C'E' UNA PROPOSTA SOCIALISTA NELLA SINISTRA ITALIANA? - Roma, 12 luglio 2005
01 agosto 2005
Intervento del Sen. Roberto Biscardini al convegno organizzato dall'associazione "Socialismo è Libertà" dal titolo "C'è una prospettiva socialista nella sinistra italiana?", tenutosi a Roma il 12 luglio
Alla domanda posta come oggetto dell’incontro di oggi “C’è una proposta socialista per la sinistra italiana?” bisogna rispondere con estrema onestà: una prospettiva socialista degna di questo nome ancora non c’è, ma incominciano ad esserci le condizioni perché questa prospettiva sia praticabile.
- La ricostruzione in Italia di una proposta socialista utile alla sinistra è stato il punto di riferimento dell’azione condotta da tutti quei socialisti che in questi anni hanno ritenuto di non ammainare la bandiera, pur operando da posizioni politiche diverse.
- E’ stato il punto di riferimento di molti socialisti con tessera o senza tessera e di tante associazioni, circoli, testate giornalistiche e iniziative politiche più o meno importanti che hanno resistito nel paese.
- E’ un esigenza sempre più sentita anche da una parte di coloro che socialisti non sono mai stati, ma che riconoscono, seppur in ritardo, al socialismo italiano meriti storici e successi politici straordinari.
Ma un progetto politico socialista, in questa particolare fase politica, non può che passare dall’unità dei socialisti, da ricercare e perseguire con generosità con chi ci sta e con tutti coloro che si sentano in condizione di dare il proprio contributo.
Per questo obiettivo si può contare su alcune importanti precondizioni:
- Primo: Una proposta socialista per la sinistra italiana trova il suo sostegno principale nelle attese e nelle aspirazioni del popolo socialista, quello che si riconosce nell’ex PSI e quello numericamente modesto ma da non sottovalutare, che vede coinvolti alcuni giovani, che hanno il coraggio di ritenersi socialisti, nonostante la debolezza dell’offerta politica a loro disposizione.
Secondo: la ricostruzione di una nuova forza politica socialista, di dimensioni rispettabili, è entrata nella consapevolezza anche di coloro che, dentro e fuori dall’area socialista, la reputavano impossibile fino a poco tempo fa.
Terzo: questo progetto è diventato più realistico a causa della gravità della crisi del sistema politico, degli insuccessi della politica di questi ultimi dieci anni e per il fallimento di tutti i rimedi che erano stati individuati come necessari per il superamento della Prima repubblica.
Quarto: il fallimento delle politiche del centrodestra.
Quinto: il progetto è diventato più credibile perché è sempre più forte il bisogno di sottoporre a revisionismo le vecchie certezze della sinistra.
Dopo una lunga fase di transizione infatti “il re è nudo” e con lui le proposte di tutti coloro che avevano cavalcato il cambiamento, ma che si sono dimostrati incapaci a governarlo.
Le conseguenze della crisi politica di questo bipolarismo, insieme alla crisi istituzionale ed economica, rendono evidente che l’attuale sistema politico non funziona e che un paese non può affidarsi a partiti nuovi, senza tradizione, o a partiti vecchi, ma costretti a nascondere la propria storia.
In questo quadro, la riconquista di uno spazio socialista per ridare vita ad una prospettiva socialdemocratica di tipo europeo non solo appare possibile, ma è necessaria.
Una prospettiva per la sinistra, alla quale possono concorrere sia coloro che in questi anni hanno continuato a difendere una posizione socialista, sia coloro che socialisti non sono mai stati.
Una prospettiva politica di largo respiro per superare una contraddizione che la sinistra si porta con sé.
Un giorno si sostiene il rassemblement di tutta la sinistra e il giorno dopo il partito riformista per sottomettere la sinistra antagonista. Si sostiene l’unità della coalizione, ma poi si vuole il timone riformista, riproponendo una vecchia divisione tra riformisti e massimalisti, come se insieme non potessero mai governare.
Il punto non è questo, cosi come non lo fu in passato.
Oggi una sinistra che vuole vincere e vuole rendere credibile la sua prospettiva di governo ha bisogno di un progetto socialista, veramente alternativo alla destra, ma in grado di convincere l'elettorato moderato che sta dall'altra parte, così come una buona destra, non populista e berlusconiana, avrebbe bisogno di un progetto liberale che non ha.
L’unità socialista, che non è stata mai del tutto abbandonata ma è stata per troppo tempo messa in disparte, può riemergere tra i socialisti e nella sinistra come una prospettiva liberatrice.
Può ritornare ad essere credibile sia come superamento della diaspora del ’94, sia come opportunità per tutta la coalizione sul piano elettorale e su quello politico, sia come superamento di quella fase nella quale la sinistra è andata più alla ricerca di nuovi contenitori che non di nuovi contenuti.
E’ un percorso che lascia alle spalle il limbo di una generica opzione riformista, e ricolloca l’iniziativa del riformismo socialista nell’alveo essenziale della socialdemocrazia europea.
Come già accadde in passato, il tentativo di ricostruire uno spazio socialista non sarà semplice, incontrerà ostacoli e verrà avversato da tutti coloro che davano la questione socialista per superata e non riproponibile. Verrà contrastato da destra e a sinistra da tutti coloro che pensavano di essere autosufficienti e di poter prescindere dai socialisti.
Ma se siamo convinti che una fase politica sta per finire, allora quella fase sta per finire anche per noi e ciascun socialista ha il dovere di far evolvere in senso positivo ciò che ha fatto in questi anni.
Chi ha avuto finora un partito ha il dovere di pensare a qualcosa di più grande e chi non ce l’ha deve predisporsi a rientrarvi.
1. Ci dobbiamo muovere per la ricostruzione di un partito con un’identità chiara, identificabile nella parola socialista, un PSI nuovo.
2. Occorre ricostruire le fila di un gruppo dirigente rinnovato e autorevole, dentro un partito aperto in cui confluiscano culture ed esperienze diverse.
3. Bisogna puntare ad essere governo, per parlare al paese in modo diverso di come la politica ha parlato in questi anni.
4. Occorre costruire un progetto essenziale che sappia rispondere e intercettare le esigenze più profonde della società. Che sappia dare risposte convincenti e in qualche modo rivoluzionarie. Che sappia tenere fermi i valori tradizionali, ma cambiare i contenuti e i modi per mettere in pratica oggi quei valori.
Alla crisi di sistema bisogna rispondere con un progetto di riforma costituzionale che disegni i contorni di una nuova repubblica e renda esplicite le forme con le quali sarà esercitabile una democrazia più forte di quella attuale.
Alla crisi economica bisogna rispondere con un progetto convincente e coraggioso, capace di spiegare come sia possibile produrre nuova ricchezza, premessa indispensabile per una sua diversa ridistribuzione.
Alle difficoltà dei cittadini nella difesa del potere di acquisto dei salari e alle difficoltà che incontrano soprattutto i giovani nel mondo del lavoro, bisogna rispondere con un grande programma contro la precarietà, senza avere paura di affrontare in modo moderno il tema dell’egualitarismo, contro le povertà, contro l'impoverimento dei ceti medi, per ricostruire condizioni di pari opportunità.
Bisogna fare la battaglia per il salario minimo, per garantire redditi minimi alle famiglie povere. Bisogna fare la battaglia per consentire attraverso la formazione il reinserimento nel mondo del lavoro di chi è espulso precocemente.
Lo stesso vale su altri terreni, come quello delle libertà e dei diritti.
Se il giudizio ormai unanime dell’opinione pubblica è l’inefficienza pressoché assoluta della giustizia, che coinvolge milioni di cittadini, non si può più andare per il sottile: si individuino nuovi modi per selezionare diversamente la magistratura, non basta un nuovo ed inutile ordinamento giudiziario e si riprenda la battaglia per la separazione delle carriere, senza incertezza.
Se i costi della burocrazia sono troppo alti per la società e per l’economia, si individui con chiarezza dove tagliare drasticamente.
Si abbia il coraggio di selezionare gli investimenti e di fare battaglie contro i cosiddetti poteri forti. Contro le rendite, contro l’attuale potere finanziario e bancario di cui si è persa sia la funzione sociale sia il contributo allo sviluppo.
Si affronti con concretezza la gravità delle condizioni sociali.
Ritorniamo ad essere il simbolo della modernizzazione progressista.
Nella storia il socialismo ha vinto quando ha saputo interpretare il bisogno di cambiamento e mai come in questo momento questa esigenza è posta dalla società con tanta forza.
Nel socialismo italiano si sono riconosciuti in passato i filoni più fecondi della cultura riformatrice del paese, questa stagione può ripartire.
La questione socialista è quindi una questione di tutta la sinistra, ma la sinistra deve fare i conti con l’identità del socialismo compresa l’identità del vecchio PSI.
Per concludere, essere promotori dell’unità socialista e, per quello che si riuscirà a fare, di una lista laica e socialista per le elezioni politiche del 2006, non è fine a se stesso, ma è parte di una strategia più ampia.
Il nostro non è un problema organizzativo, né tattico.
La lista di Unità socialista può prendere consistenza, ottenere consensi ed è destinata a rafforzarsi, solo se è parte di un progetto politico più ambizioso.
Il problema è politico e di lotta politica e riguarda il rilancio dell’iniziativa socialista per una ristrutturazione significativa della sinistra italiana.
Deve avere le dimensioni di un progetto per il paese, per governare con idee nuove.