CONFRONTO SULL'UNITA' SOCIALISTA 7 - Paolo Franchi, Facce nuove vecchie famiglie, dal Corriere della Sera del 26 settembre 2005

04 ottobre 2005

CONFRONTO SULL'UNITA' SOCIALISTA 7 - Paolo Franchi, Facce nuove vecchie famiglie, dal Corriere della Sera del 26 settembre 2005

Tra socialisti e radicali sta accadendo qualcosa di potenzialmente importante. C'è bisogno di una forza liberale e libertaria

Non è di sicuro la «Livorno al contrario» di cui dice con un eccesso di enfasi Marco Pannella, l'archiviazione del secolo delle scissioni, l'avvento del tempo dell'unità. Ma anche chi preferisce volare più basso dovrebbe registrare che in questi giorni tra i socialisti, e tra i socialisti e i radicali, sta capitando qualcosa di importante. O meglio: qualcosa di potenzialmente importante. Perché basta conoscerne un po' i genitori per capire quanto sia alto il rischio che provvedano proprio loro a strangolare la creaturina in culla. Magari per sbadatezza. Persino per troppo amore. Si trattasse solo di un'unità socialista in sedicesimo, la cosa interesserebbe solo gli interessati e i loro cari: qualche centinaio di professionisti politici, e qualche centinaio di migliaia di elettori.
Che in questi anni hanno trovato riparo, in attesa di tempi migliori, in parte (lo Sdi) nel centrosinistra, in parte (il nuovo Psi) nella Casa della Libertà. Ma la questione socialista, nella storia italiana, è qualcosa di più importante, di più complesso e anche di più interessante delle fortune di Enrico Boselli e di Gianni De Michelis, dei fratelli Craxi e di Roberto Villetti. Una quindicina di anni fa, ai tempi di Mani pulite e del crollo della Prima Repubblica, gli eredi del Pci (e non solo loro) pensarono che il modo migliore per venirne a capo fosse toglierla di mezzo, magari trattandola alla stregua di un capitolo della questione criminale. Commisero non solo un'ingiustizia, ma anche (e la cosa, in politica, è persino più grave) un serio errore, speculare a quello compiuto da Bettino Craxi quando, poco prima, aveva sperato di annettersi le armate in rotta del comunismo italiano: ci sono voluti parecchi anni, dure repliche della storia, e un segretario come Piero Fassino, perché finalmente lo riconoscessero. Ma la questione socialista non era (solo) il Psi e Craxi.

E oggi non è (solo) lo Sdi e il nuovo Psi che si ritrovano, complice la crisi probabilmente senza appello del centrodestra, dall'unica parte dove sotto ogni cielo possono ritrovarsi dei socialisti, e cioè a sinistra. Ha molte ragioni Giuseppe Tamburrano quando sostiene che fa sorridere la sola idea di Pannella, che socialista non è stato mai, «coartefice di una duratura alleanza tra i socialisti». Ma anche Tamburrano, che è un bravo storico del socialismo, passerebbe dalla parte del torto se dimenticasse quanto importante, antico e complicato sia il rapporto (in un certo senso di amore e odio) intercorso, negli anni Sessanta e poi nei Settanta e poi ancora negli Ottanta, tra socialisti e radicali. Elenchiamo pure alla rinfusa: i diritti civili (il divorzio e l'aborto anzitutto, ma non solo il divorzio e l'aborto), il garantismo anche nelle stagioni più difficili, la tolleranza, la difesa della laicità dello Stato, la propensione a svecchiare i programmi e la cultura stessa della sinistra, aprendola al mercato e all'innovazione, insomma l'alleanza tra i meriti e i bisogni. Forse è poco per parlare di una storia comune, ma è abbastanza per prendere atto che la storia dei socialisti e quella dei radicali si sono intrecciate e si sono condizionate reciprocamente, in Italia, negli ultimi quarant'anni, forse più di ogni altra. Quando hanno smesso di intrecciarsi, le cose (per loro, per la sinistra, per la modernizzazione del Paese) sono andate molto peggio. Stiamo parlando di un album di vecchie foto di famiglia ingiallite, buono per il cassetto dei ricordi, ma del tutto inutile per una moderna sinistra riformista e di governo? Guardando al riformismo attuale, e al peso straordinario che vi esercitano ex democristiani ed ex comunisti, la risposta è no.

Di una forza socialista, radicale, liberale e libertaria, minoritaria ma non insignificante nella società italiana, il centrosinistra e la sinistra hanno bisogno: e nessuna delle forze attualmente in campo, non certo la Margherita così attenta alle ragioni della Cei, ma neanche i Ds così attenti a queste attenzioni, può farne le veci. A rendere inutile sul (ri) nascere una simile forza, semmai, possono benissimo provvedere i soci fondatori, e forse già vi provvedono: Pannella straripando, i socialisti delle due specie immiserendola in mediocri beghe di partitini, riducendola a un espediente per assicurarsi la sopravvivenza. E' probabile che le cose vadano a finire così. Sarebbe un peccato. L'ennesimo. Tanti i punti di contatto fra socialisti e radicali C'è bisogno di una forza liberale e libertaria

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