APPUNTI SULLA SINISTRA di Roberto Biscardini

08 febbraio 2015

APPUNTI SULLA SINISTRA di Roberto Biscardini

Alla presentazione del libro " Storia d'Italia tra Imprevisto e Previsioni" di Giorgio Galli. Mi scuso con tutti e in particolare con Galli per non essere con voi, ma sono alle prese con le votazioni di uno statuto, quello della Città metropolitana, istituzione di cui ancora nessuno ha ben capito quale caratteristiche dovrà avere e che rischia comunque di nascere morta per gli effetti concreti e devastanti della prossima Legge di Stabilità. Questo ultimo libro di Giorgio Galli è di straordinario interessi per tutti, per chi fa politica , per chi vuole capire cosa sta succedendo in questo paese. Per chi ancora si domanda cosa è successo negli ultimi decenni e perché. Perchè la crisi economica e sociale, sia così pesantemente aggravata da una crisi istituzionale, diventata sistemica, al punto da mettere in discussione complessivamente non solo la credibilità e il ruolo della politica. Perchè la politica faccia ormai sostanzialmente schifo. E' un libro colmo di riferimenti e di rimandi alla storia d'Italia degli ultimi 150 anni. Un libro affascinante che va studiato e approfondito, sia nei suoi aspetti sintetici come in quelli più analitici. Per parte mia posso cercare di concentrare in breve l'attenzione su una domanda che giro nuovamente a Giorgio Galli. Perchè ci sentiamo sommersi dalle macerie della seconda repubblica? Perchè la seconda repubblica sembra aver travolto i presupposti sulla quale si è andata fondando? Perché nella seconda repubblica sembrano essersi consumate tutte le speranze che erano state esplicitate con così tanta chiarezza dai suoi fondatori e quindi le speranze di cambiamento che avevano accomunato sia la destra che la sinistra? Chi avrà la forza di spiegare cosa è successo e di individuare con chiarezza gli errori che sono stati commessi, può sperare di essere credibile e di avviare successo in futuro. Un futuro positivo per se e per il paese. Chi continua a non credere che siano stati commessi dei gravi errori fin dall'origine, che non c'erano nel DNA della seconda repubblica tutti i germi del disastro a cui stiamo assistendo, continuerà a perdere e lascerà spazio alla delusione e alla rabbia, che sfocerà ancora di più di quanto già non accade, inevitabilmente nel circolo devastante della disaffezione, dell'astensione e della antipolitica e forse nella ribellione. E ciò vale soprattutto per la sinistra. Finchè la sinistra non avrà la forze di ammettere di aver fondato le sue prospettive di vittoria sul calcolo sbagliato che bastava cavalcare populismo, giustizialismo, bipolarismo senza democrazia e personalizzazione, continuerà a perdere e non costruirà soprattutto i presupposti di una politica diversa e distinta dalla destra. Oggi la sinistra non c'è. Al pari di quanto sia notevolmente in difficoltà la destra, Perchè hanno entrambe sono state i padri legittimi della seconda repubblica che ha fatto del populismo la sua essenza fondante. Ma parafrasando Nenni, potremmo dire che c'è sempre un populista più populista di te, e così la rinuncia ad una cultura di governo che contasse, anziché sulla distruzione delle istituzioni e dei partiti, sulla loro capacità contemporaneamente di trasformazione e rafforzamento, continuerà a produrre solo antipolitica, insieme a formazioni di volta in volta sempre più populiste sia di destra che di sinistra. E dentro questo circolo vizioso, la politica si è continuamente sempre più indebolita, prima cedendo al potere giudiziario poi a quello mediatico e sempre più a quello a quello economico e finanziario. Quindi la sintesi è che agli occhi dei cittadini la politica non serve più, incapace e inutile, quindi assurdamente costosa e insieme improduttiva, può essere buttata via, distrutta dalla macerie che essa stessa ha prodotto. Sotto il peso dell'armamentario falso e ipocrita della governabilità, della semplificazione e rottamazione delle istituzioni parlamentari e dei corpi intermedi, riduzione dei poteri di controllo, riduzione degli spazi di democrazia diretta e rappresentativa, (si veda in proposito la falsa fine del Senato, la falsa fine delle province, il disastro e gli effetti disastrosi delle elezioni dirette dei sindaci e dei presidenti delle regioni, con il contemporaneo nuovo centralismo statale che Renzi interpreta benissimo). Lo Stato è in una crisi profonda e invece di porsi il problema di come rigenerarlo, non c'è da meravigliarsi se presto qualcuno, Renzi stesso, non possa proporre il superamento delle regioni stesse e persino dei comuni. Questo è il punto: da che parte ripartire per invertire la tendenza? Chi riuscirà ad essere convincente e spiegherà semplicemente agli italiani insieme alle cause del disastro anche il rimedio semplice da cui partire, vincerà le prossime battaglie. Roberto Biscardini

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