CARI AMICI, COSÌ LA NOTTATA NON PASSERÀ MAI – di Paolo Franchi da Il Riformista dell’8 giugno 2007
13 giugno 2007
Stalli. E’ ora che il centrosinistra guardi in faccia la sua crisi
Ieri mattina mi ha fermato per strada una signora anziana e dall'aria gentile che non avevo mai visto. Quasi gridava. «Glielo dica lei che li conosce, ai suoi, anzi, ai nostri che stanno al governo» mi ha apostrofato: «Sono diventati matti? Vogliono far tornare Berlusconi? Lo capiscono o no che non glielo perdoneremmo mai?». Le ho risposto con tono di circostanza cose assai vaghe. Anche perché non avevo cuore di dirle che forse era troppo ottimista. Perché, almeno virtualmente, Berlusconi è come se fosse già tornato, anche se riesce difficile ascrivergli un solo merito per come ha fatto l'opposizione. E perché questo governo, questo centrosinistra, danno l'idea, spero sbagliata, di essere in attesa solo di qualcuno che stacchi la spina. Ma la domanda di questa signora voglio girarla lo stesso, pubblicamente, ai suoi destinatari. Anche perché domande simili frullano per la testa di moltissimi elettori dell'Unione. Per esempio di quelli che due settimane fa, al Nord ma non solo al Nord, non sono andati a votare. E di quelli che a Genova e provincia, tra due giorni, potrebbero insistere, senza farsi troppo turbare nemmeno dalla prospettiva di regalare al centrodestra la più insperata e la più incredibile delle vittorie. Spero che in questo deprecabile caso nessuno venga a parlarci compito di un campanello d'allarme.
Non era un esercizio retorico evocare il fantasma del '92, la crisi di sistema, il profilarsi minaccioso di poteri irresponsabili (irresponsabili perché non rispondono al popolo sovrano del loro operato) resi più forti dalla latitanza della politica. Il governo ha appena superato, lasciamo perdere come, lo scoglio del Senato sul caso Visco-Speciale, e si attende altro fango, altra merda nel ventilatore. Tanto fango, tanta merda, da rendere legittima, persino doverosa, la reazione di autodifesa di chi (sto parlando soprattutto dei Ds) si sente al centro di un attacco di inusitata violenza; e comprensibili i sospetti, anche i più inconfessabili. Tutto vero. Noi non tireremo fango, noi non metteremo merda nel ventilatore. E però l'autodifesa e gli scatti d'orgoglio non bastano. Se la memoria torna al '92, non è per i successi editoriali di Stella e Rizzo. Anche allora (sto parlando prima di tutto di Craxi e del Psi) senza la crisi di una politica le tricoteuses se ne sarebbero dovute restare a casa.
Io non so se la risposta giusta sia cercare un modo, il più dignitoso possibile, di gettare la spugna, il governo istituzionale, più o meno larghe intese, fate voi. So però che andare avanti nella speranza che prima o poi passi la nottata, turando ogni giorno una falla e nel frattempo discettando di future premiership e di imminenti leadership, nonché di costituenti che non costituiranno un bel nulla, né il Pd né un partito socialista né la Cosa Rossa, sarebbe peggio che autolesionismo: non si eviterebbe la sconfitta, la si tramuterebbe in una rotta di proporzioni incalcolabili. E so pure, perché non vivo sulla luna, che questi affanni sono pane quotidiano anche di molti dei «nostri che stanno al governo». Bene, li affrontino apertamente, con tutta la drammaticità e, se mi è consentito, il senso del tragico che la situazione impone. Davanti al loro popolo, con il loro popolo. Cominciando con il fare pubblica ammenda del clamoroso errore (chiamiamolo così, in fondo del centrosinistra siamo amici) di partenza. Perché se è vero che il centrosinistra ha vinto (di un soffio, e anche meno) le elezioni è altrettanto vero che il centrodestra non le ha perse. E non era poi troppo difficile immaginare che, fingendo di ignorare questa evidenza, non si sarebbe andati troppo lontano.