CAMPAGNA PER IL NO; NON CI SIAMO ANCORA Di Alberto Benzoni
17 ottobre 2016
Da qualche settimana a questa parte, Matteo Renzi, ha cambiato (politicamente parlando) natura. Meglio, si è sdoppiato. Rimane il rottamatore, l'uomo che dopo decenni di immobilismo ha cambiato verso all'Italia, il leader solo contro tutti, quello che con la proposta di riforma costituzionale ed elettorale gioca il futuro del governo e suo personale, l'alternativa tra cambiamento radicale e immobilismo, in Italia e in Europa. Ma vi si sovrappone, il protetto di questa stessa Europa e del governo americano, con annessi mercati e istituzioni finanziarie anglosassoni, il garante della stabilità e degli impegni assunti, il difensore dell'ordine costituito contro la minaccia del caos e dei populismi. E, tanto per non farci mancare nulla, il grande mediatore che dopo avere varato, ricorrendo a tre voci di fiducia, l'Italikum, a conferma e coronamento del suo progetto politico-istituzionale, ritorna alla casella di partenza delegando, come già fece due anni fa, al Parlamento ogni decisione in proposito.
Due personaggi in profonda contraddizione tra loro. E, probabilmente, ambedue falsi. Ma non importa. Perchè quello che conta è che la mascherata duri fino al 4 dicembre, così da consentire la vittoria del sì. E, che, a questo fine, la campagna elettorale sia la più lunga posssibile, così da consentire al premier, al suo governo e alle forze che li sostengono la possibilità di ricorrere, in una campagna di lunga durata, a tutte le risorse a loro disposizione per strappare la vittoria: in un confronto che non sarà più tra rottamatore solitario e sistema ma tra stabilità e caos o, più esattamente tra il potere e i suoi oppositori, debitamente criminalizzati.
Questo per dire che il personaggio che avremo di fronte nei prossimi due mesi sarà il secondo. Anche se per ragioni del tutto strumentali. E che il confronto che verrà prospettato agli italiani non sarà tra posizioni diverse ma di uguale dignità ma tra il governo, che rappresenta l'Italia e difende i suoi interessi e una opposizione fascista e sfascista unita solo da suoi rancori e capace solo di distruggere.
E allora si deve rispondere colpo su colpo. Senza gridare ai colpi bassi, senza lamenti e senza buttarla in caciara (come vorrebbe il Nostro). Per farlo dobbiamo anche noi parlare agli incerti; e soprattutto coinvolgere assai più di quanto si sia fatto sinora la nostra "maggioranza abbandonata": quel popolo di sinistra che da anni non ci vota più (per confluire nel M5S o, in misura assai più consistente, per chiamarsi fuori in direzione dell'astensione).
Per rispondere "colpo su colpo"dobbiamo aggiornare, nel metodo e nel merito la nostra campagna. Nel metodo si tratta di limitare radicalmente la pratica del parlarci addosso; meno riunioni, meno manifestazioni, meno feste dedicate a noi stessi e alle nostre ragioni e/o ala bellezza della nostra Costituzione, più contatti con il mondo esterno: per controbattere in campo aperto gli argomenti degli altri o per far capire ai nostri potenziali sostenitori che lo scontro in atto riguarda anche loro.
Per convincere gli incerti, Renzi ha messo da parte l'italikum ( che tra l'altro non è oggetto del quesito referendario) per concentrare il suo messaggio sulla riduzione dei costi e le lentezze della politica; e allora dobbiamo contrastarlo sul suo stesso terreno, promuovendo, in tutta Italia, contraddittori; con l'obbiettivo di dimostrare che le misure proposte sono inefficai, se non controproducenti rispetto all'obbiettivo che si propongono.
Dare a Renzi dell'autoritario non serve a ridurre i suoi consensi; dargli dell'incompetente gli farebbe molto più male.
Ma veniamo alla maggioranza abbandonata; e abbandonata da noi. Parliamo dei tanti e tanti che sono pieni di rabbia; perchè hanno visto franare, anno dopo anno, le conquiste, le certezze e i punti di riferimento costruiti lungo l'arco di decenni nel corso della prima repubblica. Uno scempio compiuto con il consenso, se non con il concorso attivo della cosiddetta "sinistra di governo"; e in una direzione che- dallo scioglimento dell'Iri alla pratica cancellazione del ruolo del sindacato, dai tagli continui della spesa pubblica alla svalutazione del ruolo del lavoro al "fiscal compact", è in totale contrasto con lo spirito se non con la lettera della nostra Costituzione. E senza che nessuno, dico nessuno, si degnasse di invocarla per impedirlo.
E, allora, lasciatecelo dire, chiamare oggi la nostra gente a soccorso, per difendere la "Costituzione più bella del mondo"dall'oltraggio renziano sa un pò di beffa. E la sua risposta potrebbe, più che legittimamente, suonare così:""tu non hai invocato la Costituzione per difenderci quando ad essere rottamati eravamo noi, anzi hai attivamente collaborato all'opera di demolizione; e, allora, perchè dovremmo accorrere in tuo aiuto quando la rottamazione tocca anche te ?"
Una domanda che richiede assolutamente una risposta; ne va dell'esito della campagna referndaria.
Ed è, a distanza di circa due secoli, la domanda che i proletari di Parigi rivolsero al momento del colpo di stato di Napoleone III, ad un esponente, il deputato Baudin, di quel Parlamento le cui leggi avevano demolito tutte le conquiste realizzate dopo la rivoluzione del febbraio 1848. Così a Baudin che invitava i parigini a salire sulle barricate per difendere il Parlamento, venne risposto ."perchè dovremmo batterci per difendere i vostri 25 franchi ?"( leggi l'indennità ai parlamentari N.d.A). Al che Baudin rispose:"vi faccio vedere io come si muore per 25 franchi"; e salì sulla barricata. Allora, un episodio; oggi, la tomba nel Pantheon.
E questo concorso ci sarà se sarà chiara a tutti noi la posta in gioco. Non si tratta, non si tratta solo di Renzi, dell'Italikum o delle funzioni del senato. Si tratta di capire che lo Statista di Rignano non è altro che il momento estremo, il "sistematore finale"del disegno su cui è nata la seconda repubblica; con annessa definitiva annessione della fu sinistra come garante dell'ordine costituito.
E, allora, gli amici e i compagni su questo voteranno: o l'avallo formale e definitivo al pensiero unico e ai suoi anche maldestri interpreti o la sua rimessa in discussione. E, parallelamente. O l'assenso della sinistra alla fine della sua storia e della sua stessa identità o il recupero della medesima e dei suoi rapporti con la sua gente e con nuovi strumenti e nuovi protagonisti.
Certo, dire no- qui e oggi- alla seconda repubblica, in pensiero, parole e opere porrà qualche problema a quella sinistra che ne è stata, fino in fondo, partecipe attiva. Ma, come ha dimostrato ampiamente Massimo D'Alema, replicare l'esercizio del pentimento non è poi così difficile.