"DA ESPONENTE PD A «EX SOCIALISTA»" di Riccardo Nencini dal "Corriere della Sera" del 17 luglio 2008

09 ottobre 2008


Caro Direttore, Piero Ostellino nell' editoriale di ieri torna su un tema irrisolto: il rapporto difficile fra socialisti ed ex comunisti. Vorrei riprendere alcune considerazioni lì sviluppate. Le prime, amare, riguardano il caso Del Turco. È stato scritto che le presunte tangenti servissero a comprare il passaggio di 8 senatori dello Sdi nelle file del Pd. Impossibile. Non c' erano senatori socialisti. Se anche vi fossero stati, non sarebbe stata un' operazione praticabile perché i socialisti non sono in vendita. C' è un secondo motivo d' amarezza. È almeno bizzarro che quando si tratta di eleggere rappresentanti della sinistra il Pd presenti con legittimo orgoglio le sue donne ed i suoi uomini; ma quando gli stessi cadono in disgrazia - mi auguro per Del Turco temporanea - diventano improvvisamente ex socialisti, ex democristiani o ex qualsiasi altra cosa. Ma veniamo al nodo politico della «solitudine dei socialisti». Un partito dell' 1% può sentirsi solo, ma non quando è in compagnia di buone idee. Idee non dissimili da quelle che hanno segnato la rinascita del partito laburista britannico e dei socialisti spagnoli. Idee che si richiamano all' individualismo solidale, che non si rassegnano a confondere il mercato con l' egoismo edonista e che credono fortemente nella funzione della politica. Idee che si richiamano al merito, all' inclusione, ad una serena sicurezza per i cittadini. Era proprio la modernità di queste idee, portate avanti dai socialisti, a spaventare certa sinistra. Idee scomode in quanto dotate della forza, e non soltanto del pessimismo, della ragione. Tangentopoli ha costituito una facile scorciatoia per tentare di liquidare questo pensiero, ma senza successo. Si può annientare un avversario politico, infatti, ma non si può deviare il corso della storia. È da lì che parte quella che Ostellino definisce «la sorda continuità antisocialista... che consente al postcomunismo di sottrarsi a una scelta culturale, politica e, perché no, elettorale». Questi evitamenti sono la principale spiegazione delle difficoltà della sinistra italiana, che ha cercato di sopperirvi legandosi prima alla sinistra radicale e ora all' inqualificabile (stricto sensu!) Di Pietro, ma sempre escludendo l' unico approdo possibile. Può anche capitare la sorte di vincere un' elezione - 2006 docet - ma comunque senza un impianto politico-culturale per governare. Ricordo che solo quando i socialisti hanno avuto percentuali elettorali a due cifre il centrosinistra ha dimostrato l' effettiva possibilità di diventare maggioranza. Noi stiamo qui, su una frontiera politica e culturale che con coerenza presidiamo da oltre 40 anni. E i riformisti, prima o poi, verranno a bussare. segretario del Partito Socialista Nencini Riccardo

Vai all'Archivio