DOCUMENTO DELL’ASSEMBLEA CONGRESSUALE REGIONALE DEL PSI DELLA LOMBARDIA, Milano 4 luglio 2010
28 luglio 2010
La tragica situazione della sinistra italiana,dopo tre sconfitte elettorali condivise con il centro-sinistra, è sotto gli occhi di tutti.
Le condizioni di vita di strati crescenti della popolazione peggiorano incessantemente e coinvolgono lavoratori, pensionati, giovani e disoccupati, ma anche il ceto medio dei cosiddetti buoni impieghi, delle professioni, degli artigiani e dei piccoli imprenditori, tra i quali figurano, statisticamente, anche milioni di partite IVA di posizioni subordinate e di tutti,coloro, la cui attività dipenda dal credito bancario e dalla regolarità dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni o delle grandi imprese. Ceti produttivi non garantiti dalla destra e che una certa sinistra, alla quale il “piccolo” non è mai piaciuto, considera ancora come il “ventre molle” della nazione contrapposto alla grande fabbrica e al grande produttore.
Il governo è chiaramente incapace di controllare la crisi, in ogni caso di governarla con misure di equità sociale, eppure i milioni di delusi dalle politiche governative non si rivolgono all’opposizione: la sua mancanza di credibilità non soltanto non le consente di recuperare quote di elettorato dal centro e dalla destra, ma anche di perdere a sua volta consensi in maggior misura a favore dell’astensione e, in piccola parte, verso nuove formazioni. La sinistra non ha beneficiato di nessuno di questi spostamenti di comportamenti elettorali ed è drammaticamente e sostanzialmente assente nelle regioni, nelle province, nei grandi come nei piccoli comuni del Nord.
L’esito delle ultime elezioni è chiaro: il centrodestra governa la maggioranza delle regioni, con più dei 2/3 della popolazione e poco meno dei 2/3 PIL nazionale. Infatti, nel Nord, che nelle statistiche economiche nazionali comprende l’Emilia Romagna, si produce oltre il 54% del PIL e più del 70% delle regioni è governato dal centrodestra. L’affermazione della Lega in Veneto e Piemonte e il suo contributo decisivo per la vittoria in Lombardia creano, per la prima volta le condizioni - grazie al federalismo fiscale e all’art.117 penultimo. comma Cost. - di una separazione, funzionale prima e politico-istituzionale poi, dell’Italia settentrionale.
Non è tuttavia tempo di rassegnazione, né tanto meno di disperazione, né di cinismo consolatorio, ma di una determinata, realistica, paziente e lucida speranza, che una rinascita sia possibile e che spetti ad una sinistra credibile e moderna indicare il percorso ed elaborare programmi di riscatto.
Di questa ricostituzione e rinnovamento della sinistra, i socialisti italiani e lombardi, parte integrante del socialismo europeo (PSE) e internazionale (IS), vogliono essere elementi costituenti e costitutivi, con la loro identità e la loro autonomia, insieme con tutti quelli che vorranno raccogliere questa sfida.
Alla luce di queste premesse appare urgente che il Partito, rafforzate e rinnovate le proprie strutture, nonché definiti sul piano organizzativo e dei grandi orientamenti politici e programmatici di valenza nazionale i contorni per un salto di qualità della propria azione politica, si dia un assetto federativo e di larga autonomia regionale, in modo che si possa organizzare una presenza strutturata capace di interpretare le esigenze del PARTITO AL NORD, pur rifiutando in maniera netta ogni ipotesi di partito del Nord.
L’assemblea congressuale regionale della Lombardia sottolinea la necessità di coinvolgere, in occasione delle elezioni comunali e amministrative del prossimo anno, candidature femminile e maschili, favorire e sostenere incarichi amministrativi di coloro che, dando ovvie garanzie di buona amministrazione, assicurino un impegno per il rafforzamento del Partito.
L’assemblea chiede un sostegno del partito a livello nazionale per un rilancio del partito in Lombardia, sufficientemente presente sul territorio ma da anni in difficoltà, come il resto della sinistra, dal punto di vista elettorale.
Chiedono al Partito nazionale di lavorare per la concretizzazione del Partito Socialista Europeo costituito come organizzazione trasnazionale con possibilità di iscrizione diretta.
Nel quadro più generale delle proposte di riforma istituzionale, occorrerà comprendere, come è sempre stato nella tradizione socialista, non soltanto gli organi costituzionali centrali, ma anche le riforme riguardanti le regioni, le province e i comuni, con le loro relative leggi elettorali.
I consigli degli enti locali territoriali, una volta palestra di democrazia e di formazione politica, sono stati sviliti nelle loro funzioni e attribuzioni essenziali. Si propone per tanto di rimettere in discussione l'elezione diretta dei vertici degli esecutivi (presidenti di regioni, di province e sindaci di grandi città) affinché siano confermate e non mortificate le funzioni di indirizzo e controllo che spettano ai consigli eletti con eguale sovranità popolare. Deve essere reciso l’attuale rapporto tra maggioranza consigliare e eletti alla carica di sindaci o presidenti. L’elezione diretta e il premio di maggioranza sono incompatibili con il principio fondamentale della divisione dei poteri.
Per quanto riguarda la realtà milanese, l’istituzione della città metropolitana pare come non più rinviabile, ben sapendo che la sua nascita implica il superamento dell’attuale Provincia e dello stesso Comune di Milano. D’altra parte, la nascita della città metropolitana non avrebbe senso se non prevedesse la contemporanea istituzione di nuove municipalità in Milano.
Per quanto riguarda le politiche regionali, si assume come idea politica generale la Lombardia come un’unica grande area urbana policentrica, che richiede politiche unitarie sul terreno della qualità ambientale e dei diritti di mobilità a tutti. In tal senso il sistema infrastrutturale della regione deve privilegiare il trasporto su ferro, l'intermodalità, l'utilizzo delle vie d'acqua, il tutto connesso al sistema portuale integrato ligure-toscano e adriatico, ai valichi transalpini e al sistema aeroportuale lombardo, piemontese e veneto. La realizzazione del Corridoio V, di cui le vicende del Val di Susa costituiscono l'antecedente, così come per quanto riguarda la realizzazione di tutte le altre grandi infrastrutture, dovrà prevedere non solo un'informazione preventiva e una consultazione delle popolazioni sul tracciato e sulle opere connesse, ma anche un coordinamento che coinvolga le autonomie locali.
La Lombardia, come tutte le regioni del Nord, le uniche con frontiere terrestri devono incrementare la cooperazione transfrontaliera con la creazione di organismi permanenti di coordinamento transnazionali.
L'assemblea congressuale regionale impegna il Partito ad ogni livello a dare attuazione concreta all'art. 5 dello Statuto, che prevede le adesioni collettive per associare circoli, associazioni e movimenti al Partito Socialista Italiano salvaguardando la loro autonomia in iniziative comuni ovvero a promuoverle congiuntamente.
I delegati lombardi al Congresso Nazionale di Perugia sono impegnati a sostenere queste indicazioni politiche e programmatiche e a promuovere, insieme con i delegati delle altre regioni, un rinnovamento degli organi, delle strutture e dei metodi di lavoro del Partito.
Si invitano infine i Delegati a farsi coerenti portatori delle indicazioni regionali al Congresso Nazionale.