CONTRO LA CRISI DEGLI ENTI LOCALI LA SOLUZIONE È NELL’AUTOGOVERNO, di Roberto Biscardini, dall’Avanti N.42 del 12 dicembre 2010
21 dicembre 2010
“L’Italia in comune”, è un’iniziativa socialista sulle politiche locali entro il quadro della più grande crisi di sistema, crisi morale e istituzionale, nel paese attuale. Alle soglie della fine di un ciclo politico, dal quale si uscirà veramente solo andando oltre quella fase di transizione che iniziò sedici anni fa, invocando bipolarismo, bipartitismo, falsa stabilità, personalizzazione della politica ed il superamento dei partiti.
A livello locale: uno schema bipolare sorretto dalla elezione diretta dei sindaci, dei presidenti delle provincie e delle regioni, con conseguente indebolimento degli organismi di controllo e di governo dei consigli e delle giunte. Una deformazione della democrazia, che si è identificata nel berlusconismo e nell’antiberlusconismo, destinati ad andare in crisi entrambi, superando il bipolarismo attraverso il proporzionale. Prendendo atto del fallimento di un sistema politico articolato sull’autosufficienza del PDL nel campo della destra e del PD nel campo della sinistra. Tra i tanti scenari ancora possibili una cosa è certa: alla crisi dell’attuale maggioranza di centrodestra non corrisponde un automatico successo dell’opposizione. Così come l’alternativa al centrodestra non si identifica con il passaggio del governo nelle mani della sinistra, ma più semplicemente con il passaggio al sistema proporzionale.
E’ dentro questo quadro che la conferenza degli amministratori socialisti ha, tra le tante suggestioni, posto la questione di fondo.
La crisi di sistema degli enti locali è parte della più grande crisi dello Stato e della politica.
Di questa crisi, che ha minato dal basso le strutture tradizionali della democrazia rappresentativa, non c’è ancora sufficiente consapevolezza. Anzi c’è assuefazione. Per questo la questione va riproposta dai socialisti, per coordinare iniziative sul territorio e a livello centrale. Con forza e con obiettivi chiari. Per costruire nuove alleanze. Riscoprendo il valore di una tradizione che ha sempre riconosciuto nel ruolo politico degli enti locali una straordinaria questione politica nazionale. Il punto di partenza per aprire una nuova vertenza, contro una politica federalista a parole e sempre più centralista nei fatti. A fronte di un debitopubblico prodotto quasi esclusivamente dallo stato centrale, i vincoli di spesa per gli enti locali hanno del grottesco. I comuni che hanno risorse proprie non possono spenderle neppure per investimenti e sono obbligati a tenerle congelate nella tesoreria unica a tasso zero.
Sul versante politico l’elezione diretta dei sindaci e dei presidenti, finchè dura, deve essere riequilibrata da poteri crescenti dei consigli. Così come ledimissioni dei sindaci per cause indipendenti dalla politica non devono più trascinare con sé la rielezione dei consigli stessi.
Le primarie, sostenute o contrastate secondo le convenienze locali di questa o quella forza politica, o peggio, fatte solo per delegittimare i partiti e i loro gruppi dirigenti, non appaiono più nemmeno a sinistra lo strumento più idoneo per selezionare i futuri sindaci. O la coalizione c’è e sa scegliere il proprio leader o, almeno a livello locale, nei comuni al di sopra di 15 mila abitanti, meglio andare al voto con più candidati rinviando al secondo turno alleanze e apparentamenti.
Infine, come ha recentemente sostenuto in un libro Paul Ginsborg, dedicato all’Italia da salvare, occorre riscoprire l’autogoverno urbano, elemento fondante della storia del nostro Paese, garanzia di una nuova modernità.
Occorre riscoprire Carlo Cattaneo, che la Lega evoca, ma non capisce. L’autogoverno è quello che consentì ai tantissimi comuni della Lombardia, anche molto piccoli, sin dalla metà dell’ottocento, di essere molto più efficienti, con più strade e più servizi, dei popolosissimi e grandi comuni siciliani, diceva Cattaneo. I piccoli comuni, spina dorsale della nazione, sono un valore nazionale da riscoprire oggi nel formidabile sistema del pluralismo istituzionale e territoriale. Sono loro che fanno “la nazione nel più intimo asilo della libertà”.
Battaglia socialista antica, battaglia socialista nuova.
Il filo rosso della storia nazionale.