BREVIARIO DELL'UOMO LAICO – di Biagio de Giovanni, da il Riformista del 18 marzo 2006

25 marzo 2006

BREVIARIO DELL'UOMO LAICO – di Biagio de Giovanni, da il Riformista del 18 marzo 2006

La laicità ritorna ad essere questione centrale, per l'irrompere violento dei fondamentalismi, e perché è l'unica risposta a questo drammatico evento. Chiunque pensasse che a fondamentalismo si risponde con altro fondamentalismo, compirebbe un tragico errore, rifiutando l'aspetto più alto e libero del mondo moderno. Laicità è dunque la forma di coscienza decisiva di cui dispone il mondo civilizzato per riaffermare la fiducia nella storia umana, perché essa non precipiti nel nichilismo del reciproco terrore. Parliamo dunque della grande forza che ha unificato la coscienza europea, quella Europa che ha la sua unica e vera radice nell'idea di libertà, come sapevano Erodoto e Machiavelli, Montesquieu e Kant, Hegel e Croce, e come non sa più Marcello Pera. La civiltà europea non si identifica con nessuna confessione religiosa, non ha in nessuna di esse dominante “radice”, ma si identifica con la religione della libertà (e dunque l'Europa non ha radice che lì, in una non-radice) che spiega la grandezza e la tragicità della sua storia, il suo pencolare fra il bene e il male.
La politica. E proprio l'attacco dei fondamentalismi richiede non solo di riaffermare la laicità come la risposta del mondo moderno europeo ad ogni pretesa che voglia valere come verità assoluta per tutti, ma di ripensare la forma nuova della sua attualità. E' la politica che deve riacquistare forza attraverso la potenza del principio laico. Oggi essa sembra muoversi fra la più cinica organizzazione di un potere che non dà speranza, la più sciatta secolarizzazione, e un tendenziale asservimento a potenze estranee, fra le quali si segnala una malintesa aura “religiosa”, sensibile ad accettare una subalternità a gerarchie che dovrebbero ristabilirne il significato per l'uomo. Per molti, solo il richiamo a visioni confessionali, sembra poter riformulare le domande della politica, da quelle sulla formazione dei giovani agli interrogativi sulla scienza e sul rapporto fra scienza e vita, fino talvolta al rigetto drammatico della responsabilità della scienza, affidata a nuovi padrini. No. Questo terreno scivoloso va abbandonato. La politica deve tornare a ricostruire l'uomo laico. E' questa la battaglia in cui impegnarsi. Laico è l'uomo libero, che rifiuta la sacralità della storia; è l'uomo che pensa che nessun clero sia legittimato a impugnare la verità come proprio monopolio; laico è chi esclude che una civiltà possa essere identificata dalla sua religione conducendo questa identificazione nel conflitto assoluto; laico è chi distingue rigorosamente politica e religione, sapendo che lo Stato laico garantisce uno spazio pubblico in cui tutti facciano sentire la propria presenza, ma si irrigidisce in proclamata autonomia allorché si erge come legislatore, forma della libertà di ognuno. E' attuale tutto ciò? Sì, se si guarda al mondo preso nelle convulsioni identitarie di terribili potenze. Ed è attuale in Italia, dove forte si fa strada l'idea di rispondere al pericolo indicato rispolverando l'affidamento a potenze e gerarchie tentate da un ambiguo ritorno della “sete” di Dio per una nuova preoccupante invadenza. Riprendere dunque la battaglia per una religione civile significa riconquistare un concreto orizzonte vitale, necessario per ridar senso alla politica che si va impantanando in un gergo insignificante e allusivo, nel linguaggio del mero potere. Ma l'urgenza dei tempi è grande, e nuove voci sono sorte per rappresentare esigenze che molti vorrebbero dimenticare, e per riprendere a parlare dell'umana libertà.

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