BASTA CON LE BUGIE, TORNARE ALLA RAGIONE LA SCELTA SOCIALISTA PER L’ITALIA DEL FUTURO di Angelo Sollazzo
20 luglio 2017
Risulta fastidioso essere additati quali nemici di questo o quell’altro
leader quando si contestano politiche ed atteggiamenti che hanno creato
danni ingenti al tessuto politico del nostro Paese.
Quindi niente
di personale ma in un momento di impazzimento generale, diventa doveroso
evidenziare le storture create dalle attuali classi dirigenti e
avanzare soluzioni alternative da sottoporre al dibattito politico.
Il tracollo della politica iniziò con Berlusconi, con il suo movimento
di rampanti ed attricette, con i suoi ristoranti pieni e con menzogne a
piene mani, promettendo agli italiani di arricchirli tutti come lui.
Ma tutta la seconda repubblica è stata attraversata da personaggi in
cerca di autore , populisti di basso ordine, arruffoni e dilettanti.
Nascevano e morivano sigle senza alcuna cultura politica di riferimento,
si annunciavano rivoluzioni, secessioni e miracoli liberisti che sono
svaniti nel corso di qualche anno.
Dopo il binomio Berlusconi e
Bossi, arrivavano altri due campioni del populismo a basso costo, Renzi e
Grillo, le due facce della stessa medaglia.
Se i nuovi personaggi
avessero dimostrato sul campo capacità politiche, impegno concreto e
risultati evidenti, tutti avevamo il dovere di applaudirli e
riconoscere le loro qualità.
Purtroppo al dilettantismo evidente
hanno aggiunto tracotanza, presunzione e cattiveria che ormai tutti
hanno individuato e condannato.
Renzi spregiudicato
all’inverosimile, mentitore seriale, ha inanellato una sfilza di
sconfitte e dopo averci assicurato l’abbandono dalla politica, ritorna
in campo sparandole più grosse di prima. Un’etica comportamentale di
politici veri, comporterebbe le dimissioni dopo tante e tali sconfitte,
invece nulla, si fa finta di niente e si addossano tutte le colpe della
grave situazione a chi c’era prima. Ora acclarato che i suoi
predecessori non hanno certo brillato per le loro qualità politiche,
Renzi ha guidato uno dei governi più longevi della storia repubblicana,
mille giorni al comando quando notoriamente nel nostro Paese non si
riesce a resistere più di un anno. Ora o siamo di fronte ad una bella
dose di faccia tosta, oppure ci troviamo nel settore della
neuro-psichiatria. E non si può neanche dire che il Governo era
sostenuto da numeri ballerini, vista la consistenza della maggioranza
parlamentare. La verità è che il Nostro, pieno di se e dall’alto della
sua presunzione, ha voluto sfidare gli italiani impegnandosi per oltre
un anno a promuovere una riforma costituzionale bislenca, a proporre
provvedimenti a favore dei suoi amici bancari ed industriali, e ad
elargire mance elettorali che invece di sostenere l’economia l’hanno
depressa.
Per non parlare degli scandali e delle inchieste
giudiziarie di fronte alle quali i reati della prima repubblica
impallidiscono e da considerare furti di merendine.
Non una sola
delle pseudo-riforme e degli interventi di Renzi hanno funzionato, dal
JobsAct, alla Buona Scuola, alla Pubblica Amministrazione, alla RAI,
alla Ricostruzione post-terremoto, agli impianti petroliferi in Lucania,
al sistema bancario , insomma una serie di disastri.
Ora il PD sta
versando in una crisi profonda, ha subito una chiara mutazione genetica
ed i sondaggi lo portano ad oscillare intero al 25%. E’ il capolavoro
renziano.
Parlare del Movimento Cinque Stelle fa tenerezza. Grillo
dopo che nella sua naturale veste di comico, spaccava i computers sui
palcoscenici, responsabili di travisare le idee dei giovani, oggi
ritiene che la Rete rappresenti l’unica verità assoluta e forma avanzata
di democrazia.
Bisognerebbe parlarne con i circa venti milioni di
italiani, non più giovani, che di internet pronunciano solo il nome ,
ovvero a coloro che abitano in montagna, nei borghi sperduti dove il
segnale neanche arriva. La democrazia è partecipazione di tutti e non di
parte della popolazione.
Per correttezza occorre rilevare che molte
delle proteste del movimento hanno un certo senso di verità. Le loro
denunce sono spesso vere non campate in aria. Ma tutto si ferma qui.
Quando si passa dalla protesta alla proposta il meccanismo grillino
s’incaglia. Certamente occorreva dar tempo ai nuovi arrivati della
politica, di prepararsi, di conoscere, di studiare, ma dopo circa cinque
anni dilettanti erano e tali sono restati.
Sarà complicato indicare
un Capo del Governo che sbaglia i congiuntivi, e confonde il Cile con
il Venezuela, ovvero il candidato Ministro degli Esteri che chiede i
vaccini gratuiti che lo sono sempre stati. Per non parlare del disastro
nella gestione delle Amministrazioni locali, che, accantonati gli
aspetti giudiziari, mostrano chiaramente la loro inadeguatezza. Raggi a
Roma e Appendino a Torino non sono in grado di dirigere grandi città.
Dilettanti allo sbaraglio.
Il PD azzoppato, collocato in una
posizione di centro-destra, che attua il programma berlusconiano, nulla
ha più a che fare con la sinistra del nostro Paese. Bisognerà che
qualcuno lo dica anche al PSE , che non pare l’abbiano capito.
Nel
passato circa venti milioni di italiani votavano a sinistra, comunisti,
socialisti, formazioni di sinistra varie. Sono tutti morti? Non lo si
ritiene possibile visto che circa la metà della popolazione si astiene
dal voto. Non votano più Renzi dopo le cocenti delusioni, non votano
certamente Cinque Stelle che sono piuttosto da ascrivere a posizioni di
destra. Allora a sinistra qualcosa non funziona.
Dopo l’eclatante
risultato del Referendum, a cui i Comitati Socialisti per il NO diedero
un contributo importante, sembrava che si muovessero nel Paese gruppi e
partiti che avevano veramente a cuore la ricostruzione di un tessuto
politico di sinistra. Vennero convocate e tenute iniziative pubbliche di
rilievo, al Brancaccio, a Piazza Santi Apostoli e per i Socialisti alla
Bonus Pastor. Una sola invocazione: tutti insieme per una lista
unitaria della sinistra alle Elezioni. Ciò anche in previsione di una
legge elettorale proporzionale. Convergenze, adesioni, manifestazioni
in tutta Italia. Poi il meccanismo si inceppa. Qualcuno si dice più
bravo dell’altro, la rete moderata non accetta le fughe in avanti di
quella estrema, si litiga sul leader futuro ed anche su chi deve essere
citato o deve parlare nelle manifestazioni. La presunzione e l’arroganza
lasciamole a Renzi. Serve da parte di tutti una buona dose di umiltà.
Vecchio vizio della sinistra che si divide prima ancora di unirsi. Una
cosa è certa, non si può essere assenti dalla tenzone elettorale, ognuno
deve essere disponibile a fare qualche passo indietro senza sentirsi
menomato, nessuno deve ritenersi unto dal signore e pretendere ruoli che
si guadagnano sul campo. In Italia vi è una forte domanda politica di
sinistra, purtroppo manca l’offerta. Allora facciamo uno sforzo tutti
insieme, nessuno deve restare indietro , tutti devono poter giocare in
serie A, e solo dopo scopriremo il vero goleador.
I socialisti non possono che giocare in tale squadra e fare la stessa partita.
Non esiste un Partito che si chiama socialista e che può avallare le
scelte scellerate del renzismo. Sarebbe una contraddizione in termini.
Per questo motivo nasce Socialisti in Movimento, un’Associazione e non
un Partito, a cui hanno aderito parte significativa degli iscritti al
PSI e tantissimi militanti sfiduciati ed allontanatisi nel passato.
L’Unità dei Socialisti si può raggiungere su un terreno squisitamente
politico. Chiara collocazione a sinistra, presa di distanza da Renzi e
dal renzismo, ritorno ai fondamentali del Socialismo per riprendere la
lotta in difesa dei ceti meno abbienti e dei lavoratori. Il nuovismo
renziano non ci appartiene, rifare la democrazia cristiana riveduta e
peggiorata non è cosa nostra, il socialismo rappresenta l’ideale più
alto della storia dell’umanità, oggi ritorna ad essere moderno ed
attuale di fronte ai fallimenti dei rottamatori nuovisti che sono sulla
strada del tramonto. Quando si fa politica solo per garantirsi il
seggio per se o per i suoi amici, prima o poi si viene travolti. Senza
ideali non si può fare politica. Per un quarto di secolo gli ideali e le
culture politiche erano state accantonate. Oggi la cultura socialista,
dopo il fallimento delle altre, è l’unica in grado di dare risposte
concrete alla crisi che attanaglia il Paese. Insieme si, ma con una
linea politica chiara, con democrazia interna e trasparenza nei
comportamenti.
Gli egoismi e le furbizie non pagano più, è
superfluo rinvangare gli errori fatti dalle dirigenze nel recente
passato. Riflettiamo insieme per tornare insieme.