BOBO CRAXI: NO AD ANALOGIE TRA IL '93 E OGGI lettera al Corriere della Sera dell’12 febbraio 2011
25 febbraio 2011
Bobo Craxi: no ad analogie tra il ’93 e oggi lettera al Corriere della Sera dell’12 febbraio 2011 Gentile Direttore, nell’intervista rilasciata sul vostro quotidiano di oggi ad Aldo Cazzullo, L’on Cicchitto nel sottolineare discutibili analogie fra le vicende del 1993 che portarono alle dimissioni prima ed alla scelta poi dell’auto-esilio di mio padre Bettino Craxi con l’attuale vicenda giudiziaria che coinvolge il Presidente del Consiglio in carica, ha omesso qualche elemento che considero importante per una riscrittura onesta della recente Storia che non deve per nessuna ragione essere piegata a sua convenienza o per una comprensibile lealtà da parte dei protagonisti di ieri e di oggi. Innanzitutto nel gruppo dirigente Socialista che si “squagliò” e che prese le distanze da Craxi va annoverato anche lo stesso Cicchitto ( salvo poi pentirsene qualche anno più tardi), che partecipò alla proscrizione del gruppo dirigente craxiano e si trovò a parteggiare nel 94’ al sostegno della “macchina da guerra” occhettiana; Nel gruppo di fuoco a sostegno dell’inchiesta che spazzò via i partiti di Governo dell’epoca un ruolo di rilievo lo ebbe tutto il gruppo editoriale facente capo a Berlusconi, che cavalcò senza limiti, sino alla sua discesa in campo ,l’ondata giustizialista manifestando aperto sostegno alla rivoluzione di “mani pulite”. E questo abbandono del gruppo televisivo privato al sostegno degli uomini politici dell’area di Governo dell’epoca unita alla esaltazione dei alcuni TG ( quello di Emilio Fede in testa) delle figure mitologiche dei Pm furono il segnale più evidente dello spostamento di campo di settori più popolari della cultura televisiva italiana verso il Giustizialismo sommario di cui oggi si paventa ancora il rischio e la forza propagatrice. In definitiva ognuno sarà “artefice e fabbro del suo destino”, ma le analogie fra Craxi e Berlusconi a cui spesso si vuole ricorrere devono sempre tenere conto delle diverse circostanze e , se si vuole essere intellettualmente onesti, delle diverse biografie. Il finanziamento illegale alla politica , come ebbe a spiegare mio padre in Parlamento, fu un antica e consolidata pratica che conobbe le sue radici e ragioni nei tempi della guerra fredda, le sue degenerazioni con l’89 non furono più né tollerate né giustificate. Esse furono prassi negative commesse nell’esercizio di funzioni e ruoli politici. Oggi siamo di fronte a vistose offensive giudiziarie , certo sproporzionate, che segnalano però un degrado morale intollerabile della vita pubblica. Il PSI, nel 93’, spaventato commise l’errore di non difendere l’uomo, il leader, salvo poi probabilmente pentirsene, ma il corpo degli iscritti e dei militanti non giustificava il ricorso alle risorse aggiuntive per la politica. Il PDL difenda, com’è giusto, il suo leader ma non può essere reticente di fronte alle pagine di malcostume che hanno messo in imbarazzo milioni di concittadini. Per queste ed altre ragioni io penso che sia giunto il momento di andare oltre le singole Storie , scrivere, per amore di verità, almeno correttamente e senza omissioni quelle del passato e mobilitarci, per evitare il declino, oltre che politico ed economico, morale del nostro paese. Esso non sarà evitato da un processo in più o in meno , ma dall’impegno che ciascuno metterà nel suo campo d’azione per esaltare i valori positivi della nostra convivenza civile, per difendere in modo diverso le istituzioni e la Storia del nostro paese.
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