CRAXI, L’ATTUALITA’ SOCIALISTA
07 febbraio 2012
Milano, 21 gennaio 2012, Teatro Elfo Puccini
Sintesi dell’introduzione di Roberto Biscardini.
Più si ha occasione di leggere di Craxi, in quanto semplice militante socialista, dirigente locale e nazionale, segretario del Partito e infine Presidente del Consiglio, più si capisce il valore di una grande personalità della sinistra italiana.
Del socialismo democratico occidentale, gradualista, come amava ripetere lui. L’espressione di un socialismo “moderno” ma che non volta mai le spalle “alla giustizia sociale, alla libertà politica e all’efficienza produttiva”.
Un socialismo moderno che sta ai “fatti”, cerca di comprendere i cambiamenti sociali ed economici, si pone il problema di interpretarli e di governarli. Un atteggiamento e una concezione della politica, semplice per molti di noi, ma che non sono ancora passati nella sinistra come un elemento naturale.
L’attuale crisi economica, sociale internazionale e nazionale, il bisogno di riforme sempre più avvertito nel paese come assolutamente urgente, la necessità di riformare uno Stato di cui si è persa ogni fiducia ripropongono per noi vecchie questioni. Riaprono la questione socialista e pongono il tema della sua attualità. Ugualmente avviene sul piano politico: la crisi del berlusconismo, l’inizio di una fase nuova della politica italiana, la consapevolezza che via Monti non si torna al ’93, riaprono il tema di una prospettiva socialdemocratica moderna. I fatti lo impongono.
Io so benissimo che, non solo nella società, ma anche tra coloro che si sentono socialisti pur avendo rinunciato ad una militanza politica, ci sono alcuni che pensano che non ci siano più le condizioni per una prospettiva socialista nel nostro paese. Sono pessimisti e men che meno credono nell’attualità del socialismo.
Ciò è in netto contrasto con un dibattito che su questo tema si è aperto in tutto il mondo e in Europa in particolare. E’ in contrasto con il dato di fatto del fallimento e della crisi della seconda Repubblica che ha portato l’Italia ad un declino economico, istituzionale e morale mai conosciuto prima. E’ in contrasto con il dato oggettivo che questa fase è destinata ad evolversi in una fase nuova, di cui non si conoscono ancora i contorni, non sappiamo come si manifesterà ma una cosa è certa: ci sono ragioni oggettive perché lo spazio politico del socialismo italiano sia destinato a riproporsi come espressione politica nuova di un diverso centrosinistra.
E ritorniamo a Craxi. Tre suoi insegnamenti, tre modi di essere socialista, che ci ha lasciato in eredità, sono utili per costruire oggi una consapevolezza nuova.
Primo. Craxi non aveva una visione ideologica della politica e della realtà. Affrontava la realtà per quella che era pragmaticamente e a differenza dei comunisti di allora non aveva una visione catastrofista, anzi la realtà non è mai brutta, è sempre un’opportunità per cambiare, per migliorare, per affrontare temi e questioni che non possono essere messe da parte, ideologicamente liquidate o peggio ancora nascoste nel cassetto. Questione di assoluta attualità.
Secondo. Craxi ebbe grande intuito che per essere riformista bisognava essere revisionista. Anzi per la verità è stato un grande revisionista che non ha avuto il tempo di essere un grande riformista. Le condizioni a contorno e il poco tempo a disposizione non gli hanno consentito di attuare le grandi riforme di cui il paese aveva bisogno e che Bettino aveva ben colto.
Craxi da revisionista quindi diede un grande contributo per smantellare le incrostazioni ideologiche che impedivano alla sinistra di essere moderna e riformista. Quella di derivazione comunista, cattocomunista e sindacale. E’ un compito da assolvere e da affrontare anche oggi se si vogliono fare delle vere riforme. Alcune incrostazioni rispetto a quelle di allora sono cambiate, ma molte sono rimaste intatte nella sinistra e nel sindacato e nuove sono affiorate nelle dottrine della destra. Prima fra tutte l’ideologia del liberismo, che ha indebolito e ridotto il ruolo dello Stato, della politica, delle libertà e della democrazia. E poi l’incrostazione del populismo che non potrà mai, né si candida a governare, ma impedisce con tutte le sue energie ad altri e in particolar modo ai riformisti di farlo. Il populismo, una vera piaga dell’attuale politica che sta a destra, a sinistra compreso il populismo della Lega.
Terzo. Craxi aveva una visione complessiva delle cose e avrebbe contrastato la cultura dello sminuzzamento e frammentazione degli interessi e persino dei diritti. Avrebbe contrastato una destra e una sinistra diventati insieme difensori di interessi corporativi, compreso ciò che oggi va per la maggiore: un’egemonia delle minoranze organizzate per gruppi tutte contrapposte agli interessi generali della società.
Quindi revisionismo e riformismo, pragmatismo e visione globale della realtà sono tra i punti di partenza da cui riaffermare l’attualità della nostra cultura politica nell’interesse di una evoluzione positiva per il paese e del quadro politico italiano. Questo è il senso di un appuntamento che abbiamo dedicato a Craxi nel giorno del suo dodicesimo anniversario della morte, come questione non disgiunta dall’attualità del socialismo italiano.