CARI COMPAGNI NON SIAMO NANETTI di Lanfranco Turci - il Riformista 7 dicembre 2007
16 dicembre 2007
Comincio dall'elogio di Sartori. La chiarezza olimpica del suo pensiero sul bipolarismo «flessibile» e sui «nanetti» serve a mettere tutti di fronte alle proprie scelte. A cominciare da noi socialisti. Semplicemente, dobbiamo dirci con chiarezza a che gioco vogliamo giocare. Personalmente non credo che valga la pena di stare a cercar funghi nel bosco dei nanetti. Non si lancia la Costituente di un nuovo Partito socialista che - pur da possibile alleato su tanti temi - pretende di sfidare il Partito democratico sul terreno della laicità, dei diritti civili e di una risposta socialista ai temi della modernizzazione e dell'equità e poi ci si impantana sulla legge elettorale. E poi magari ci si lascia solleticare dall'idea di tornare a votare con l'attuale legge, per ridursi a fare l'ingrediente insapore di un minestrone che né Rifondazione comunista, né Veltroni intendono più cucinare, perché sanno che è indigeribile per i rispettivi elettorati. Non si lancia la sfida alla Cosa Rossa, chiamando prima di tutto in causa i compagni diessini che non hanno aderito al Partito democratico in nome del socialismo europeo, e poi si manifesta la paura di affrontare una soglia elettorale del 4-5 per cento. Unendosi così al piagnisteo dei partitini personali, familiari e opportunistici che chiedono prebende garantite anche per il prossimo futuro, magari con liste di candidati imposte dall'alto.
Insomma la scelta del modello elettorale è per la Costituente socialista una sfida prima di tutto a se stessa. Vogliamo fare sul serio come abbiamo detto tutti il 14 luglio scorso? Allora occorre accettare il terreno, anche se difficile e molto rischioso, dell'autonomia, compresa quella elettorale. Occorre investire più ambizione e più innovazione nel lavoro quotidiano. Più determinazione nella costruzione del nuovo partito, superando con una vera battaglia politica cooperative e gruppi di autotutela, che sono serviti nel passato a preservare una testimonianza socialista, ma oggi costituiscono un freno allo sviluppo del nuovo progetto e alle sue potenzialità espansive. Per questo bisogna anche tagliare i ponti alle spalle e togliere a tutti l'illusione di protezioni prodiane o veltroniane. Protezioni sempre possibili in termini personali, ma che segnerebbero la negazione in radice della Costituente socialista.