BOBO CRAXI - NE USCIREMO COMUNQUE CON LE OSSA ROTTE mercoledì 23 marzo 2011 - Da Avanti! della domenica n°11 del 27 marzo 2011
01 maggio 2011
Un Califfato, quello di Gheddafi , che si protraeva da oltre quarant’anni non poteva che finire nel sangue. Mai come in questo momento si tocca con mano quanto la satrapia libica fosse isolata nel mondo arabo e quanto gli interessi economici internazionali avevano stretto il cappio attorno al leader di Tripoli.
Non che fosse salda la sua leadership prima degli avvenimenti tunisini, ma certamente la crisi scoppiata dai suoi vicini ad Ovest ed a est avevano reso meno timidi i propri oppositori e convinto le potenze internazionali presenti nell’area ad investire nel “regime change”.
E’ assai probabile che le prime mosse azzardate del leader, l’arresto dei suoi oppositori alla vigilia della giornata della collera , hanno accelerato la protesta contro il suo regime ed aperto la strada ad una Guerra civile che oggi vede la Comunità internazionale schierarsi apertamente contro di Lui.
Prima Gli hanno voltato le spalle i turchi, l’intera Lega araba ed i suoi amici occidentali, in testa Sarkòzy desideroso di riguadagnare credibilità internazionale dopo le gaffe egiziane e tunisine, ansioso di difendere i pozzi Total.
La sproporzione delle forze in campo nell’attuazione della risoluzione delle Nazioni Unite portano a pensare che le forze degli oppositori di Gheddafi potranno condurre a ragione il Colonnello dimezzato, anche se appare evidente sin dall’inizio che la guerra tribale libica senza delle reali leadership sul terreno, rischierà di protrarsi per un tempo indefinito.
La velleitaria prospettiva da parte dei Rais del nord Africa di perpetuare il loro dominio all’infinito mantenendo un potere d’interdizione (Mubarak) e di ricatto economico (Gheddafi) sull’occidente sta tramontando, ma non è affatto detto che l’esito di questi cambiamenti vada nella direzione da noi auspicata.
E’ chiaro che l’Italia esce con le ossa rotte, qualsiasi sarà l’esito di questa vicenda, schiacciata fra i complessi di colpa della vecchia potenza coloniale, della nuova linea amicale e in ultima analisi dal complesso di inferiorità verso l’oggettiva autonomia di fuoco e denaro della coalizione franco inglese. Un misto di anchilosi politica unita certamente all’imprevedibilità ed alla sfortuna; d’altronde l’Italia non poteva certamente offrire a Gheddafi il proprio sostegno militare contro i rivoltosi interni, né poteva negare i recenti vantaggi ottenuti dalla rinnovata amicizia con il rais. Esiste certamente una necessità di cambiare il volto delle autocrazie politiche del Nord Africa, ma il problema politico è che questa esigenza appariva molto più stringente a Washington dove si è avviata una nuova strategia dell’attenzione del Mediterraneo. Peccato che il Mediterraneo, cioè il nostro “cortile di casa” veda l’Italia tenuta ai margini degli interessi futuri e si trovi paradossalmente nella peggiore condizione di pagare il conto di quanto sta avvenendo. Per questo “obtorto collo”, nel comprensibile scetticismo dobbiamo mantenere fede agli impegni assunti con la Comunità Internazionale senza rinunciare nel futuro a ritagliarci un ruolo, almeno politico negli sviluppi che verranno. Non è tempo di analisi e di congetture. Un male in politica può sempre trasformarsi in un bene sempre che se ne sia all’altezza. Temo che i protagonisti di oggi purtroppo non lo siano ma noi dobbiamo esprimere questo auspici nell’interesse generale della Nazione.