CHIARA MORONI, di Roberto Biscardini, 6 agosto 2010
09 settembre 2010
La scelta di Chiara Moroni di lasciare il PDL ha fatto notizia.
Chiara è sempre la figlia del caro Sergio Moroni, suicidatosi, innocente, con un gesto estremo di ribellione e di sfida contro un sistema mediatico e giudiziario, diventato allora ingiusto e giacobino, per interessi affaristici e politici.
Moroni si ribellò ad un sistema politico antidemocratico nascente, i cui tratti, già nella sua ultima lettera, erano ben chiari e delineati.
Non ha caso chi si salvò, dopo quella fase politica, furono quei partiti che per ragioni diverse, fino ad allora, non erano stati legittimati a governare l’Italia repubblicana.
Fedeli per decenni ad ideologie non democratiche e totalitarie, avevano bisogno che si creassero condizioni esterne per entrare in partita. E così fu. La seconda Repubblica si concretizza come opportunità di governo per i post comunisti e per i post fascisti, che con nomi e simboli diversi, vengono sdoganati dall’antipolitica e di fatto, provvidenzialmente per loro, da Silvio Berlusconi, l’antipolitico per eccellenza e per definizione.
Spiegai un giorno a Chiara Moroni come non bastasse stare dalla parte opposta dei “carnefici” post comunisti per essere dalla parte giusta.
Così come le ricordai quanto Berlusconi, anche lui, con le sue televisioni, nei momenti duri dello scontro aperto da “Mani Pulite” non mancò di partecipare ai processi di piazza contro i socialisti, su vasta scala, su tutto il territorio nazionale, nessuno escluso, rei di essere socialisti, criminalizzati dall’attacco giustizialista dei media e dell’opinione pubblica, anche se onesti, incensurati, cittadini per bene, buoni lavoratori e bravi amministratori.
Quindi anche adesso devo ricordare, proprio a lei, che fa della memoria una ragione del proprio impegno politico, quanto lo stesso Fini fu uno dei politici più spietati contro i partiti di maggioranza di governo, e contro di noi socialisti in particolare.
Certo sono passati quasi vent’anni, e sono io il primo a dire che tutti noi abbiamo il diritto dovere di fare alleanze nuove per cambiare in meglio il quadro politico. Nessuno può stare fermo al 1993. Ma perché andare proprio con Fini, dopo che si registra che il PDL e Berlusconi non possano più rappresentare un punto di approdo per persone come lei?
In politica, come nella vita non è reato cambiare idea. Ma, nel momento in cui si decide di cambiarla, tanto varrebbe guardare alle proprie origini. Chi si sta rendendo conto che non è possibile tenere viva la fiammella socialista in altri partiti, valuti l’ipotesi di tornare a casa. Ritornino ad essere socialisti.
Ritornino a fare politica con coloro che la casa socialista non l’hanno mai abbandonata. Con coloro che, difendendo per anni la memoria del PSI e anche quella di Sergio Moroni o di Bettino Craxi, hanno difeso la prospettiva di ricostruire una grande area del socialismo riformista e della libertà.
Discutiamone.