CONFRONTO SULL'UNITA' SOCIALISTA 6 - Francesco Robiglio, Dopo Fiuggi, alziamo il tiro della nostra proposta politica, 27 settembre 2005
30 settembre 2005
Il progetto di ricomposizione dell’area socialista e laica ha l’ambizione di aprire nuovi scenari politici e di avviare un processo di rinnovamento nelle caratteristiche e nella geometria anche della sinistra italiana. Per soddisfare questa che mi sembra nel contempo un’ambizione e un’esigenza, occorre che la proposta politica socialista e liberale al Paese sia all’altezza dell’emergenza in cui il Paese si trova. Fiuggi ha sancito un passo importante in questa direzione, in termini di comune riconoscimento degli spazi politici, della possibilità e della volontà di questo progetto.
E, tuttavia, perchè questa aspirazione non venga delusa, occorre lavorare perché emerga, all’interno della sinistra italiana, una risposta socialista, riformista e liberale alla crisi politica, sociale e istituzionale in cui il Paese versa dopo quattro anni di governo di centro-destra. Per la gravità della situazione nazionale e per i connotati che delineano l’attuale coalizione di centro-sinistra, non è sufficiente che i motivi e gli elementi identificativi specifici della ricomposizione socialista e laica siano ricercati in battaglie importanti ma ristrette al campo dei diritti civili (pacs, eutanasia, divorzio veloce). La stessa tradizione politica e amministrativa del socialismo europeo e italiano non può essere confinata e circoscritta a temi e battaglie politiche di bandiera.
Nell’elaborazione e nella proposta politica di Fiuggi sono stati molto presenti Fortuna e Zapatero, ma non sufficientemente Blair e, in particolare il Blair del rilancio economico, del governo dei processi di creazione e distribuzione della ricchezza, della difesa e revisione dello stato sociale, della scuola e della sanità pubblica.
Lo schieramento di centro-sinistra trae oggi vantaggio e linfa dal dissesto e dalle incapacità dimostrate dal governo Berlusconi. Stenta tuttavia a formulare un programma di rilancio al Paese e il fatto che le primarie si vengano a caratterizzare come confronto personalizzato e personalistico tra leader dei quali non sono né chiari, né espliciti programmi e intenzioni, costituisce un punto di debolezza in termini di credibilità e appetibilità politica.
Questa situazione è conseguenza anche della difficoltà dell’attuale coalizione di centro-sinistra a riferirsi alla cultura politica del socialismo riformista europeo. Liberalizzazione dell’economia, a cominciare dai settori dei servizi e degli ex-monopoli pubblici, completamento delle privatizzazioni, riforma del sistema fiscale, legge sul risparmio, rafforzamento dell’economia di mercato e della concorrenza nel sistema finanziario e riforma della Banca d’Italia; e, ancora, riforma del mercato del lavoro, riassetto del sistema previdenziale, riforma dello stato sociale, riforma e controllo della spesa pubblica, revisione dei sistemi di sostegno alle aziende. Forse che su tutti questi temi, e altri ancora, che saranno in testa all’agenda di qualsiasi governo riformatore alle prossime elezioni, il centro-sinistra ha dato ad oggi risposte sufficienti e condivise? Forse che non è proprio su questi punti, quelli veramente importanti per il Paese, che la politica socialista deve dare risposte innanzitutto al Paese, ma anche, direi, agli altri alleati della sinistra? Questo mi sembra debba essere il contributo primario del socialismo liberale al Paese e alla sinistra italiana.
Rispetto a Fiuggi, occorre dunque alzare il tiro. La ricerca di identità socialista nella sinistra su temi importanti ma certamente non centrali per il rilancio del Paese sarà probabilmente utile in termini elettorali a breve, ma rischia di tenerci ancora relegati all’interno dell’attuale coalizione in una posizione di marginalità sia numerica, sia di qualità e peso politico. E’ bene quindi che i temi di una svolta socialista e liberale nella sinistra e nel Paese siano riproposti come motivo fondante di una ricomposizione dell’area socialista con i compagni del Nuovo PSI. E’ propria infatti della migliore tradizione autonomista del socialismo italiano la responsabilità di definire soluzioni, anche originali, di rinnovamento al Paese. E senza questo passaggio, mi sembra difficile potersi fare portatori e rappresentanti di quel rinnovamento della sinistra italiana, necessario per presentarsi agli elettori come forza di governo autorevole e credibile.