CONTRIBUTO DI CLARA LAZZARINI AL DIBATTITO DEL SEMINARIO DI MERATE – 30 settembre 2007

27 ottobre 2007

CONTRIBUTO DI CLARA LAZZARINI AL DIBATTITO DEL SEMINARIO DI MERATE – 30 settembre 2007

Se uno dei valori fondanti della Costituente Socialista è quello di agire perché ogni persona possa sviluppare appieno la sua personalità tramite libertà e responsabilità in una comunità strutturata per favorire questi percorsi, le proposte contenute nelle due relazioni di Biscardini e di Besostri assumono un grande valore politico e programmatico e non sono assolutamente solo indicazioni di alchimia istituzionale ma gli strumenti per ampliare e sviluppare la democrazia.
Vale perciò la pena di fare su di essi ulteriori riflessioni.
E’ vero che il sistema di governo delle regioni è un infelice ibrido tra sistema presidenziale e sistema parlamentare e di entrambi ha tutti i difetti e pochissimi o nulli pregi.
Il Governatore non solo decide tutto anche contro il volere degli assessori ( vedi il recente contrasto sulla privatizzazione del 118 con l’assessore poi dimissionato Alessandro Cé), ma assorbe energie, risorse umane e finanziarie della struttura regione per accorparle alla Presidenza: l’80% dei funzionari dipende da lui così come i dirigenti della sanità o delle aziende ( spesso nomine non per competenze ma per fedeltà alla Compagnia delle Opere o a Comunione e Liberazione creando così trama ed ordito di una tela per consensi elettorali a lui, capo indiscusso : un bel conflitto di interessi).Lo svuotamento legale della giunta e del Consiglio, l’annichilimento della minoranza, il governo degli strumenti di informazione fanno della regione l’emblema del potere assoluto ai limiti della Democrazia.
Ma va detto che il sistema delle Regioni non è altro che uno dei mostri istituzionali creati in questi ultimi 15 anni, complice ed artefice il Centrosinistra ubriaco di maggioritario e col senso di colpa per aver voluto la libera democrazia dei partiti (che sono i luoghi organizzati per dare potere a chi non ha potere).
Al di là del fatto che davvero occorre riflettere con serietà sulla proposta di soppressione delle Province - di cui sono sempre meno chiare le competenze mentre sono sempre più evidenti le spese di danaro pubblico - le norme che regolano la vita di Province e Comuni hanno fatto di essi organi svuotati di potere democratico per assegnare tutto a Sindaci e Presidenti che si vivono come Podestà con poteri vita e di morte sui consigli che per altro sono anch’essi espressione della volontà popolare.
-Se riprendiamo il contatto con la gente con un “Referendum Propositivo” ( una delle proposte di Biscardini) sulla forma di governo della Regione, facciamo anche lo sforzo per un referendum che potrebbe anche essere abrogativo sulla legge 142 e annessi.
- Se conveniamo da laici che democrazia è stabilità ma anche rappresentanza, decisione e controllo e conflitto, delega ed equilibrio poteri, smettiamo di parlare di leggi elettorali per il “sindaco d’Italia” ma orientiamo su una vera struttura parlamentare che controlli i vertici del potere.
- Non facciamoci affascinare dalla deriva lanzillottesca che per far finta di ridurre i costi della politica propone di tagliare il numero dei consiglieri ammazzando così la politica. Mentre l’unica cosa utile sarebbe quella di ridurre gli assessori, quelli esterni in particolare, insieme alle consulenze ed alle esternalizzazioni improprie ed inutili: in caso contrario, licenziamo assessori e dirigenti che risultano inutili.

Se optiamo per la forma di governo parlamentare, è evidente che dobbiamo scegliere una legge elettorale, ai vari livelli, che abbia la caratteristica di essere proporzionale per garantire la rappresentanza ma che preveda soglia di sbarramento non simbolica per impedire la frammentazione.
Ma attenzione a non cadere nel tranello di chi vorrebbe unire soglia di sbarramento e premio di maggioranza insieme: un altro mostro che non ha nulla a che spartire con la democrazia rappresentativa.

Sappiamo che le assemblee elettive dovrebbero rispecchiare la composizione sociale e rappresentare interessi diversi che dovrebbero trovare in esse luogo di confronto e sintesi.
Purtroppo così sempre non è e le categorie che hanno meno rappresentanza hanno meno potere di proposta e soddisfazione dei propri legittimi interessi.
La nuova preoccupante deriva della politica basata sul personaggio, sul protagonista più che sulle idee – politica che noi dovranno avversare – ha anche inevitabilmente in sé l’aumento vertiginoso dei costi perché basata sull’immagine, sui media, sul lavoro di staff di esperti di comunicazione.
Va da sé che, stando così le cose, non c’è alcuna ragionevole speranza di essere eletto per chi ha idee, è “capace e meritevole”, chi potrebbe essere utile alla collettività ma non dispone di mezzi ingenti.
Ragioni economiche e culturali antiche hanno determinato l’esclusione di intere categorie sociali e delle donne in particolare; ed il panorama politico italiano pone il nostro paese fra gli ultimi per sviluppo umano nel mondo.
Occorre velocemente riparare a questo vulnus democratico ed andare verso una democrazia paritaria e compiuta con gli strumenti già utilizzati da altri paesi evoluti e da partiti fratelli del PSE.
Per queste ragioni vorrei che guardassimo senza pregiudizio - e senza considerare l’uso distorto che ne è stato fatto nelle ultime consultazioni politiche – la possibilità di optare per liste bloccate con numero pari di candidate e candidati.
Ovviamente questo pone la questione della forma partito sollevata con lucidità sa Besostri: partiti finanziati da fondi pubblici e soggetti alla legge ed alle indicazioni dello Stato con assoluta trasparenza, dove vige l’obbligo delle primarie e della consultazione degli iscritti per ogni passaggio determinante.
Una democrazia non è tale senza Partiti, ma partiti non democratici sono suicidi e pongono le premesse per la deriva antidemocratica.
L’alternativa per favorire i soggetti deboli nelle elezioni potrebbe anche essere quella del ritorno alle preferenze multiple che per altro pratichiamo serenamente nelle elezioni europee.
Con notevole ritardo, la Regione Lombardia sta discutendo in commissione ad hoc dello Statuto che vorrà darsi.
Le sedute della Commissione Statuto come si sa sono pubbliche: sarebbe utile che una nostra delegazione partecipasse a quello che è un processo fondamentale della nostra regione. Nelle sedute già si discute a volte in modo improprio della democrazia paritaria confondendo la rappresentanza di genere e sociale con le discriminazioni sessuali che non sono causa ma conseguenza.

La Costituente che discute di diritti e doveri e di uguale libertà potrà trovare il modo di parlare e farsi ascoltare dalla gente se troverà gli strumenti ed i luoghi giusti: non sarebbe difficile farsi ascoltare se dicessimo, urlando e fuori dal coro, che visti i vari tesoretti celati o palesi, per riconquistare la fiducia degli Italiani occorrerebbe decidere di togliere un punto? mezzo punto? percentuale all’IRPEF di tutti: finalmente un premio per i virtuosi che pagano le tasse!
Non sarà troppo difficile farsi considerare se alle parole corrisponderanno anche immagine e comportamenti, con adeguato tourn-over di personaggi e maggiori presenze di donne e giovani.
Attenzione però: non vorrei che passasse la filosofia di Bondi che l’altra sera in TV - davanti ad una bella Brambilla che conosce l’arte di parlare per 20 minuti senza dire niente ma facendo sì che tutti si sentano intelligenti ed in grado di capire il nulla – non ha precisato dove si finanzia e quanto costa la variante dell’antipolitica dei Circoli della Libertà, ma ha auspicato che “scendano in campo” tante donne giovani.
Sottintendendo con questo che gli uomini vecchi non li smuove nessuno.

Non sarà così.
Noi, donne ed uomini della Costituente Socialista sapremo vigilare perché alle discriminazioni di genere non si sommino quelle per età e perché il soggetto nuovo non sia un pretesto per mantenere vecchi privilegi.

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