DOCUMENTO DELLA MINORANZA PER LA DIREZIONE NAZIONALE DEL PSI

07 novembre 2014

DOCUMENTO DELLA MINORANZA PER LA DIREZIONE NAZIONALE DEL PSI

6 novembre 2014
Presentato da Sollazzo, Bartolomei, Biscardini, Cefisi ,Besostri, Ceremigna, Centrone, Villa, Ricciuto, Miele, Vilonna, Torrio, Franchi ,Ascenzi, Benaglia, Guarino, Ricca, Scarano .

Le recenti proposte del governo Renzi, jobs act e legge di stabilità, hanno sollevato un ampio dissenso a sinistra. Rileviamo innanzitutto che questo dissenso non coincide affatto con un’area politica e partitica di opposizione al governo: esso investe elettori del Pd e del Psi, e chiama in causa il rapporto tra governo, partiti della coalizione e stakeholders, per dirla alla Blair, cioè i corpi sociali intermedi.
In particolare, il cosiddetto jobs act, che è stato annunciato come una riforma per costituire un welfare universale che protegga anche lavoratori oggi esclusi dalla sicurezza sociale, prospettiva sempre invocata da noi socialisti, è stato però presentato sotto forma di legge delega, tanto che ancora non sono note con chiarezza le soluzioni pratiche che il governo attuerà, mentre è da oggi il chiaro il rifiuto di concertare con i sindacati il merito delle proposte, anzi a ogni richiesta si è opposto un netto rifiuto. Quanto alla legge di stabilità, nella consapevolezza delle restrizioni obbligate dagli impegni con l’Unione Europea, alcuni dei tagli proposti appaiono tutt’altro che adeguati al rilancio dell’economia, e anzi possono aggravare la crisi economica e sociale: ci riferiamo al taglio di trsferimenti per il Servizio sanitario nazionale, al taglio ai patronati sindacali, che svolgono un’azione indispensabile e che solleva dubbi sulla sua natura politica. Si aggrava il carico fiscale sulle partite Iva, e si annuncia l’aumento dell’Iva sui beni al consumo. Tutto questo non appare adeguato a rilanciare l’economia, e contrasta con le dichiarazioni del Presidente del consiglio Renzi sulla necessità di arginare l’austerità e rilanciare l’economia attraverso il sostegno alla domanda di consumi, problema non risolto con gli “80 euro in busta paga”. Come socialisti italiani, dobbiamo difendere la nostra storia, i nostri valori, i nostri programmi: e di esercitare, se ne siamo in grado e se è possibile, un’azione critica e correttiva all’azione del governo, in primo luogo in Parlamento. In questo, non si tratta soltanto di difendere l’eredità storica dello Statuto dei Lavoratori, che può sicuramente essere aggiornato ai tempi. Ma questo aggiornamento non può avvenire contro o a dispetto del sindacato, e tanto meno ricostruendo la storia in maniera distorta, negando addirittura che la sinistra, in primo luogo la sinistra rappresentata dal Psi, sia estranea a quello Statuto. Appare assai arrogante, e non credibile né storicamente né dal punto di vista ideale, parlare oggi di “due sinistre”, una massimalista e una riformista, iscrivendo di ufficio alla prima chiunque esprima un diverso parere rispetto alle politiche del governo e alla sinsitra riformista chi concorda con Renzi. Al contrario, se esiste oggi una discussione in corso nella sinistra europea, è quella tra una posizione socialdemocratica e una social-liberale, e la scelta tra le due non è scontata. C’è bisogno di dialogo politico e sociale, e non certo di minore innovazione, ma di maggiore innovazione e coraggio nel cambiare le politiche di austerità e garantire tutti i lavoratori. Dobbiamo chiedere questa innovazione, e maggiore responsabilità sociale, ricercando il dialogo con tutti. Il documento della segreteria del 30 ottobre scorso appare rinunciare ad una funzione critica e costruttiva, e a svolgere il ruolo, che sarebbe indispensabile per il PSI, di raccogliere le istanze delle parti sociali e mantenere aperto un dialogo con il sindacato e tutta la sinistra. Il documento della Segreteria ha espresso un parere totalmente favorevole sul jobs act e sulla legge di stabilità, ma nella sostanza senza entrare nel merito delle gravi questioni che questi provvedimenti potrebbero determinare. La partecipazione alle manifestazioni della Cgil è ben comprensibile, in particolare, ma non solo, per i socialisti appartenenti a quel sindacato, così come altri socialisti parteciperanno nei prossimi giorni alle azioni promosse dalla Uil. Espungere queste compagne e questi compagni dalla comunità socialsita, solo perché critici verso questa o quella azione del governo, servirebbe solo a picconare ulteriormente le nostre radici e le ragioni del nostro condividere. I sottoscritti membri della direzione nazionale invocano un’azione del PSI che sia in grado di prendere le distanze dal governo quando necessario, e di valutare nel merito le questioni senza rinunciare alla nostra autonoma azione politica. Invocano la ripresa di un’iniziativa politica forte e autonoma nella sinistra centrata sulla definizione di una vera politica industriale articolata su un nuovo protagosnmo pubblico e con risorse recuperate anche attraverso una revisione profonda dei parametri di bilancio europei. E’ opportuno l’abbandono del patto federativo con il Pd, peraltro annunciato ma mai sostanziato, che, ad oggi, è stato fonte di equivoci e non ha prodotto alcun risultato positivo. Nello stesso tempo rilevano la necessità di un rilancio organizzativo del partito per superare una fase di difficoltà e di progressivo sfilacciamento delle strutture politiche e organizzative, reso evidente dal continuo allontanarsi di iscritti, quadri e dirigenti locali che denunciano la situazione di paralisi politica dell’attuale segreteria condizionata dalla presenza del Segretario viceministro e quindi incapace di esprimere una politica autonoma e critica nei confronti del governo. La direzione del partito rivolga un invito ai parlamentari socialisti affinché senza modifiche non votino la fiducia sul jobs act e sulla legge di stabilità.

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