COLLEGATI. LA «VERA» FINANZIARIA DEVE ANCORA NASCERE - di Luca Iezzi- dal Riformista di Lunedì 4 Ottobre.
04 ottobre 2004
Oggi il ministro dell’Economia, Siniscalco, illustrerà alla Camera la manovra appena approvata. Il suo compito sarà quello di difenderla dai ripensamenti degli alleati, poi da domani s’inizierà a parlare del cosidetto "collegato" dove dovrebbero essere presenti gli interventi su riforma fiscale, revisione degli incentivi per le imprese, difesa del potere d’acquisto e competitività del sistema-Italia. Un elenco eterogeneo, ulteriormente complicato dalla varietà di proposte annunciate dai partiti della Cdl su ogni argomento.
È improbabile che il percorso del collegato rimanga a lungo solo parallelo alla legge Finanziaria: non lo è mai stato dal punto di vista politico, e difficilmente lo rimarrà dal punto di vista procedurale. E’ evidente che l’appoggio alla manovra da 24 miliardi da parte dei vari partiti della Cdl varierà anche in funzione dei provvedimenti che finiranno realmente dentro questo provvedimento. Ad esempio, i dubbi della Lega su parti importanti della Finanziaria, come l’intervento sugli studi di settore che dovrebbe portare extragettito per 7 miliardi, potrebbero diventare molto più sfumati se contemporaneamente il resto della manovra si avvicinasse di più alle loro richieste. La minaccia più grande, paventata dagli stessi esponenti del governo, è che senza scadenze certe il dibattito all’interno della maggioranza potrebbe concludersi con un nulla di fatto. Ecco dunque le necessità di passare attraverso un decreto legge oppure trasformare questi collegati in maxi-emendamenti da far rientrare nella Finanziaria durante l’approvazione parlamentare. Un percorso tortuoso che nasce dall’incapacità dell’alleanza di governo di definire una sintesi delle diverse proposte di politica economica, fino al punto da arrivare a promuovere una "Finanziaria in due tempi". E gli incontri di questa settimana non saranno certo risolutivi, troppo ampia la distanza tra le varie proposte concrete. Forza Italia pone su tutto la priorità del taglio dell’Irpef, cui seguono gli altri capitoli emersi durante la verifica di maggioranza a luglio: incentivi alle imprese per favorire la competitività. Si tratta degli stessi argomenti che stanno a cuore agli altri partiti della Cdl anche se con pesi e gerarchie diverse. Ad esempio nell’Udc sono decisamente più freddi sulla necessità di intervenire sulla tassazione dei redditi personali mentre hanno elaborato delle proposte che guardano alle imprese, attraverso incentivi mirati e non a pioggia, che premino chi punta sulla ricerca, sull’internazionalizzazione, sull’accorpamento dimensionale, sulla formazione e sull’innovazione dei processi e dei prodotti. Sulla riduzione dell’Irap sulla ricerca anche a scapito dell’intervento sull’Irpef, l’Udc sarà in compagnia di An. I centristi sono sensibili naturalmente anche al capitolo famiglia. Su questo punto è la Lega che si appresta a riproporre il bonus di 1.000 euro per il figli, da estendere anche per il primo nato, con una spesa quindi di 530 milioni. Una possibilità sarebbe anche quella di superare il frazionamento degli incentivi alla famiglia, per costituire invece un grosso fondo di 2-3 miliardi.
Alcuni esempi, che dimostrano come i progetti nascondano strategie di politica economica praticamente antitetiche: l’impostazione di Forza Italia e del premier cerca di far ripartire lo sviluppo puntando sui consumi interni, quindi vuole aumentare il reddito disponibile, diminuendo il prelievo fiscale, e difendendo il potere d’acquisto delle famiglie. Gli altri alleati sono più cauti, guardano piuttosto alla possibilità di utilizzare la leva del bilancio pubblico aiutando le imprese e "barattando" il mantenimento dell’attuale pressione fiscale con interventi più efficienti. I due grandi problemi per Siniscalco, che sarà chiamato ad una mediazione, sarà riuscire a mediare tra queste due impostazioni, mantenendo comunque una coerenza di fondo alla manovra, visto che è alto il pericolo che finisca per prevalere un meccanismo di alleanze variabili sui singoli provvedimenti. E soprattutto c’è l’enorme scoglio della copertura per le misure che saranno poi decise. A partire dal taglio dell’Irpef, che costerebbe 6 miliardi. Il dibattito non si esaurisce certo all’interno della maggioranza, specie dopo che anche la manovra da 24 miliardi ha suscitato la critica unanime di tutte le parti sociali, a cominciare dai sindacati, ma anche Confindustria che sarà parte in causa al momento in cui ci si troverà a rivedere il meccanismo degli incentivi pubblici alle attività. L’idea del ministro e degli esperti economici della Cdl è quella di finire il lavoro entro ottobre, quando la Finanziaria vera e propria approderà nell’aula di Montecitorio, per un incontro inevitabile, ma certo non indolore.