ARTICOLO DI FRANCO DALFONSO SUI RIFORMISTI UNITI A MILANO ED IN PADANIA - da Il Riformista del 16 ottobre 2007
19 ottobre 2007
Adesso che le primarie del Pd lombardo sono finite e che il Partito Socialista si è costituito sarà possibile riprendere ad occuparsi di “contenuti” , dopo aver passato mesi a discettare sui contenitori.
A Milano sapevamo e sappiamo che né la risposta del Pd né tantomeno quella del Ps ( cui pure chi scrive aderisce con convinzione) potrà essere risolutiva : la ricostruzione di una sinistra riformista moderna nel capoluogo lombardo , senza la quale – è bene che se ne faccia una ragione anche il sindaco di Roma leader del PD – nessun partito riformista di governo avrà mai credibilità , passa per un chiarimento ed un confronto sulle ragioni delle sconfitte disastrose e per l’individuazione di un chiaro e definito “timone” riformista per la politica milanese.
Ripensare le cause della riduzione della consistenza della sinistra riformista al di sotto del 20% è necessario perché ripetere anche qui l’operazione di cambiare i partiti e mantenere in sella i gruppi dirigenti ed i responsabili del disastro non sarebbe più un errore , ma un esempio di cretinismo politico talmente enorme che mi rifiuto di pensare che dirigenti e militanti del Pd e del Ps lo possano seriamente commettere ancora. Senza dare spazio ai risentimenti ed alle ripicche ormai altrettanto inutili , è bene che club , partiti , individui , associazioni , promuovano occasioni di confronto e ripensamento sulla storia degli ultimi quindici anni di Milano , indispensabili per capire e fare politica da oggi a Milano ed in Lombardia.
Ma senza porre altro tempo in mezzo è necessario anche che ci si confronti sulle scelte e le proposte che una sinistra riformista deve fare per essere minimamente credibile , dopo che un anno di governo Prodi ha ulteriormente contribuito a bruciare in profondità le radici del riformismo socialista e di sinistra a Milano e nell’intero Nord . Senza pretendere di aver in tasca alcuna ricetta miracolosa, basta prendere come spunto solo gli accadimenti degli ultimi tre- quattro giorni per tirar giù una agenda di lavoro valida ed impegnativa per mesi.
Abbiamo appreso dalle colonne del Corriere della Sera, per esempio, che Maurizio Martina , neosegretario lombardo del PD, è d’accordo con le tesi del prof Ichino sulla riforma della PA ; Lanfranco Turci , che ha presentato un ddl di riforma della PA che riprendeva queste stesse tesi , da un’idea nata proprio a Milano in una serata organizzata dal Club Porto-Franco , gli ha scritto chiedendo il suo aiuto ed appoggio per convincere i parlamentari lombardi a sostenerlo in Parlamento , partendo dal dato di fatto che proprio i lombardi del PD , per timore di commettere un reato di leso sindacalismo, si sono distinti per la pratica di resistenza passiva parlamentare sul tema; autorevoli sostenitori di Martina, come il segretario della Camera del lavoro di Milano Rosati , hanno immediatamente smentito che il Pd possa sposare in qualche modo le tesi di Ichino.
Questa questione non può restare irrisolta : Turci , Martina, Rosati, il Pd, il Ps e chiunque si definisca di sinistra riformista devono immediatamente confrontarsi su questo tema e definire una posizione chiara e tradurla in una strategia parlamentare conseguente , dimostrando chiaramente ai cittadini milanesi e lombardi chi vuole una riforma della PA ed agisce di conseguenza e chi si rifugia nelle terre dell’indistinto e del benaltrismo .
Partiamo da questo tema come potremmo partire dalla questione del federalismo fiscale : che abbiamo da dire e da proporre rispetto ad una Finanziaria che per dare un segno di riduzione delle tasse parte proprio dall’unica entrata fiscale in mano ai Comuni , invece di occuparsi di una delle altre 111 (centoundici ) imposte e tasse direttamente gestite dal Governo centrale ?
Così come potremmo partire da un serio dibattito sull’accordo sul welfare , che utilizza 40 miliardi di euro nei prossimi cinque anni per mandare in pensione 150-200 mila lavoratori con due anni di anticipo aumentando i contributi a carico dei lavoratori autonomi , che in Lombardia sono in maggioranza quel popolo della flessibilità scelta e non subita che sempre il segretario regionale del PD ha evocato in termini positivi al momento di candidarsi alla prestigiosa carica , nell’imbarazzato silenzio dei soliti buroparlamentari , allora Ds e Margherita, in perenne attesa di farsi dettare la linea da qualcun altro .
E , visto che ci siamo, potremmo discutere del dissennato provvedimento di distribuzione a pioggia di 2 miliardi di euro una tantum agli “incapienti” , nel più perfetto stile di governo democristiano che fu, che non avrà nessun effettivo impatto sulla condizione di nessuno , preso nello stesso momento nel quale si nega, per esempio , l’equiparazione della pensione di invalidità civile agli inabili al lavoro, ferma da anni a 242 euro al mese ( 8 euro al giorno ! ) , alla pensione sociale mimima , oggi di 545 euro al mese , che costerebbe 1,2 miliardi di euro. Una sinistra riformista degna di questo nome non svilisce la propria azione in pratiche di clientelismo che poi nemmeno è capace di tradurre in vantaggio elettorale , e sapere come la pensano su questi temi quelli che si definiscono riformisti in Lombardia non è un capriccio , è essenziale per misurare il valore dei propri gruppi dirigenti.
Se qualcuno sfuggirà a questo confronto, sarà un segnale a morte del rinnovamento della sinistra milanese e la dimostrazione che il leader , o presunti tale, sono ancora alla ricerca di titoli sui giornali e non al lavoro per tornare al governo dei nostri territori.