"BERTRAND VUOL FARE MEGLIO DI WALTER" di Luca Sebastiani da "Il Riformista" del 7 maggio 2008.

27 maggio 2008


Delanoë scommette sul «socialismo municipalizzato» per scalzare Royal e diventare l'anti-Sarkozy. Parigi. Una lunga marcia, silenziosa e ben organizzata fin nei minimi dettagli. Com'è sua abitudine. La strada di Bertrand Delanoë verso la presidenzializzazione è un percorso intrapreso con la circospezione di chi conosce le trappole dell'universo del socialismo francese, ma anche con la determinazione di chi, sospinto dal consenso delle urne e dei sondaggi, ha già fatto una scelta chiara: divenire oggi l'anti-Ségolène, per incarnare domani l'anti-Sarkozy. Il sindaco di Parigi, ovviamente, non lo dice ancora apertamente e a chi gli fa domande in questo senso, dà risposte eludenti e sibilline. Neanche la recente e bella vittoria di marzo alle amministrative è servita a farlo sbottonare sulle sue proiezioni nazionali. «Non sono in una logica di posizionamento politico», ha risposto a chi lo incalzava sulle sue reali intenzioni. Eppure, basta cogliere i segnali e saperli interpretare per capire che l'obiettivo del sindaco è usare il trampolino locale per raggiungere una statura nazionale: un libro in uscita, la rinuncia a guidare la futura Grande Parigi i contatti e le riunioni in aumento. Del resto, con un socialismo municipalizzato come quello francese, la strada locale potrebbe essere quella buona. Le ultime elezioni lo hanno dimostrato. Diviso e incapace di esprimere una linea, una leadership nazionale e un'opposizione all'onnipresenza sarkozista, il Ps è riuscito a stravincere le amministrative e ora è alla guida della maggior parte delle regioni, delle province e dei comuni più grandi. Segno che i francesi, alle querelle infinite di rue Solferino preferiscono l'efficienza e il pragmatismo dei sindaci socialisti. Non è un caso che anche Martine Aubry, dopo essere stata mandata in esilio al comune di Lille, abbia ritrovato un certo peso nazionale dopo la sua rielezione alla poltrona di sindaco. E non è un caso che Madame Trentacinqueore abbia incontrato nei giorni scorsi l'altro trionfatore delle amministrative, appunto, Delanoë. Ufficialmente per un incontro informale tra amici, ufficiosamente per discutere tra vincitori locali sul da farsi al prossimo Congresso nazionale del Ps. Un appuntamento, questo di novembre, che già tutti preannunciano come un duello tra Ségolène Royal e il sindaco di Parigi. I sondaggi innanzitutto, che piazzano alla testa del gradimento dei simpatizzanti socialisti i due leader. E l'evidenza dei fatti, perché per contrastare l'Opa sul Ps lanciata dall'ex candidata, gli elefanti possono contare solo su Delanoë. Per ora però, il sindaco preferisce occuparsi di Parigi, lavorare sui dossier locali e non pronunciarsi sul Congresso, lasciando a Ségolène la scena e l'esposizione mediatica. Anche il silenzio, del resto, è un modo di posizionarsi senza dare l'impressione di starlo facendo. Soprattutto se bisogna posizionarsi rispetto alla Royal, da tempo partita in pompa magna alla conquista della segreteria. Delanoë vuole che a parlare per lui sia il suo bilancio. Nel 2001, con il 49,59 per cento dei suffragi, Delanoë vinse solo grazie alle divisioni che allora lacerarono la destra parigina, mentre oggi la sua rielezione è stata un successo. Per sei anni nella capitale è stata condotta una politica di sinistra che alla fine ha premiato in termini elettorali. Anche nazionali. Alle scorse presidenziali Parigi è stata la roccaforte della sinistra che ha meglio resistito all'onda blu sarkozista. Grazie alla popolarità del sindaco, la Royal ha raggiunto nella capitale il suo picco e alle politiche i socialisti hanno conquistato un collegio in più rispetto alle elezioni precedenti, un risultato storico che ha invertito i rapporti di forza in una città storicamente di destra. E poi Delanoë ha una carta in più rispetto alla Royal. Se sul fondo i due possono essere complementari, è sulla visione strategica che divergono. Mentre Ségolène predica una sterzata del Ps e un'alleanza al centro con il Modem di François Bayrou, il sindaco ha dimostrato in occasione della sua rielezione che del centro si può fare a meno. Tra il primo e il secondo turno, due mesi fa, ha sbattuto la porta in faccia al Modem e ha ottenuto comunque una vittoria chiara. Un modello politico più praticato che teorizzato, ma che non dovrebbe dispiacere agli elefanti che vedono nell'Opa di Ségolène uno snaturamento del partito.

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