Borgini. Da "Il Riformista" 13 0ttobre 2004

14 ottobre 2004

Borgini. Da

L’ingresso di Piero Borghini nella giunta lombarda guidata da Roberto Formigoni apre le danze delle “liste personalizzate” che Berlusconi non vorrebbe, in ambito polista, alle prossime regionali. Ma la mossa del presidente lombardo con l’operazione Borghini ha il pregio di assumere un significato e un obiettivo dichiaratamente politico, a differenza della mera personalizzazione del potere sin qui manifestata dalle analoghe iniziative in preparazione nel Lazio di Storace o in Puglia con Fitto. Includendo un esponente proveniente dal mondo riformista meneghino che alla città ha dato negli anni grandi sindaci, Formigoni con la sua lista si candida a lanciare un messaggio a quel vasto mondo di elettori del polo alle ultime elezioni ormai incerti o delusi, anche se non per questo pronti a riconoscersi nella patrimoniale voluta da Bertinotti e dalla Cgil di Epifani. Sono quasi il trenta per cento, gli ex elettori polisti incerti sul da farsi a Milano e in Lombardia, secondo alcuni sondaggi riservati che gli ambienti formigoniani compulsano da settimane. Sin qui, il premier ha fatto intendere la propria contrarietà alle liste personalizzate, convinto che esse rappresentassero l’ennesimo furto elettorale ai danni di Forza Italia. Ma quando diventassero lo strumento per “agganci” politici esterni alla casa delle libertà, il giudizio di Berlusconi forse potrebbe - o dovrebbe, nel suo stesso interesse - cambiare. Per Forza Italia, il sì di un Borghini a Formigoni da una parte mette a disagio tutta l’ala ex socialista del partito, che si vede progressivamente svuotata di capacità d’interlocuzione e rappresentanza. Dall’altra, conferma invece le intuizioni di chi, come i Maurizio Sacconi, ha tessuto una tela magari avvicinandosi direttamente alla Compagnia delle opere e alle imprese, piuttosto che estenuarsi nella lotta interna al partito contro l’ala ex democristiana. Il no della Lega non può sorprendere, perché sta scritto che l’ottima tenuta alle amministrative della scorsa primavera obbliga la formazione di Bossi a cercare “vie autonome”. A una prima lettura, per il centrosinistra la lista Formigoni potrebbe risultare assai più indigesta del previsto. E, di conseguenza, a Berlusconi assai più utile del temuto.

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