Documento di Area Socialista in occasione del Congresso Nazionale di Salerno

08 aprile 2016

Documento di Area Socialista  in occasione del Congresso Nazionale di Salerno

Area Socialista ha annunciato la non partecipazione al Congresso Nazionale del partito che si terrà a Salerno nelle prossime settimane.
Un gesto chiaro, con un preciso valore simbolico e politico.
I compagni di Area Socialista, confermando la loro adesione al Partito e la partecipazione alla vita del partito in sede locale e regionale, dichiarano con questa decisione la precisa volontà di non entrare negli organi nazionali di partito, ritenendo che non ci siano più le condizioni per collaborare con una segreteria che ha di fatto rinnegato le ragioni dell’esistenza stessa del partito.
Area Socialista non vuole essere complice di una sfarinamento inglorioso del PSI è intende viceversa promuove dentro e fuori dal partito un movimento di rilancio della presenza politica dei socialisti italiani per la ricostruzione di una nuova soggettività politica aperta a tutti coloro che si riconoscono nei valori irrinunciabili e non negoziabili del socialismo, uscendo dalle secche nelle quali ha deciso di finire il PSI dopo il congresso di Venezia del 2013.
L’obbiettivo è la ricostruzione nella sinistra democratica di un’area di governo diversa da quella rappresentata dall’attuale Pd e dal Presidente del Consiglio e ricostruire una nuova forza del socialismo italiano aperta a tante componenti politiche e sociali che si riconoscono nel socialismo, ma non nell’attuale PSI, nella prospettiva della presentazione di una lista socialista autonoma alle prossime elezioni politiche nazionali.


Avremmo voluto ed abbiamo chiesto che si celebrasse un congresso aperto capace di individuare una politica di rilancio del partito; di riproporre la questione socialista in Italia per consentire anche a quanti si sono allontanati dal PSI in questi ultimi anni di ritrovare nel PSI la propria casa. Un confronto politico senza forzature sarebbe stato utile non solo perché rientra nella naturale dialettica democratica di un’organizzazione politica come la nostra, ma soprattutto perché dopo i continui allontanamenti e le diverse espressioni di insofferenza politica che hanno caratterizzato le vicende del partito negli ultimi tempi, si tentasse di riavviare un percorso positivo.
Non è stato possibile.
Nel partito sono venute meno i presupposti per un confronto serio sulla prospettiva politica e non esistono più le condizioni perché il congresso sia svolto secondo regole che garantiscano legalità e legittimità degli organi.
La totale chiusura rispetto alla necessità di discutere sullo svolgimento del congresso facendolo precedere da confronto tra le diverse posizioni politiche, certifica ormai una volontà del segretario di essere il solo detentore della verità senza contraddittori, anche mettendo in conto, come è accaduto con continuità dal 2013 ad oggi, allontanamenti di iscritti e dirigenti locali e continue emorragie elettorali.


Con questo gesto pertanto, i compagni di Area Socialista, non assecondano il desiderio di chi li vorrebbe fuori dal PSI, sono e rimangono iscritti al Partito ma non partecipano al prossimo Congresso e si organizzano perché, con l’aiuto di tutti i socialisti che lo vorranno, ovunque collocati, si possa aprire una nuova fase politica.
Obiettivo di Area Socialista è la difesa della cultura socialista nel nostro paese e la ricostruzione di una forza politica aperta a tutti coloro che si riconoscono nella cultura socialista e credono, mai come in questo momento, che la ricostruzione di una area socialista sia essenziale per affrontare la grande crisi sociale e democratica del paese.

Questioni poste a più riprese ed avanzate nel corso degli ultimi anni alla segreteria del Partito per aprire un dibattito che coinvolgesse tutti gli iscritti, ma la segreteria di Riccardo Nencini ha rifiutato qualsiasi confronto, si è chiusa in se stessa, secondo una logica di pura autoconservazione nonostante sia sempre più debole e siano andate emergendo tra i compagni sempre più forti divergenze sulla politica e sulla gestione del partito.
Il Congresso di Venezia, nonostante il voto contrario di alcune componenti, aveva assegnato al segretario il compito di promuovere e praticare una linea di maggiore autonomia dal PD e dal governo, ma con l’arrivo di Renzi le cose sono persino peggiorate. Siamo andati nella direzione opposta e si socialisti hanno svolto un ruolo assolutamente subalterno a Renzi e al suo governo.
Il nostro gruppo parlamentare, ormai quasi inesistente e dimezzato, non è riuscito a distinguersi su nulla. Abbiamo votato tutto: jobs act, buona scuola e nessuna distinzione è stata sottolineata sulle scelte di politica economica. Per non parlare del voto più recente sulle unioni civili.
Confondere il fatto certamente positivo di un Parlamento che riesce ad approvare dopo trent’anni e sotto le pressioni dell’Europa una legge sulle coppie di fatto, non giustifica in nessun modo un atteggiamento trionfalistico secondo il quale avremmo tutti dovuto “festeggiare l’approvazione di una buona legge", che buona non è.
Infine la cosa più grave: il voto favorevole dato dai socialisti alla riforma elettorale e alla revisione costituzionale, che rappresenta un oggettivo tradimento della segreteria e dei parlamentari socialisti rispetto alla tradizione socialista e democratica di questo paese.
Un anno fa molti socialisti interpretando il sentimento comune, avevano messo sull’avviso, con una lettera inviata al segretario, che il voto favorevole sull’Italicum e sulla revisione della Costituzione da parte dei nostri parlamentari avrebbe creato una frattura insanabile all’interno del partito, ma anche questo invito a discutere preventivamente con le strutture di base del partito è caduto nel vuoto.
Il PSI in Parlamento fa quello che ordina Renzi punto e basta. E non è un caso che la cosa si ripeta sempre. Il partito nonostante il sentimento diffuso dei nostri compagni non si schiera apertamente per il No alle trivelle votando Si al referendum del 17 aprile (anzi organizza proprio nello stesso girono il proprio congresso) e si appresta come dice con chiarezza la mozione del segretario a votare Si al referendum sulla controriforma costituzionale di ottobre. Diversamente dalle indicazioni della segreteria però molti socialisti voteranno Si al referendum sulle trivellazioni e No al referendum costituzionale, organizzando in anticipo Comitati Socialisti per il No, per dire No alla farsa referendaria e dire Sì alla elezione di un’Assemblea costituente così come da anni i socialisti avevano proposto.

Di fronte a questo stato di cose Area socialista ha dovuto trarre le conseguenze per avviare una processo che segnasse uno spartiacque preciso con l’attuale gestione nazionale del partito, determinando anche in via formale una rottura con una politica insostenibile e con una gestione irregolare e illegale del tesseramento e degli organi. Area socialista ha dovuto trarre le conseguenze per evitare che il solo obbiettivo del PSI sia garantire al segretario di cumulare questa carica con quella di viceministro. Cumulo di cariche che ha tolto al partito la possibilità di esprimere quando è stato necessario la propria posizione autonoma rispetto al governo.

Secondo Area Socialista se il PSI vuole continuare a vivere deve cambiare radicalmente la propria linea politica ripristinando iniziativa politica autonoma e legalità interna.

Infatti oltre alle profonde e insanabili divergenze politiche, crediamo che non che non ci siano oggi le condizioni formali per tenere questo Congresso e da parte nostra per parteciparvi.
Su questo punto altrettanto delicato, Area socialista ha cercato con ogni mezzo di aprire un fronte affinché fosse ripristinata nel partito una normale convivenza tra iscritti basata sul rispetto delle regole e sulla legalità. Ma le cose sono andate nel verso opposto.
Il Congresso è stato indetto da un Consiglio nazionale non convocato regolarmente, tant’è che non a tutti i membri aventi diritto è pervenuta una convocazione formale.
Il Consiglio nazionale, dalla sua elezione al congresso di Venezia, ha subito numerose modifiche, cancellazioni e sostituzioni, non motivate da nessuna norma statutaria o regolamentare.
Non è stato concesso a chi ne ha fatto richiesta di conoscere gli elenchi degli iscritti e quindi la platea congressuale, anche per verificare la regolarità di un tesseramento che da più parti è stato denunciato come irregolare.
Ugualmente non è stata data alcuna risposta, né tantomeno è stata accolta la proposta di celebrare il Congresso in modo nuovo rispetto a quello di Venezia, con norme diverse e più ragionevoli.

Si è voluto invece, nel confermare le norme di Venezia, blindare il congresso con l’unico obbiettivo di garantire al segretario la sua rielezione. Si è voluto collegare e condizionare la platea congressuale, e quindi gli eletti al prossimo consiglio nazionale, non ai partecipanti effettivi alle assemblee congressuali ma agli iscritti, con ciò facendo pesare non il voto dei compagni ma un tesseramento che noi riteniamo irregolare.
Alla luce di questi fatti che rendono impossibile lo svolgimento democratico del Congresso e svuotano di qualunque significato politico la presentazioni di documenti politici alternativi, la scelta di non partecipare al Congresso Nazionale del Partito è un segno di dignità e di serietà.
Se la segreteria del partito non si rende conto che il PSI sta violando il rispetto delle più normali regole democratiche, con ciò rinnegando una tradizione di libertà di espressione sempre tutelata nel partito, vuol dire che la mutazione genetica del partito stesso ha raggiunto livelli non più sopportabili ed è venuta meno con il gruppo dirigente nazionale del partito ogni possibilità di confronto.

Cos’altro deve avvenire per cambiare la politica e la gestione del Partito?
Non basta la scomparsa del PSI da qualsiasi sondaggio elettorale?
Non basta verificare la difficoltà dei socialisti di saper difendere a livello locale un presenza politica significativa e di conseguenza una loro possibilità di rientro nelle istituzioni?
Non basta prender atto che il PSI non ha più il coraggio di presentarsi autonomamente alla elezioni politiche, così come è avvenuto nel 2013? fa prevalere la logica di ottenere da altri qualche ormai inutile posto in parlamento?

Per queste ragioni Area Socialista, con la non partecipazione al congresso nazionale, intende mettere davanti i compagni alle loro responsabilità, affinché possa prevalere insieme all’orgoglio e alla determinazione perché la cultura socialista non muoia, anche la volontà di costruire un percorso nuovo per la rinascita di un movimento per il socialismo italiano, fondato sulla necessità di far fronte alla grave questione sociale e alla grande questione democratica sempre più minata anche dall’azione di questo governo.
L’alternativa è tra la rassegnazione e l’azione, e noi scegliamo la seconda, per non rinunciare a riaffermare il bisogno di un profondo cambiamento del paese dentro il quale sia possibile la rinascita di un nuovo movimento socialista, nella discontinuità.

Nenni prima della sua scomparsa scrisse che era giunto il tempo di cambiare per non perire, adesso, come allora siamo di fronte allo stessa necessità.

Area Socialista non commette l’errore di lasciare il partito, partecipa nelle forme possibile alla gestione del partito a livello locale e lavorerà nella direzione che avremmo voluto fosse seguita da tutto il partito, per ricongiungere al PSI le tante forze socialiste oggi disperse nel paese, vecchie e nuove generazioni. Area Socialista è stata promossa mesi fa da: Bobo Craxi, Roberto Biscardini, Pieraldo Ciucchi, Gerardo Labellarte, Aldo Potenza, Angelo Sollazzo.

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