CITTÀ METROPOLITANA. PIU’ DEMOCRAZIA PER LE CARICHE di Giorgio Goggi da Il Giorno del 15 dicembre 2020
15 dicembre 2020
E’ ormai urgente una modifica della legge che ha istituito la Città Metropolitana.
Il più grande problema di questa legge è il fatto che i cittadini della Città Metropolitana sono governati da un sindaco che non hanno eletto. Anche a Milano il sindaco della Città Metropolitana è eletto dai soli milanesi.
Questo viola l’antico principio cardine della democrazia “no taxation without representation”, recepito anche dalla nostra Costituzione, che vuole che a nessuno sia imposta una tassa se questa non è stata decisa da un consesso ove siedano anche i propri rappresentanti.
Principio generale, che si estende ben oltre il tema della tassazione, perché la democrazia vuole che nessuno debba subire le decisioni di un potere politico che non ha potuto eleggere.
In verità la legge prevede anche l’elezione a suffragio universale del sindaco della Città Metropolitana, ma perché questo possa avvenire impone “l’articolazione del territorio comunale in più comuni”, ovvero la cancellazione dell’identità del capoluogo.
Il modello originario è quello degli arrondissements di Parigi, per i lunghi anni (dal 1860 al 1977) in cui Parigi fu governata non da un Sindaco, ma da un prefetto nominato dal governo. Non proprio un modello di democrazia.
Si tratterebbe comunque di un solo Sindaco per capoluogo e resto della Città Metropolitana.
Qualche giorno fa, il Centro Studi Grande Milano ha organizzato un’audizione di Arianna Censi, vicesindaco di Milano con delega alla città metropolitana.
Arianna Censi ha impressionato tutti per la passione, la competenza, la voglia di fare e la pluralità di iniziative che ha manifestato nel rispondere alle domande.
Bene. Ma se ci fosse un conflitto tra Comune e Città Metropolitana, potrebbe la vicesindaco contrapporsi al suo Sindaco?
Se avesse la necessità di tutelare gli interessi della Città Metropolitana contro quelli del Comune?
E’ evidente che non avrebbe il potere di farlo.
A dire il vero; è normale che ci sia un conflitto tra Città Metropolitana e Comune di Milano, in quanto enti che affrontano situazioni e problemi assai diversi.
In passato spesso ci sono stati conflitti e sono sempre stati composti, in questo modo è avanzato lo sviluppo di Milano e della sua Provincia, in una dialettica, a volte anche aspra, ma che alla fine ha arricchito entrambi.
E’ illogico pensare che oggi non ci siano più interessi e problemi divergenti tra Comune e Città Metropolitana; è anche probabile che se ne siano già cumulati parecchi, magari irrisolti.
E’ assurdo prevedere che un Sindaco non eletto dai cittadini della Città Metropolitana li possa rappresentare, contro l’interesse dei propri elettori. Questo non avviene, né può avvenire, in un sistema democratico.
Sarebbe giusto ridare un presidente eletto alla sola Città Metropolitana, che si possa contrapporre al Sindaco del capoluogo, se necessario, e questa potestà di contrapposizione arricchirà la politica e farà il bene di tutti.
Naturalmente occorrerà eliminare al più presto la liberticida e antistorica imposizione di suddividere il capoluogo in diversi comuni, perché l’identità dei milanesi è Milano, non sono i quartieri.
Ovviamente, questo vale per tutte le Città Metropolitane d’Italia.
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