C'È UNA SINISTRA DA RITROVARE, di Alfiero Grandi da Striscia Rossa
05 luglio 2018
Dopo
l'ennesimo disastro elettorale Pietro Spataro giustamente invoca una
riflessione di fondo sulla sinistra. Purtroppo parte importante del gruppo
dirigente del Pd continua a rispondere a questa crisi ricordando l'età dell'oro
del 40% alle europee.
Il punto
da cui partirei è un poco diverso dal titolo dell'articolo di Spataro.
Non è
scomparsa la sinistra ma la sua rappresentanza politica.
Certo se
proseguisse questa situazione il risultato finale potrebbe essere la
coincidenza delle due crisi, cioè della rappresentanza politica e della
sinistra diffusa, nella cultura, nella società, nelle persone. Per ora mi
sembra ci sia una differenza importante, che lascia una speranza a patto di
iniziare finalmente ad affrontare i problemi.
L'esistenza
di una sinistra nella società è un punto da cui partire e che potrebbe
consentire di individuare e mettere in campo energie e forze importanti per
tentare di superare questa crisi.
Del
resto è del tutto evidente che in situazioni molto diverse tra loro,
socialmente e culturalmente la scelta degli elettori di scegliere l'astensione
o di cercare altri interlocutori da votare è partita proprio dalla sfiducia nei
referenti politici attuali della sinistra, non più vissuti come i propri
rappresentanti.
La crisi
principale riguarda la sfiducia nella rappresentanza politica della sinistra,
arrivata ad un punto tale che potrebbe diventare definitivo, senza appello, se
non venisse data una risposta convincente, una svolta.
Anche in
altre fasi storiche ci sono state crisi rilevanti, ma non con questa gravità.
Ne è una
prova che all'interno della sinistra non ci sono travasi significativi, quindi
nessuna proposta politica oggi è convincente. E' un fatto.
L'elemento
caratterizzante, in particolare nell'ultimo decennio, è lo spostamento
massiccio di voti in periodi relativamente brevi. I 5 Stelle ne sono un
esempio, ma lo è anche l'affermazione della Lega, che ha avuto un aumento
vertiginoso di voti in tempi ristretti. Movimenti così rapidi e di massa sono
spiegabili con la scarsa identità ideale e politica dei partiti, che rende più
facile abbandonarli senza tante remore. Del resto la scelta del partito leggero
è stata fatta con chiarezza.
Nelle
elezioni europee il Pd raggiunse il 40 % in ragione di una diffidenza ancora
forte verso i 5 Stelle, ma questa diffidenza si è sciolta rapidamente nel suo
contrario.
Ha
certamente influito la crisi economica, il raddoppio della povertà,
l'arretramento dei diritti e delle condizioni di lavoro, l'abbandono dei
giovani. Giovani che hanno visto drasticamente peggiorata la possibilità di
occupazione per un improvviso blocco del normale avvicendamento dei lavoratori
già occupati (l.Fornero), oppure costretti a un precariato senza diritti (i
rider cosa sono se non precari tra i precari ?).
Lavoratori,
aree territoriali hanno dichiarato di avere votato 5 Stelle solo perchè
si erano fatti vivi con loro, confermando che si sentivano abbandonati, senza
speranza.
Tuttavia
nella società, nell'economia ci sono tutte le ragioni oggettive per una presenza
efficace della sinistra.
La
marcia in più della sinistra può essere la capacità di partire da tanti
particolari, inevitabile di fronte alla distruzione di identità e di legami,
dalla frantumazione sociale per ricostruire un disegno politico.
La ricostruzione
dell'unità oggi non è possibile attraverso la condizione oggettiva creata da
grandi agglomerati di lavoratori come in passato e quindi la ricostruzione di
un progetto unificante deve essere politica e programmatica, altrimenti le
contraddizioni diventerebbero ingestibili. La classe in sé non esiste più come
in passato, in ragione di grandi agglomerati di lavoro, ma può esistere una
classe lavoratrice che acquisisce la consapevolezza politica gradualmente che i
destini degli uni sono legati a quelli di altri, in alternativa alla guerra di
tutti contro tutti.
La
difficoltà è che parte importante della sinistra ha contribuito a rompere lo
schema generale precedente senza avere la più pallida idea di come
ricostruirlo. Per questo non bisogna stupirsi delle contraddizioni dei 5
Stelle, che sommano cose accettabili, ad altre inaccettabili, da
contrastare. Solo una sinistra con una proposta coerente può fare scoppiare
queste contraddizioni positivamente.
Il
programma politico, la coerenza del disegno sono fondamentali per la sinistra.
Ad
esempio in materia di lavoro, l'unificazione dei diritti e delle condizioni
essenziali di chi lavora è un primo terreno. D'Antona e Alleva, per incarico
della Cgil, hanno ragionato decenni fa su un sistema unitario di diritti di chi
lavora, oggi la Cgil ha elaborato una carta dei diritti di tutti i lavori.
Tutto questo va semplificato, aggiornato e tradotto in linea e pratica
politica. Esiste o no l'esigenza di unificare il sistema attuale di diritti di
chi lavora ? Più in generale la condizione di chi lavora ? Altrimenti
rischieremo di avere tante situazioni come quelle dei riders, che è necessario
affrontare ma in un quadro coerente di diritti, altrimenti come troppo spesso
accade gli uni vengono messi contro gli altri.
Oppure
le pensioni. L'insistenza sul contributivo come scelta unilaterale prenota
contraddizioni e blocca la solidarietà, senza la quale non si va da nessuna
parte nella ricostruzione dei diritti e delle condizioni di lavoro.
Così per
l'occupazione, stiamo andando verso un'economia in cui pochi lavorano troppo e
molti non lavorano o lavoricchiano. Occorre affrontare anche questo punto
vitale, il lavoro va ripartito, redistribuito con un progetto economico e
sociale.
Sono
solo alcuni punti ma ce ne sono altri, non meno importanti come la
progressività fiscale, la lotta all'evasione, il rifiuto dei condoni, la tutela
dell'ambiente, che è una risorsa.
Su punti
caratterizzanti la sinistra può aprire un scenario nuovo in Europa. Senza una
prospettiva sovranazionale non si va da nessuna parte, purtroppo la sinistra
non è mai stata così poco internazionalizzata come in questa fase, sia per
argomenti, sia per legami.
La
globalizzazione implica risposte sovranazionali, eppure mai come in questa fase
la sinistra resta entro i confini nazionali.
Solo un
programma coerente di cambiamento per riunire il corpo sociale entro un
progetto di nuova società può evitare la frantumazione distruttiva della
società e questo deve fare la sinistra se vuole dimostrare oggi le ragioni di
fondo della sua esistenza, con un'idea di mondo e di relazioni che recuperino
la parte migliore della solidarietà internazionale.