizzazione dell’economia e contro la centralizzazione mediatica della politica, che è l’effetto più visibile del renzismo. Infatti il più grave errore della sinistra italiana, che ci ha portato fino a qui, è stato quello di aver combattuto Berlusconi sottovalutando il berlusconismo, ovvero una certa idea di modernità della politica fatta di marketing e di velocità decisionale tipica dei modelli aziendali, che ha minato le basi della convivenza civile mettendo in discussione i valori della partecipazione e della democrazia dei partiti e dei cittadini.
- Difendere la democrazia e i valori costituzionali. Ciò ci riporta da un lato al tema della riforma istituzionale, che ha ragion d’essere solo se comporta la restituzione al popolo di una sovranità che nel corso degli anni è stata tolta. La riforma costituzionale ed elettorale di queste ore è solo l’ultimo atto di una storia infausta che ha indebolito il potere del popolo e così tutti gli istituti di democrazia rappresentativa a favore della visione del governo “con le mani libere”: cancellando i poteri di controllo, di indirizzo e di sovranità delle assemblee elettive; oggi riducendo il Senato a un organismo evanescente e forzando una riforma elettorale che in nome della governabilità rischia di essere peggiore di quella già dichiarata incostituzionale dalla Corte, il tanto vituperato “Porcellum”.
In tutti questi anni i socialisti che si sono fatti promotori dell’elezione di una Assemblea costituente che chiamava in causa il popolo sia per eleggere i propri costituenti, sia per scegliere la forma di Stato e la forma di governo, devono rifiutare con forza, sia nei contenuti che nel metodo la riforma istituzionale ed elettorale proposta dall’attuale governo.
Si sottovaluta infatti quanto sia diffusa, anche se non organizzata, una fortissima domanda di partecipazione popolare, oggi umiliata dall’attuale sistema che trova riscontro solo nella debolezza e sostanziale inconsistenza democratica dei partiti e dei corpi intermedi. Il tema dei nuovi partiti, della loro democrazia interna, appare ormai abbandonato, mentre rimane centrale, anche per la costituzione di liste elettorali e per la tutela della democrazia.
- Ricostruire il nostro welfare, per una nuova politica economica, che rifiuta la sola logica del rientro dal debito e punta attraverso crescita economica e politiche attive per il lavoro, alla riduzione delle diseguaglianze. Qui la nostra critica al cosiddetto Jobs Act e al “verso” di Renzi si misura sull’efficacia, avendo ben presente che la promessa di un modello di sicurezza sociale universale è fondamentale, appare delusa quando l’annunciata abolizione dei contratti di lavoro parasubordinato, unita al permanere di un regime per le partite Iva che consente di mascherare rapporti di lavoro dipendente, non garantisce affatto un passaggio garantito verso contratti più stabili. Anzi ciò potrebbe provocare ulteriore lavoro nero o licenziamenti. Questo mentre il nuovo regime dei licenziamenti per i lavoratori dipendenti veri e propri indebolisce la capacità di contrattazione del sindacato, in cambio di una vaga promessa di maggiore occupazione a cui si subordina completamente la necessità di regolare rapporti di forza sempre più sfavorevoli tra lavoro e capitale. L’idea che il moderno riformismo non si curi più del conflitto sociale (certo per regolarlo non per esacerbarlo) e che in azienda imprenditore e lavoratore siano del tutto alleati è un’idea ingenua, che non vede la complessità degli interessi in gioco e le differenze reali di potere e di reddito.
Perché “Iniziativa Socialista”.
Il nostro obiettivo è la rinascita di una nuova soggettività socialista, come necessità del Paese, come risposta alla crisi di sistema istituzionale e politico che coinvolge tutte le forze politiche nessuna esclusa (quelle nuove della seconda repubblica e quelle ancora più nuove) e come soluzione alla crisi drammatica della sinistra, ridotta ad essere “contenuta” in un grande partito-contenitore che non ha le caratteristiche di un partito socialdemocratico europeo. D’altra parte la ricostruzione di una sinistra italiana, passa dal recupero della cultura e dei valori del socialismo democratico. E noi per primi portiamo questa responsabilità.
Nello stesso tempo è evidente che il socialismo italiano e la rinascita di una nuova iniziativa politica socialista, aperta a tutti i contributi e in un rapporto diretto con le attese della popolazione, così come l’alternativa al Pd di Renzi, non nasce dalla somma di tutti coloro che si ritengono alla sua sinistra, o da una logica di vecchi o nuovi schieramenti, sommatorie di piccoli o grandi apparati e sigle diverse, o soggetti autoreferenziali, ma dalla capacità di promuovere e rendere credibile un progetto politico socialista in grado di rispondere alle esigenze generali del paese. Attraverso un coinvolgimento di tutti coloro che ci stanno, e indipendentemente dal loro passato e dal loro presente.
Questa nostra iniziativa è rivolta in primo luogo al PSI, rispetto al quale se da un lato intendiamo mantenere e difendere la forma partito, rivendichiamo la necessità di cambiare radicalmente sia la prospettiva politica sia le modalità di gestione interna. Al tempo stesso, ci rivolgiamo al massimo delle nostre capacità anche all’esterno del PSI, contando sulla capacità di interloquire con altri soggetti politici ma anche di coinvolgere cittadini disposti a costruire con noi questa nuova soggettività socialista. Socialisti senza partito e senza tessere, con senso civico e alla ricerca di una politica buona, efficace, concreta e propositiva. Rivolta anche a tutti coloro che magari in passato hanno fatto riferimento o si sono riconosciuti nelle politiche del PSI, ma non solo a loro. C’è una sinistra socialista, socialdemocratica e progressista che sopratutto tra i giovani non ha patria, non ha memoria ed è apolide.
A tutti questi interlocutori potenziali proponiamo fin d’ora la presentazione di una la lista socialista per le prossime elezioni politiche, augurandoci che sia anche la lista del PSI e che possa essere sostenuta da tutto il partito. Una lista che va costruita oggi, per tempo, con tre anni di lavoro davanti, con l’obiettivo di superare la soglia del 5%.
Una lista espressione di questo nuovo progetto socialista per cambiare il paese che si deve presentare autonoma fuori dagli schieramenti. Il segno del riscatto, dopo anni in cui a livello nazionale, europeo e sempre meno anche a livello regionale, non ci sono state più liste di ispirazione socialista, e senza le quali l’azione politica si riduce a pura affabulaziòne.
Conclusioni
Per la costruzione di questo percorso si indicano alcune tappe da concretizzare a breve:
- nel PSI intendiamo enunciare queste proposte in occasione del prossimo Consiglio Nazionale con un documento che deve essere sottoscritto da tutti coloro che voglio difendere il partito, salvaguardando la sua identità, la propria organizzazione e la propria autonomia oggi fortemente indebolita, sull’esempio di quanto già proposto nel corso dell’ultima Direzione Nazionale e che già aveva allargato i ranghi delle minoranze al Congresso di Venezia.Un programma per un radicale rilancio politico e organizzativo del PSI.
Questo non può prescindere da una presa di distanza del partito dall’azione di governo, per altro espressione di una linea non condivisa neppure nel documento finale del congresso di Venezia. Così come i gruppi parlamentari devono esprimere a nome del Partito e con chiarezza una posizione autonoma e contraria alla proposta di legge elettorale e alla proposta di riforma costituzionale attualmente in discussione in Parlamento.
Per queste ragioni il Partito deve inoltre affrontare al più presto il nodo della presenza del segretario nazionale nel governo con la carica di viceministro, che alla prova dei fatti non consente al partito di manifestare, neppure quando occorre, una propria posizione politica indipendente. Questo indebolisce il partito, gli toglie qualsiasi possibilità di crescere anche a livello locale e rende inutile oltreché impossibile una propria e autonoma visibilità politica.
- nella società e nel rapporto con le altre forze politiche, sociali e sindacali, intendiamo costruire, come socialisti, diverse iniziative di confronto e di aggregazione, sulla base di una visione seria e realistica, con l’obiettivo di riunire in modo aperto e largo tutti coloro e tutte quelle energie che si dichiarano disponibili ad operare da subito “per la riscoperta del socialismo come necessità politica”.
Per questo vogliamo continuare ad essere i promotori di un progetto che sappia riunire, in un percorso certo non facile né breve, un insieme di forze, soggetti e singoli cittadini che in forme diverse hanno già manifestato la loro disponibilità. Iniziativa che può prendere l’avvio da una manifestazione, unitaria, aperta alla partecipazione di nuovi soggetti, per coinvolgere nuovi compagni, nuovi quadri, militanti e protagonisti di questo progetto, attribuendo grande importanza al rapporto politico, con gli esponenti di altri partiti e del sindacato che come noi sono fortemente critici nei confronti della politica del governo Renzi.