CHE COSA E' "SOCIALISTI IN MOVIMENTO" di Alberto Benzoni
01 marzo 2017
Tra i messaggi di
adesione e di sostegno all’iniziativa di “Socialisti in Movimento” in programma
domenica 12 marzo a Roma alla Sala Bonus
Pastor di via Aurelia 208 pubblichiamo la conversazione che ci propone Alberto
Benzoni.D. Che cos'è "Socialisti in movimento"?
R. Per ora non è nulla. Un nome.
D. La sigla di un nuovo movimento?
R. Per carità. Di sigle socialiste ce ne sono già un'infinità. E non c'è alcun
bisogno di crearne un'altra.
D. Un'associazione di secondo grado, frutto di un'intesa tra alcune di queste
sigle ?
R. Nemmeno questo. Non esistono oggi le condizioni per un'operazione di questo
tipo. Se oggi i socialisti sono e rimangono chiusi in diverse case e non
intendono abbandonarle, è perchè non c'è nessuno, persona o gruppo che sia, che
abbia l'autorità o l'appeal per alzare una bandierina e dire
"seguitemi"o "mettiamoci insieme".
D. Ma allora, che cosa proponete?
R. Non chiediamo ai socialisti di lasciare le loro case. Chiediamo ai socialisti
di fare delle cose insieme, tra di loro, ognuno a partire dal suo vissuto
politico e personale
D. Un appello, dunque?
R. In un certo senso sì.
D. Al popolo socialista?
R. Certo. Ma sicuramente non solo a quello. Non ci proponiamo di formare un
"movimento di socialisti"; vorremmo avere dei "socialisti in
movimento"
D. Mi scusi, ma non riesco a capire. Dov'è la differenza?
R. La differenza non è formale. E' sostanziale. E può capirla chiunque abbia
vissuto l'esperienza di questi ultimi vent'anni. Segnati dalla nostra
incapacità di ricostruire, basandosi sulle nostre sole forze, un soggetto
socialista degno di questo nome. E, mi creda ci abbiamo provato in tutti i modi
D Ma, allora, come pensate di riuscirci oggi?
R. Partendo dal movimento. E, in particolare, da quello dei socialisti per il
no. Lì si sono raggiunti risultati superiori ad ogni previsione: una
mobilitazione collettiva senza predenti, il coinvolgimento su obbiettivi comuni
non solo di socialisti delle più diverse appartenenze ma anche di socialisti
senza tessera o magari che non sapevano nemmeno di esserlo.
D. A quanto capisco, quelli che vi interessavano di più.
R. Certamente. Ma che rimettevano in contatto con il mondo esterno, liberandoci
dalla catene (che di catene si tratta) della nostra autoreferenzialità.
Facendoci capire che, sì, probabilmente, forse esisteva nella società un
bisogno di socialismo che non si era manifestato semplicemente perchè non aveva
trovato un'offerta degna di questo nome. E allora "socialisti in movimento”
non è altro che la prosecuzione, dopo il 4 dicembre, dell'esperienza dei
socialisti per il no.
D. In vista di quale sbocco? Nei vostri documenti il tema delle elezioni e in
particolare di quelle politiche, torna continuamente. Volete dunque presentare
una vostra lista?
R: Andiamoci piano. Per un organismo debilitato e fragile come il nostro,
l'idea-forza delle elezioni è una droga necessaria; ma solo se presa nelle sue
giuste dosi. Altrimenti diventa puro veleno.
D. Questo per dire che non ci giochiamo tutto sulle prossime politiche. Perchè
la nostra navicella è troppo fragile per arrivare a quel porto; e perchè ne
vediamo altre, assai più grandi della nostra, in grado di assicurare agli
interessati la possibilità di tornare in Parlamento.
R. Un obbiettivo non solo più che legittimo ma per noi tutti
molto utile e positivo. Rimangono però due passaggi per noi essenziali: il
primo è che la legittimazione di qualsiasi movimento politico nasce dal suo
diritto/dovere di essere giudicato dagli elettori; il secondo è che il recupero
della nostra credibilità è legato alla nostra presenza attiva nella società
D. Giusto. Ma che cosa significa in concreto?
R. Mi viene in mente il "pensare globalmente e agire localmente"dei
verdi all'inizio della loro avventura politica e culturale. Per noi, qui e
oggi. pensare globalmente significa rendersi conto che le aspettative dei 20
milioni di italiani che hanno votato no non sono state tenute in alcun conto
dalla sinistra ufficiale e, in particolare, da quella di matrice comunista. E che
quindi è dovere morale di tutti noi, socialisti, liberali, apolidi, militanti
nei tanti movimenti della sinistra sociale, lavorare perchè quel voto venga
rispettato, a livello nazionale ( magari, perchè no, con una lista "4
dicembre") come a quello locale.
Un livello che offre, tutti i giorni, infinite occasioni di impegno.
D. Molto bello; ma come dichiarazione d'intenti. Ma mi interrogo sulla sua
realizzabilità. E, mi consenta, questa piccola impertinenza, anche sul
significato di quel "noi", da Lei evocato continuamente. Un
"plurale maiestatis"? Un proposito collettivo? Un auspicio? Il
miracolo della resurrezione? Un semplice appello?
R. L'ultima che ha detto. Un disegno che può nascere solo se gli interessati lo
vorranno. Liberandosi da un passato fatto, insieme, di solipsismo enfatico e
lamentoso e di continua attesa del soccorso o, peggio, della sistemazione
esterna.
D. Auguri
R. Anche di quelli abbiamo bisogno.