CHE IL MIO GRIDO ARRIVI FORTE. Una dichiarazione di Shady Hamadi sulla pesante repressione in Siria
28 settembre 2011
Il 31 luglio scorso nella città di Hama sono stati uccisi oltre 100 manifestanti dalle cannonate e dai mitragliatori dell’esercito regolare siriano affiancato dalle milizie. Nella città di Damasco, precisamente nei suoi sobborghi sono state usate bombe a grappolo dall’esercito che hanno provocato la morte di oltre quaranta persone. Dall’inizio delle manifestazione, oltre 5 mesi fa, quello che è successo ieri è il crimine più efferato compiuto dall’esercito del presidente Bashar al Assad compiuto contro i manifestanti. Il presidente siriano ha definito eroi e patrioti i militari che hanno portato a termine questa operazione, volta a soffocare una volta per tutte le manifestazioni portate avanti da manifestanti pacifici. Alla domanda se tutto questo spreco di vite era evitabile, l’unica risposta è sì. Se la politica internazionale fosse stata coesa e avesse adoperato i mezzi pacifici di cui è dotata per indebolire e portare alla caduta il regime di Damasco che da oltre 40 anni, dal 1971, è guidato dalla famiglia al Assad, ora non saremmo qui a vedere questo orrore. L’errore non è di certo solo politico ma anche di un informazione che ha fatto troppo poco, sia che essa sia di sinistra o di destra perché spesso non hanno raccontato. Altre volte hanno alcuni giornali di estrema sinistra, hanno condannato i rivoltosi additandoli come terroristi e amici di Israele non capendo che qui non c’entra nessun paese all’infuori della Syria e dei siriani stessi. Oggi io chiedo in qualità di membro della comunità siriana qui in Italia e attivista della prima ora che le istituzioni comunali e nazionali si muovano. Da oltre cinque mesi i siriani contro il regime manifestano a Milano e Roma nell’indifferenza delle istituzioni e dei media. Chiedo quindi che il governo italiano apra un canale di comunicazione con noi e si interessi alla nostra causa. Alle istituzioni comunali la mia proposta è quella di promuovere mozioni in solidarietà con il nostro popolo ed ai partiti di portare il caso in parlamento. Un regime va abbattuto solo perché esso è un regime, senza se e senza ma. Abbiamo visto i negazionismi oscuri che hanno caratterizzato la storia della shoah ed oggi mi trovo a ascoltare italiani che negano la necessità del popolo siriano di conquistare la sua libertà perché abbagliati, forse, dalle luci di Damasco. A voi, a chiunque legga auguro che il mio grido arrivi forte e profondo auspicando la solidarietà e l’interessamento di tutti.
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