BIDEN, UNA GRANDE VITTORIA di Roberto Biscardini
10 novembre 2020
La vittoria di Biden è un successo tutto americano, che sarà utile al resto del mondo. E sarà così anche per tutti coloro che, anche da noi, hanno accolto la notizia con la solita puzza sotto al naso. Il provincialismo nostrano, che spesso caratterizza la nostra piccola e debole politica italiana, sia di destra che di sinistra.
Con questa vittoria il popolo americano manda a casa un Presidente, prima ancora che repubblicano, “arrogante” e pericoloso. Restituisce all’America la dimensione di un grande paese non più in balia di un mitomane, regalando così al mondo quel respiro di sollievo che si aspettava da anni. Il mondo si è liberato, prima ancora che di uno statista scomodo, di un presidente isterico ed anche autolesionista. Questione che non è da sottovalutare nell’analisi del voto, perché nessuna democrazia al mondo si può permettere il lusso di tenere un leader divenuto troppo ingombrante per il proprio paese.
E cosi l’America ha cambiato pagina per molte ragioni, a partire da quella di voler tornare ad essere un paese normale, rappresentato da una persona normale. Una persona di 78 anni, capace di scegliersi collaboratori giovani, uomini e molte donne, in grado di rassicurare un popolo in nome di una nuova prospettiva politica.
Se molti repubblicani hanno
pensato che la politica di Biden fosse troppo spostata a sinistra, addirittura
accusandolo di aver fatto un accordo troppo stretto con Sanders il socialista,
beh di questo il popolo americano non solo se n’è infischiato, ma lo ha
percepito come una salutare necessità. E se ora la componente più radicale
vicina a Sanders e alla Ocasio-Cortez farà valere i suoi voti, non c’è da
meravigliarsi.
Certo Biden ha fatto una campagna elettorale molto attenta a rassicurare gli
interessi dei ceti medi, ma non piegando a destra. Dando risposte coerenti con il
disegno di cambiamento che noi diremmo “socialista”.
Welfare e politica economica socialdemocratica: incremento massiccio della
spesa pubblica, aumento delle aliquote per i redditi più alti, aumento delle
tasse per gli utili societari. Nuove politiche ambientali, per le energie
rinnovabili, a favore del trasporto pubblico, nuovo accordo internazione sul
cambiamento climatico. Nuova politica di distensione internazionale. Sanità
pubblica e gratuita, con programmi di sostegno sanitario di tipo europeo, e
grande impegno dello Stato nella lotta contro il Covid, garantendo che nessuno
debba pagare per le cure necessarie, sono un segnale preciso che non viene
colto nella giusta proporzione dalle più stupide e fastidiose reazioni nostrane.
Da destra tra le peggiori: “Biden ha vinto di stretta misura, solo il 50,5%”, tacendo che Trump è al 47,6 e che fra i due ad oggi ci sono più di 4,6 milioni di voti di differenza. Secondo, “ma il trumpismo non è finito”. E che vuol dire? Anche il berlusconismo non era finito, ma poi lo è stato. Terzo, “così l’America è spaccata!” E se avesse vinto Trump sarebbe stata unità? Tutte stupidaggini, che sembrano non prendere atto della cosa più semplice: in democrazia c’è chi vince e c’è chi perde. Ed è talmente vero che al di là di alcuni nostri commentatori, gli stessi repubblicani, le istituzioni, i giudici e tutti coloro che dovrebbero essere più vicini a Trump e che avrebbero dovuto, secondo logica, schierarsi senza battere ciglio, sembrano non avere alcuna intenzione di immolarsi per lui.
Ma anche a sinistra non sono mancati gli eccessi. Si è passati da una euforia assolutamente fuori luogo “abbiamo vinto”, cosa che purtroppo non è vera (la vittoria di Biden non si traduce in un’automatica vittoria del Pd), fino alle dichiarazioni tipo Cacciari “Anche se hanno riconquistato la Casa Bianca, i dem sono rimasti il partito delle elite e hanno recuperato solo pochissimi voti nella working class bianca”
Ci vuole poco a smentirlo. Un sondaggio ha dimostrato che per la vittoria di Biden e per la sconfitta di Trump ha pesato, più di ogni altra cosa, la questione sanitaria. Molto di più di quella economica. Secondo, non è vero che con Trump il partito repubblicano è diventato a tutti gli effetti il partito della classe operaia, dei piccoli imprenditori, dei servitori dello stato, Biden ha vinto in quasi tutte le contee e nelle città dove è forte il voto operaio organizzato, dove c’è il sindacato, anche nei sobborghi e nelle periferie. Il parallelismo con il voto di certa sinistra radical chic, tipica dei nostri centri urbani, proprio non regge. Ripeto: 76 milioni di voti, che rappresentano la maggioranza del paese, non sono confrontabili con la sinistra del centro storico di Milano o quella dei Parioli a Roma.
La mia soddisfazione comunque è semplice. Anch’io avrei votato come ha votato la maggioranza dei cittadini americani, e non capita spesso di essere in maggioranza.
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