CRAXI, IL FILM E NOI di Roberto Biscardini del 16 gennaio 2020
16 gennaio 2020
Mai come quest’anno, nel ventennale della morte di Bettino Craxi, si è ritornati a parlare di lui, dello spessore e del significato profondo della sua politica, del ruolo che ha avuto nel socialismo italiano e internazionale, del valore della sua esperienza di governo e della sua drammatica quanto ingiusta fine.
Con i tanti libri, interviste, articoli e dibattiti televisivi si è riaperta la discussione intorno alla figura di Bettino Craxi e indirettamente anche intorno alla questione socialista, apparentemente sepolta sotto le ceneri di tangentopoli. Si ritorna così finalmente a riflettere sulle ragioni della fine di una grande storia politica, ma anche di come una nuova fase possa riaprirsi proprio ripartendo da lui.
Ripartendo da Craxi e da una storia interrotta, sul piano politico, economico e sociale.
Ripartendo da tutto ciò che è ancora utile e attuale, senza nostalgie e senza rimpianti, tralasciando tutto ciò che oggi non lo è più.
Ma certamente partendo da lui che, a distanza di quasi trent’anni dalla fine del Psi, vuol dire ripartire da zero, nella consapevolezza che la crisi della democrazia italiana e la gravità della situazione economica e sociale attuale è figlia dei fallimenti di tutto ciò che si è chiamato “sinistra” dopo il ’94 e del tradimento che la sinistra residuale ha compiuto nei confronti dei propri principi, lasciando campo libero alle destre. Quindi nella consapevolezza che senza la ripresa di un percorso socialista l’unica prospettiva che l’Italia avrà davanti è una destra sempre più aggressiva, capitalistica e illiberale.
Quanto la ripresa del dibattito politico di queste settimane intorno a Craxi e al socialismo dipenda, non dall’anniversario della sua morte ma dal film Hammamet di Gianni Amelio, non è chiaro. Ma certamente la forza del film e l’avere affrontato, prima ancora delle questioni politiche, la dimensione umana di Bettino Craxi, sta facendo crescere nell’opinione pubblica un’attenzione alla questione socialista più grande di quella che ci si poteva immaginare.
Insomma, per certi versi, il film sta facendo molto di più, per la causa socialista, di quanto non abbiamo fatto noi in tutti questi ultimi venticinque anni.
Bisogna avere il coraggio di dirlo. Aver smosso le coscienze e i giudizi crudeli che l’opinione pubblica e la stampa hanno dedicato a Craxi e alla sua fine è un grande merito e un grande contributo per la politica socialista al di là delle intenzioni.
Far conoscere alle nuove generazioni l’uomo, trasformando quella che fino ad ora è stata raccontata come una storia criminale in una storia di disumana ingiustizia, perpetuata non solo da una magistratura ma anche da un paese che si è lasciato trascinare nella barbarie di quegli anni, è il grande merito di questo film.
Di più ad un film non si può chiedere, semmai dovremmo riflettere sul fatto che non avremmo dovuto aspettare che un regista facesse quello che avremmo dovuto fare noi, e che dobbiamo fare. Vai all'Archivio