APPRODI di Alberto Benzoni, 24 giugno 2018
24 giugno 2018
Certo di fare cosa gradita a tutti e soprattutto a me
stesso, mi ero ripromesso di non scrivere più di cose socialiste (nel senso di
cose che abbiano a che fare con la nostra misera storia presente). Ma mi vedo
costretto a rompere, spero per l'ultima volta, il mio silenzio. Per commentare
l'ultimo post di Mauro Del Bue.
Il Nostro è, in tutti i sensi, un galantuomo e una persona intellettualmente
rispettabile; ma rappresenta, in sommo grado, quella malattia sociale tipica dei socialisti, che porta a scambiare i propri
desideri con la realtà; o, più esattamente, a dare corpo ai fantasmi.
Così ci annuncia (già vediamo i tasti del computer
tremare per l'emozione) il prossimo lieto evento, tappa decisiva della nostra
immancabile rinascita. Il 27 giugno, a Napoli, "approderemo al
riformismo": ad assisterci sulla riva, pronubi e garanti del lieto evento,
non solo illustri personalità locali come Caldoro e Maraio ma antiche vestali
del riformismo socialista, quali Stefania Craxi e Alessandro Battilocchio.
Presente, non sappiamo bene se nella veste di
capitano della nave o di capo del comitato di accoglienza, Riccardo Nencini.
E qui sorgono spontanee alcune domande.
La prima riguarda l'"approdo". Se siamo
approdati al riformismo dove eravamo prima? Socialisti e basta? Estremisti
senza saperlo? Un quesito che, giratela come volete, ha una sola risposta: che
"riformismo" è una parola vuota, una chiave universale che apre la
porta sul nulla.; tanto da poter essere usata da tutti senza che ne nessuno se
ne accorga.
Da questo punto i dubbio sulla collocazione di
Nencini (a terra per accogliere i naufraghi o capitano coraggioso del percorso
verso il riformismo) si risolve da sé: quando sei tu stesso ad incarnare il
principio di realtà, puoi essere tutto e il contrario di tutto (oppure niente e
il contrario di niente).
Rimangono da capire il ruolo o meglio i titoli dei
due padrini.
Stefania Craxi sarà sicuramente riformista (se
"todos caballeros", anche lei "caballera") ma ha posto,
indefettibilmente, la sua intelligenza e il suo grande temperamento a
contrastare duramente ed aspramente, qualsiasi tentativo di ricostruzione di
una forza socialista all'interno della sinistra. In quanto a Battilocchio, uomo
di "forte radicamento territoriale", questo ha avuto il merito,
indubbio, di essere transitato in liste che vanno da Fi alla sinistra radicale;
ma anche di avere ferito a morte, facendosi eleggere da De Michelis per
sconfiggere Signorile nel 2004,
l'unico tentativo serio di costruire una forza
socialista indipendente dai due blocchi.
Ecco, allora, ecco il senso dell'approdo: dal
socialismo al riformismo. E cioè da una parola che obbliga e imbarazza chi la
porta verso un nulla indistinto chiamato "riformismo".
Liberi noi di piangerci o di riderci sopra; ma
scambiare questo miserevole evento come l'approdo verso luminosi destini,
questo proprio no.