AUTODAFÉ. PERCHÈ LA MINISTRA DELL’OPUS DEI NON È BUTTIGLIONE. Il Riformista di venerdì 21 Gennaio 2004
21 gennaio 2005
«We don't do God», rispose Alaistar Cambpell a un giornalista che insisteva un po' troppo sul credo religioso di Tony Blair e sulla sua ventilata conversione al cattolicesimo. Che Campbell non avesse nei modi garbati verso la stampa un suo punto di forza è noto, ma in quell'occasione l'ex spin doctor di Downing Street fece alla perfezione il proprio lavoro: in Gran Bretagna religione e politica devono restare separate, senza deroghe. Non stupisce quindi il terremoto scatenato dalla notizia pubblicata da un tabloid sull'appartenenza del ministro dell'Istruzione, Ruth Kelly, all'Opus Dei, prelatura di strettissima osservanza romano-cattolica. L'attacco, sguaiato quanto basta per non disattendere la regola aurea del giornalismo popolare, scadeva infatti nel complottardo, ponendo in evidenza con toni tardo millenaristici la natura elitaria e segreta, quasi massonica, del movimento. Che fare, quindi? Le sacre norme di Whitehall avrebbero imposto silenzio o quantomeno una risentita indifferenza della Kelly, la quale - invece - è partita lancia in resta rilasciando una dura intervista al Daily Mirror nella quale non solo rivendicava il suo credo e la sua appartenenza all'Opus Dei ma anche e soprattutto il diritto a non essere giudicata per scelte che attengono la sfera personale: «La mia fede non ha nulla a che fare con il mio lavoro di ministro. Giudicatemi come politico, anche criticandomi aspramente, ma non permettetevi di entrare nella mia vita spirituale, una questione personale che non ha rilevanza con il mio dicastero. I sono qui e lo sono da cattolica: but this is not an issue at all». Nonostante anche la compostissima Bbc non abbia perso tempo nel far rilevare come «molti membri dell'Opus Dei pratichino l'auto-mortificazione, attraverso la flagellazione, per ricordare a loro stessi le sofferenze patite da Cristo». Un caso Buttiglione in salsa britannica? Non proprio, visto che a differenza del filosofo, la Kelly non ha mai ostentato la propria fervida fede cattolica come un'icona, restando coerente con il principio in base al quale una cosa è la politica e un'altra le scelte personali. Di più, di fronte a precisa domanda sull'ipotesi che la sua fede possa influire sulle sue scelte di ministro riguardo l'educazione sessuale, la Kelly ha gelato l'interlocutore con un perentorio: «Il governo ha una politica chiara rispetto a quel tema, che tutti voi lo conoscete e il mio ruolo è quello di elevare gli standard scolastici, non di fare proselitismo». Due a uno, palla al centro. Anche se i maligni di Whitehall fanno notare come l'affiliazione all'Opus Dei potrebbe essere solo un alibi di sindacati e hardliner laburisti per colpire la Kelly e il suo piano di aprire ulteriormente ai privati, ai ricchi tycoon e alle aziende il sistema scolastico attraverso le foundation school.
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